Mangiamo troppo e male...!
non riusciamo più ad assumere quotidianamente tutte le sostanze nutrizionali che il nostro corpo ha bisogno
a causa delle nostre nuove abitudini della vita moderna =.....
stress e fretta
mancanza di tempo per cucinare
mancanza di tempo per mangiare
abitudini alimentari errate
produzione industriale degli alimenti
cibi preconfezionali, in scatola... precotti
fast-food,
microonde
l'uso ed abuso di farmaci
inquinamento
ci ritroviamo con una alimentazione squilibrata
carenze di sostanze importanti
eccessi di sostanze nocive
Non riusciamo a mangiare come il nostro corpo richiederebbe (come gli esperti raccomandano)
mangiare 4 a 5 volte al giorno
la colazione è il pasto principale
25 gr di fibre ogni giorno
bere 2 litri di acqua ogni giorno
7 porzioni di frutta e verdura freschi ogni giorno
pesce fresco 2 volte alla settimana
Le nostre abitudini alimentari (cucina mediterranea)
Gli italiani (Ticino incluso) hanno un rapporto assai contraddittorio con l'alimentazione: da un lato, infatti, amano mangiare e bere bene come pochi altri popoli al mondo; dall'altro lato, spesso questo amore si trasforma in eccessi, con conseguenze assai negative. Ecco qualche dato, riferito ai nostri connazionali tra i 18 e i 79 anni di età, che sono circa 46 milioni di adulti:
- Più di un terzo della popolazione (15.8 milioni) lamenta valori ponderali troppo elevati
- Di più, il 37% (come a dire 17.0 milioni) sostengono allegramente di sapere benissimo quel che dovrebbero mangiare ma non riescono a resistere alle tentazioni.
- Quasi 10 milioni di adulti hanno ricevuto il consiglio da un medico (di famiglia o specialista) di seguire un più valido regime alimentare.
- In concreto gli italiani mangiano troppo poca frutta, verdura, proteine, vitamine e sali minerali mangiando, invece, troppa pasta, pane e dolci.
Eppure, sulla carta il 73% della popolazione si mostra favorevole ad un' alimentazione sana ed equilibrata.
Il problema è dunque che, nel nostro Paese, l'ormai diffusa conoscenza dei benefici di una corretta alimentazione sulla salute resta ampiamente sulla carta. Emerge l'insufficiente ottemperanza dei nostri connazionali ai dettami che stanno alla base dello stile di vita 'ideale'.
Insomma, si osserva che il 39% degli italiani vive irresponsabilmente, il 44% in modo non salutare, il31% con uno stile alimentare catastrofico.
Le contraddizioni evidenziate dallo studio condotto da Astra Ricerche danno forza all'impegno e alla filosofia di Herbalife, da sempre rivolta ad una nutrizione sana e bilanciata, integrata con vitamine, proteine, minerali e affiancata da una regolare attività fisica.
Considerati i dati emersi, non sorprende, a questo punto, che un gran numero di italiani anzituttoconosca gli integratori alimentari e i prodotti sostitutivi dei pasti (ciò avviene per l'85% degli adulti) e poi che li consideri validi e in molti casi assolutamente indispensabili. In particolare, 16.8 milioni di nostri connazionali sono certi che il consumo degli integratori e/o dei prodotti ipocalorici sostitutivi dei pasti serva quando si soffre di carenza di certe vitamine o di taluni sali minerali: 14.4 milioni quando si ha un'alimentazione 'sballata'; 9.1 milioni quando si vive una vita stressante.
Una conferma viene dai dati sul consumo di tali categorie di prodotto: 9 milioni di italiani vi hanno fatto ricorso nell'ultimo anno e questo fenomeno pare destinato a crescere, dal momento che ben 13.7 milioni prevedono - con certezza o con buona probabilità - di consumare nei prossimi tre anni integratori alimentari e/o prodotti ipocalorici sostitutivi dei pasti.
In conclusione, sono proprio i limiti sia dell'alimentazione, sia - più in generale - del complessivo stile di vita degli italiani a richiedere, come in molti altri Paesi avanzati, un crescente ricorso a prodotti industriali, purché garantiti da una seria ricerca e da autorità che ne certifichino l'utilità e la sicurezza.
Certo, se il mondo fosse perfetto, se non esistesse lo stress del vivere, se fossimo tutti bravissimi nel coniugare piaceri e doveri, se..., se..., se... allora, senza dubbio, non avremmo bisogno né di integratori né di sostituti equilibrati e intelligenti dei pasti quotidiani.
Ma il mondo non è ideale, la vita è faticosa, i ritmi sono frenetici, manca il tempo, molti di noi esagerano a tavola (e non solo), ragion per cui, si avverte l'esigenza di ricorrere a prodotti che possano, in maniera corretta ed equilibrata, sopperire alle carenze anche alimentari degli individui e garantirne comunque il benessere.
Herbalife offre soluzioni nutrizionali adatte ad ogni età e stile di vita: prodotti per il controllo del peso e integratori alimentari che svolgono un'azione benefica su funzioni specifiche dell'organismo (quali il sitema immunitario, digestivo, cardiovascolare).
I prodotti Herbalife, le cui formulazioni sono basate su una ricerca scientifica all'avanguardia, sono concepiti per rispondere a specifiche esigenze di benessere.
Fonte: Ricerca condotta da Astra Ricerche
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Herbalife : una sana nutrizione, naturale, completa ed equilibrata che contribuisce in modo determinante a rafforzare il sistema immunitario per un migliore benessere
LA RICERCA
L’alta propensione degli italiani verso la ricerca del benessere fisico si manifesta anche nel ruolo assunto dagli integratori alimentari nella dieta quotidiana. L’Italia, oltre ad essere l’indiscussa portabandiera della qualità alimentare, è diventata la principale utilizzatrice d’integratori alimentari nell’Europa Occidentale. Un trend in continua espansione, come dimostrato anche dalle recenti rilevazioni sui consumi degli italiani nel 2014 effettuate sia da Nielsen e da Federfarma. Inoltre, secondo i dati della ricerca condotta da GFK Eurisko per Federsalus, nell’ultimo anno 4 italiani su 5 hanno usato almeno una volta gli integratori. Complessivamente, rispetto al 2012 i consumi di integratori sono aumentati del 15%. I risultati di Herbalife confermano i trend di crescita in atto a livello globale: nel 2014 l’azienda ha fatturato quasi 5 miliardi di dollari (4.958 milioni), con una crescita del 2,7% rispetto al 2013.
Questa peculiarità e leadership italiana trova rappresentazione a Expo 2015 nello spazio espositivo di Herbalife, leader mondiale della nutrizione presente in oltre 90 Paesi. Con i propri prodotti di elevata qualità, Herbalife contribuisce alla promozione di uno stile di vita sano e attivo, ideando integratori a supporto di nutrizione, controllo del peso, sport e cura della persona. Nello spazio espositivo di Herbalife, collocato nel padiglione "CIBUSèITALIA", si entra in contatto con una dimensione professionale basata sulla ricerca scientifica e sui più alti standard qualitativi mondiali per la produzione d’integratori. Expo 2015 è l’occasione per capire come, in soli 35 anni, Herbalife ha ottenuto la fiducia e il consenso di milioni di persone impegnate nel conseguimento di un livello di benessere superiore.
Ancora prima della fase produttiva, Herbalife dedica grande cura alla creazione di nuovi prodotti per soddisfare le esigenze sempre più sofisticate di consumatori in costante evoluzione. Herbalife è infatti da sempre impegnata nella realizzazione di prodotti innovativi, all'avanguardia nella scienza e nella nutrizione, e sicuri sotto ogni profilo. E’ importante ricordare che nel 2014 Herbalife ha investito più di 150 milioni di dollari in scienza e qualità. Le formulazioni dei prodotti per il controllo del peso, degli integratori alimentari e dei cosmetici Herbalife sono sviluppate e calibrate da un team di specialisti, tra cui spicca il Premio Nobel Louis Ignarro, che applicano le evidenze scientifiche più avanzate del settore. Infine, l'aspetto produttivo e industriale è affidato a qualificati fornitori internazionali. Herbalife ha contribuito ad Expo 2015 anche favorendo la partecipazione di esperti che sono intervenuti nella VI edizione di Pianeta Nutrizione & Integrazione, storico congresso scientifico organizzato occasionalmente quest’anno a Milano in concomitanza con EXPO dal 25 al 27 giugno, documentando lo stato dell’arte nel settore degli integratori alimentari.
ll 75% della popolazione ha probleimi di salute causati dalla cattiva alimentazione
La maggior parte delle malattie deriva da una cattiva nutrizione. Si può prevenirle senza l'uso di farmaci, semplicemente irrobustendo il nostro sistema immunitario. Scopri come!
HERBALIFE vi propone una soluzione nutrizionale completa, equilibrata e naturale -di origine vegetale- per una sana e corretta nutrizione. Consigliamo di preparare i prodotti Herbalife (frullato FORMULA1, shake) semplicemente con acqua.
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FORMULA1 contiene tutti i nutrienti necessari al corpo umano: vitamine, minerali, aminoacidi essenziali, enzimi, fibre... con solo 220 kcal e rappresenta un pasto completo che vi farà affrontare la giornata con tutta l'energia e la vitalità necessari.
Provare per credere!
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MISSIONE: NUTRIZIONE ! < guarda video > Da sempre Herbalife sviluppa soluzioni che, unite ad un corretto stile di vita, mirano a fornire una nutrizione ottimale all'organismo. Tre sono le cose necessarie per gettare la base di un benessere duraturo:
Avere un'alimentazione corretta e varia, bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno e dedicare del tempo all'attività fisica sono pilastri per la nostra salute.
SEI QUELLO CHE MANGI ! Sono moltissimi i fattori che tolgono preziosi nutrienti al corpo privandolo di vitalità e forma fisica. I cibi sulle nostre tavole risultano sempre più poveri di nutrienti. Ecco alcuni dei motivi principali:
Se a questo aggiungiamo uno stile di vita sedentario, il fumo, l'abuso di alcol o farmaci, pasti veloci o in mense e locali è facile capire come mai a volte non ci sentiamo al massimo dell'energia. Ecco la situazione in cui ci troviamo: Herbalife è Nutrizione cellulare.... "Food for Life" oppure "Food for health" il cibo come portatore di salute
Per assicurarti una corretta nutrizione di base, affidati con sicurezza ai prodotti Herbalife. Sono studiati da nutrizionisti di fama mondiale per essere inseriti in maniera semplice nelle tue abitudini quotidiane, per migliorare e completare la qualità della nostra nutrizione. Tutto questo sempre accompagnato da un supporto e un'assistenza personalizzata del proprio distributore.
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Disciplina che studia le proprietà e le modalità di assimilazione da parte dell'organismo delle sostanze nutritive, ossia di quelle sostanze che, all'interno del corpo, subiscono trasformazioni molto complesse e forniscono a esso energia ed elementi utili alla sua crescita, riparazione e mantenimento. La necessità di procurarsi alimenti dall'ambiente esterno è comune all'uomo e a tutti gli organismi che vengono definiti eterotrofi, i quali non sono in grado di sintetizzare composti organici, da utilizzare successivamente, come invece fanno gli organismi autotrofi.
Le sostanze nutritive vengono ingerite e demolite nelle loro componenti più semplici nell'apparato digerente; sono poi assorbite a livello dell'intestino, e passano nel sangue, dal quale vengono distribuite a tutte le cellule. All'interno di ciascuna cellula, in base alle caratteristiche di questa e a particolari esigenze dell'organismo (ad esempio, necessità di una grande quantità di energia per lo svolgimento di un'intensa attività fisica oppure necessità di costruire rapidamente molte strutture corporee in un bambino in crescita), le sostanze nutritive vengono coinvolte in una serie di reazioni chimiche che, nel loro complesso, prendono il nome di metabolismo. In particolare, i processi di respirazione cellulare permettono alla cellule di sintetizzare molecole di adenosina trifosfato (ATP) in cui viene immagazzinata energia.
La comprensione del ruolo di ciascun nutriente nelle funzioni corporee non è ancora completa, ma, in generale, è chiaro che solo un'alimentazione il più possibile varia e che preveda la quotidiana introduzione di tutti i tipi di sostanze nutritive permette lo sviluppo armonico dell'organismo e il mantenimento di condizioni di salute buone. Infatti, condizioni di malnutrizione, in cui vi è un apporto insufficiente o sbilanciato di nutrienti, possono facilitare l'insorgenza di patologie, non soltanto in modo diretto, a causa degli squilibri organici che esse creano, ma anche in modo indiretto, perché la debilitazione dell'organismo comporta una minore efficienza del sistema immunitario e, quindi, la minore capacità di reazione di questo agli agenti infettivi.
Alcune istituzioni sovranazionali, come l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), insieme ai governi dei singoli paesi, stanno cercando di stabilire direttive nutrizionali volte a proteggere, con un'alimentazione maggiormente equilibrata, la salute della popolazione .
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I nutrienti sono sostanze classificate, in base a precise caratteristiche chimiche, in cinque grandi gruppi: acqua, proteine, carboidrati, lipidi, vitamine e sali minerali. All'interno di essi sono stati individuati circa 50 nutrienti chiamati essenziali, perché risultano fondamentali per lo svolgimenti dei processi di crescita e per la salute dell'organismo; essi comprendono l'acqua, alcuni amminoacidi (costituenti delle proteine), le vitamine e i sali minerali. I carboidrati non rientrano tra i nutrienti essenziali perché, pur essendo un'importante fonte di energia per l'organismo, possono essere sostituiti in questo ruolo dalle proteine.
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LE VITAMINE
Vitamine alimentari (tabella) ---------- HERBALIFE: NUTRIRSI BENE PER SENTIRSI MEGLIO --------------------------- HERBALIFE: nutrizione sana, completa ed equilibrata. -------------------- RICHIEDI UNA CONSULENZA GRATUITA ------------------------------------
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I minerali sono sostanze inorganiche necessarie a numerose funzioni dell'organismo, come la formazione dei tessuti, le reazioni enzimatiche, la contrazione muscolare, la trasmissione degli impulsi nervosi e la coagulazione del sangue. Questi nutrienti, che devono essere tutti assunti con l'alimentazione, vengono suddivisi in due classi: quella dei macroelementi, a cui appartengono calcio, cloro, fosforo, magnesio, potassio, sodio e zolfo, e quella degli oligoelementi, contenuti in quantità sufficiente nella maggior parte degli alimenti e, benché presenti in traccia nell'organismo, indispensabili al mantenimento di una buona salute; tra questi cromo, ferro, fluoro, iodio, manganese, molibdeno, rame, selenio e zinco.
Il calcio è necessario allo sviluppo delle ossa e al mantenimento della loro integrità; inoltre, contribuisce alla regolazione dell'eccitabilità delle cellule nervose e alla contrazione muscolare. Il 90% circa del calcio si trova nelle ossa, da cui può essere riassorbito nel sangue e negli altri tessuti. La principale fonte di calcio è rappresentata dal latte e dai suoi derivati. Il fosforo, presente anch'esso in molti alimenti e, soprattutto, nel latte e nel pesce, insieme al calcio è un importante costituente di ossa e denti; inoltre, svolge un ruolo importante nel metabolismo energetico delle cellule.
Il magnesio, presente in moltissimi alimenti, è indispensabile per il metabolismo del corpo umano ed è importante per il mantenimento del potenziale elettrico delle cellule nervose e muscolari. Nei soggetti malnutriti e negli alcolisti, la carenza di magnesio può provocare tremori e convulsioni. La fonte maggiore di sodio è costituita dal sale da cucina, con cui vengono normalmente insaporiti i cibi; esso è, inoltre, presente in piccole quantità nella maggior parte degli alimenti al naturale. Il sodio, che ha azione di ritenzione dei liquidi, contribuisce anche a regolare l'idratazione dei tessuti, ma se presente in eccesso può provocare edema e ipertensione.
Il ferro viene utilizzato nella costruzione dell'emoglobina, una proteina localizzata nei globuli rossi e responsabile del trasporto dell'ossigeno all'interno dell'organismo, mediante il sangue; la sua carenza provoca anemia. Il ferro si trova nelle carni, soprattutto rosse, e nelle uova, nei legumi e nelle foglie di alcuni ortaggi, come gli spinaci. Il ferro alimentare è più facilmente assimilabile dall'organismo se abbinato a vitamina C (è buona abitudine, pertanto, condire gli spinaci con limone). Il fluoro, che si trova nel pesce, nel riso, nel tè e nel caffè, viene conservato soprattutto nei denti e nelle ossa ed è fondamentale per la crescita; i fluoruri, una categoria di suoi composti, prevengono la demineralizzazione delle ossa. Lo iodio, presente negli alimenti di origine marina, interviene nella sintesi degli ormoni tiroidei; un suo deficit può provocare il gozzo. Il rame, che si trova nei semi di diverse piante e nei molluschi, è un componente di molti enzimi e proteine del sangue, del cervello e del fegato. Lo zinco, presente nelle carni, nei pesci, nelle uova e nei latticini, riveste anch'esso una funzione importante nella formazione di alcuni enzimi e un ruolo determinante per la crescita.
Sali minerali (tabella)
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HERBALIFE: nutrizione sana, completa ed equilibrata.
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Herbalife : una nutrizione naturale, equilibrata e sana che contribuisce in modo determinante a rafforzare il sistema immunitario per un migliore benessere
Protein in 100g | Half-Breast (306g) | Protein to Calorie Ratio |
30g | 92g | 1g protein per 4.5 calories |
#2: Fish (Tuna, Salmon, Halibut)
Protein in 100g | 3oz Fillet (85g) | Protein to Calorie Ratio |
26g | 22g | 1g protein per 4.5 calories |
#3: Cheese (Non-fat Mozzarella)
Protein in 100g | 1oz Slice (28g) | Protein to Calorie Ratio |
32g | 9g | 1g protein per 4.7 calories |
#4: Pork Loin (Chops)
Protein in 100g | 1 Chop (134g,~5oz) | Protein to Calorie Ratio |
25g | 33g | 1g protein per 5.2 calories |
#5: Lean Beef and Veal (Low Fat)
Protein in 100g | 3oz Slice (85g) | Protein to Calorie Ratio |
36g | 31g | 1g protein per 5.3 calories |
#6: Tofu
Protein in 100g | 3oz Slice (85g) | Protein to Calorie Ratio |
7g | 6g | 1g protein per 7.4 calories |
#7: Beans (Mature Soy Beans)
Protein in 100g | 1 cup (172g) | Protein to Calorie Ratio |
17g | 29g | 1g protein per 10.4 calories |
#8: Eggs (Especially Egg Whites)
Protein in 100g | 1 Large Egg (50g) | Protein to Calorie Ratio |
13g | 6g | 1g protein per 12 calories |
#9: Yogurt, Milk, and Soymilk
Protein in 100g | 1 cup (245g) | Protein to Calorie Ratio |
6g | 14g | 1g protein per 18 calories |
#10: Nuts and Seeds (Pumpkin, Squash, and Watermelon Seeds, Peanuts, Almonds)
Protein in 100g | 1 Ounce (28g) | Protein to Calorie Ratio |
33g | 9g | 1g protein per 15.8 calories |
Protein per 100 grams | Calories | Protein(g) per Calorie | |
Unsweetened Dry Gelatin | 86 grams | 335 calories | 1g per 3.9cal |
Egg White Powder | 82 grams | 376 calories | 1g to 4.6cal |
Soy Protein Isolate | 81 grams | 338 calories | 1g to 4.2cal |
Vital Wheat Gluten | 75 grams | 370 calories | 1g to 4.9cal |
Spirulina (Dried Seaweed) | 58 grams | 290 calories | 1g to 5cal |
De-fatted Peanut Flour | 52 grams | 327 calories | 1g to 6.3cal |
Low-fat Sunflower Seed Flour | 48 grams | 326 calories | 1g to 6.8cal |
Low-fat Soy Flour | 47 grams | 372 calories | 1g to 7.9cal |
Non-fat Milk Powder | 36 grams | 362 calories | 1g to 10cal |
Dried Whey | 13 grams | 353 calories | 1g to 27.2cal |
#1: Spirulina (Buy from Amazon.com) | 58g per 100 grams | 4g per tablespoon (7 grams) | 1g protein per 5 calories | Click to see complete nutrition facts for Spirulina |
#2: Parmesan Cheese | 42g per 100 grams | 2g per tablespoon (5 grams) | 1g protein per 11 calories | Click to see complete nutrition facts for Parmesan Cheese |
#3: Dry Roasted Soy Beans | 40g per 100 grams | 68g per cup (172 grams) | 1g protein per 11.3 calories | Click to see complete nutrition facts for Dry Roasted Soybeans |
#4: Lean Veal and Beef | 37g per 100 grams | 31g per 3 ounce serving (85 grams) | 1g protein per 5.5 calories | Click to see complete nutrition facts for Lean Veal |
#5: Lamb (Shoulder) | 36g per 100 grams | 20g per chop (55 grams) | 1g protein per 7.9 calories | Click to see complete nutrition facts for Lamb Shoulder |
#6: Chicken and Turkey Breast | 33g per 100 grams | 58g in a chicken breast (172 grams) | 1g protein per 5.6 calories | Click to see complete nutrition facts for Dried Cod |
#7: Squash and Pumpkin Seeds | 33g per 100 grams | 9g per ounce (28 grams) | 1g protein per 15.8 calories | Click to see complete nutrition facts for Squash and Pumpkin Seeds |
#8: Non-fat Mozzarella | 32g per 100 grams | 36g per cup shredded (113 grams) | 1g protein per 4.7 calories | Click to see complete nutrition facts for Non-fat Mozzarella |
#9: Fish (Tuna) | 30g per 100 grams | 26g per 3 ounce serving (85 grams) | 1g protein per 4.6 calories | Click to see complete nutrition facts for Tuna Fish |
#10: Pork Loin (Chops) | 30g per 100 grams | 23g per chop (78 grams, ~3oz) | 1g protein per 9.2 calories | Click to see complete nutrition facts for Pork Chops |
Un adeguato apporto proteico è molto importante per ridurre la perdita la massa muscolare che si verifica con il passare degli anni e quando si parla di proteine in questo contesto viene naturale pensare a quelle di origine animale e quindi soprattutto alla carne. Ma le proteine vegetali possono avere anch’esse un ruolo protettivo? Stando ad uno studio condotto in Cina e recentemente pubblicato su The Journal of Nutrition Health and Aging la risposta sembra affermativa. In questo studio, analizzando i consumi proteici di 2.726 persone, di età pari o superiore a 65 anni, che sono state poi seguite per 4 anni, i ricercatori hanno osservato che la perdita di massa muscolare a livello degli arti era minore in chi aveva consumi più elevati di proteine vegetali rispetto a chi aveva consumi più bassi. Non si è invece rilevata nessuna associazione tra conservazione di massa muscolare e consumo totale di proteine o di proteine di origine animale.
«L’aspetto più interessante di questa ricerca - commenta Paola Palestini, professore di biochimica e coordinatore della Scuola di specializzazione in Scienza dell’alimentazione dell’Università Milano Bicocca - è che mette l’accento sulle proteine vegetali, spesso sottovalutate. Le considerazioni che potremmo fare sono essenzialmente due. La prima riguarda il tipo di proteine vegetali utilizzate per questo studio. I cinesi consumano molta soia e prodotti a base di soia, le cui proteine sono di particolare valore biologico perché contengono una buona percentuale di aminoacidi essenziali, quelli che devono necessariamente essere assunti con la dieta. In caso di carenza di questi aminoacidi, l’organismo non può “costruire” le proteine di cui ha bisogno, comprese quelle muscolari. La seconda considerazione riguarda la presenza, nei vegetali, di altri fattori (come antiossidanti, vitamine, microelementi) che potrebbero avere un ruolo nel preservare la massa muscolare». «Non dimentichiamo, comunque - prosegue Palestini -, che si tratta di ipotesi da confermare, anche perché studi precedenti supportano l’effetto positivo delle proteine animali - che sono le più complete dal punto di vista della composizione in aminoacidi essenziali - nel preservare la massa muscolare».
Visto che la soia è una fonte proteica così valida, non sarebbe allora opportuno per tutti introdurla nella dieta abituale? «La soia è effettivamente l’alimento di origine vegetale con qualità proteiche più vicine a quelle della carne - risponde Laura Rossi, ricercatore del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura -, non fa però parte della nostra tradizione gastronomica. Una frequenza di consumo indicativa per chi volesse cominciare ad introdurre la soia nella propria dieta, potrebbe essere una volta alla settimana, al posto di altre fonti proteiche animali, come la carne oppure il formaggio. «Non dimentichiamo, però - conclude Rossi -, che anche alimenti più mediterranei come fagioli, ceci, lenticchie possono contribuire a soddisfare i nostri bisogni proteici e quindi anche a ridimensionare i consumi di alimenti di origine animale, se troppo elevati».
HERBALIFE ofre tutta la sua gamma di Sostituto del pasto a base di proteine vegetai della soia, con tutti i vantaggi e benefici
TABELLA PROTEICA ALIMENTI
Proteine (g/100g p.e.)
DIVISA PER ALIMENTI
GLI ALIMENTI |
Gli alimenti nel loro complesso possono essere classificati, secondo un criterio merceologico, in: cereali; legumi; tuberi e radici amidacee; frutta e verdura; carne, pesce e uova; latte e latticini; grassi e oli; zuccheri, conserve e sciroppi. I cereali, che comprendono, tra gli altri, frumento, riso, mais, miglio, sono alimenti ricchi di amido e rappresentano una fonte di energia immediatamente disponibile. La concentrazione di proteine all'interno dei cereali non è elevata e quindi, in una dieta bilanciata, è necessario assumere anche altri alimenti più ricchi di proteine, per poter disporre di tutti gli amminoacidi essenziali. La farina bianca di frumento e il riso brillato, rispetto ai cereali integrali, sono meno ricchi di fibre, vitamine e minerali.
Tra i legumi si trovano fagioli, piselli, lenticchie, granaglie, arachidi, ricchi sia di amido sia di proteine. Abbinati ai cereali, costituiscono una dieta equilibrata e relativamente economica. A tuberi e radici particolarmente ricchi in amidi, vitamine e minerali, appartengono diverse varietà di patate, patate dolci, tapioca.
La frutta e gli ortaggi costituiscono una fonte di minerali e vitamine non presenti nelle diete a base di cereali: la vitamina C, ad esempio, è particolarmente concentrata negli agrumi; la vitamina A è ricavata dal carotene delle verdure a foglia verde e dalle carote. Frutta e ortaggi, inoltre, sono particolarmente ricchi di fibre, utili a facilitare il passaggio del cibo lungo il tubo digerente, e di vitamine idrosolubili, che è preferibile assumere da alimenti freschi, crudi più che cotti, poiché la loro struttura chimica viene facilmente degradata da trattamenti quali la cottura o la surgelazione (vedi Trattamento e conservazione degli alimenti).
La carne, il pesce e le uova forniscono tutti gli amminoacidi essenziali, necessari all'organismo per soddisfare il fabbisogno proteico. In genere, la carne contiene circa il 20% di proteine, il 20% di grassi e il 60% di acqua. Nelle interiora si trovano, invece, soprattutto vitamine e minerali. I pesci sono ricchi di proteine e, in certi casi, di oli particolarmente concentrati in vitamina D e A. Il latte e i latticini (formaggio, yogurt, gelati, panna, fiocchi di latte) sono tutti ben noti per la loro abbondanza di calcio, fosforo e proteine. Il latte è ricco anche di vitamine, che tuttavia perde in parte in seguito al processo di pastorizzazione. Il latte è un alimento completo per i primi mesi di vita del neonato e continua a rivestire un ruolo molto importante per tutta la crescita; negli adulti non va assunto in quantità eccessiva, poiché può provocare un accumulo di acidi grassi insaturi nel sangue.
I lipidi sono rappresentati da grassi e oli come il burro, il lardo, gli oli vegetali, che sono alimenti fortemente calorici, ma di scarsa qualità nutritiva. Le conserve e gli sciroppi possiedono soprattutto zuccheri semplici, in elevata concentrazione; per questo motivo, il loro consumo deve essere contenuto
L’importanza dell’intestino
di Massimo Piacenza
I nostri nonni conoscevano l’importanza della funzione intestinale e ricorrevano ai clisteri quando non riuscivano ad evacuare: avevano ragione!
INTESTINO |
Si può affermare che dalla funzionalità dell’intestino dipende buona parte della salute. Non per niente un noto professore universitario di una scuola di Naturopatia insegna che la cura per il ristabilirsi della salute deve iniziare dall’intestino.
Un altro impedimento al corretto svolgimento della funzione è dato dalle abitudini.
Quante persone non rispettano le esigenze dell’intestino, non ne ascoltano i segnali e magari rimandano l’evacuazione perché stanno facendo altro che ritengono più importante o perché non si trovano in casa propria? A lungo andare questo comportamento diventa abitudine e l’intestino omette di segnalare la necessità di evacuare.
Lo stesso accade quando per pigrizia si ignora lo stimolo della sete: alla lunga il nostro organismo non ci farà più sentire la necessità di bere acqua in giusta quantità, specialmente dopo i 40 anni, portando il nostro organismo verso una pericolosa situazione di disidratazione. Lo stato di disidratazione è molto più comune di quanto si pensi!
Molte persone sono disidratate ma non se ne rendono conto. Uno dei sintomi frequenti di questo stato è la stanchezza, ormai dilagante.
Dovremmo essere composti da circa il 70% di acqua: ci sarà un motivo!
Di fatto ce n'è più di uno. Vediamone alcuni:
Quindi in mancanza di un adeguato apporto di acqua si può ingenerare uno stato conosciuto con il nome di stitichezza, condizione che purtroppo affligge una buona parte della popolazione e che sappiamo essere molto pericolosa e quindi da evitare.
Ma non è coinvolta solamente la carenza di acqua nella genesi della stitichezza:l’alimentazione scorretta e frettolosa, la cattiva qualità dei cibi, i metodi di cottura, lostress, la rabbia trattenuta, la candidosi (alla quale dedicheremo una trattazione a parte), la tendenza a non comunicare sono alcune altre cause da prendere in considerazione.
Per contro, possiamo riscontrare l’opposto della stitichezza, la diarrea.
Alcune persone poi lamentano l’alternarsi dei due problemi: alcuni giorni non riescono ad evacuare mentre altri giorni presentano evacuazioni, anche multiple, di feci non formate.
Anche in questo caso le cause saranno da individuare, tenendo conto anche della possibile influenza di un microrganismo come ad esempio il Colibacillo, facilmente riscontrabile nelle feci e che può, in situazione adatta, ricordando che “il microbo non è nulla, il terreno è tutto”, assumere la forma patogena.Molto spesso il cattivo funzionamento dell’intestino è dovuto alle intolleranze alimentari, situazione non presa in considerazione appropriatamente. Ognuno di noi ha, anche in accordo, ma non sempre, alla tesi dell’alimentazione corretta secondo i gruppi sanguigni, degli alimenti che semplicemente “non sono adatti a lui”, vuoi per fattori genetici o altro.
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L'apporto delle fibre vegetali nell'alimentazione è determinante per la salute.
Dott. Marco Ceriani ---------- HERBALIFE: NUTRIRSI BENE PER SENTIRSI MEGLIO --------------------------- HERBALIFE: nutrizione sana, completa ed equilibrata. -------------------- RICHIEDI UNA CONSULENZA GRATUITA ------------------------------------ |
L'ACQUA |
Nell'organismo umano l'acqua rappresenta un costituente essenziale per il mantenimento della vita, ed è anche quello presente in maggior quantità. La sua presenza è indispensabile per lo svolgimento di tutti i processi fisiologici e le reazioni biochimiche che avvengono nel nostro corpo. Inoltre, l'acqua entra nella struttura di varie sostanze e agisce da solvente per la maggior parte dei nutrienti (minerali, vitamine idrosolubili, aminoacidi, glucosio, ecc.), svolgendo un ruolo essenziale nella digestione, nell'assorbimento, nel trasporto e nella utilizzazione degli stessi nutrienti.
L'acqua è anche il mezzo attraverso il quale l'organismo elimina le scorie metaboliche, ed è indispensabile per la regolazione della temperatura corporea. Inoltre, l'acqua agisce come "lubrificante" e ha funzioni di ammortizzatore nelle articolazioni e nei tessuti, mantiene elastiche e compatte la pelle e le mucose, (la cui funzionalità dipende da un giusto grado di idratazione) e garantisce la giusta consistenza del contenuto intestinale. Dato che in pratica non vi è alcun sistema all'interno dell'organismo che non dipenda direttamente dall'acqua, è facile intuire che mantenere un giusto equilibrio del nostro "bilancio idrico" (rapporto tra le "entrate" e le "uscite" di acqua) è fondamentale per conservare un buono stato di salute nel breve, nel medio e nel lungo termine. Come tutte le sostanze chimiche che compongono il nostro corpo, l'acqua viene persa e consumata continuamente, e quindi deve essere di continuo reintegrata dall'esterno. I principali mezzi attraverso i quali il nostro organismo mantiene l'equilibrio idrico sono il meccanismo della sete (che regola la quantità di acqua da ingerire) e il riassorbimento dell'acqua nei reni (che regola la quantità di acqua eliminata con le urine). Il meccanismo della sete ha però un tempo di risposta ritardato, e spesso interviene solo quando la perdita di acqua è già stata tale da provocare i primi effetti negativi.
Inoltre a volte (particolarmente negli individui anziani) il meccanismo della sete funziona male, e quindi molte persone rischiano di non rimpiazzare adeguatamente e tempestivamente le perdite di acqua. Il fabbisogno di acqua per adulti e anziani è approssimativamente di 1 ml di acqua per ogni chilocaloria alimentare introdotta nel corso della giornata.
Per i bambini, i quali sono maggiormente a rischio di disidratazione, il fabbisogno è maggiore, e corrisponde approssimativamente ad 1.5 ml/kcal/giorno. L'acqua non contiene calorie, ed ogni variazione a breve termine del peso corporeo dovuta a maggiore perdita o a maggiore ritenzione di acqua è ingannevole e momentanea. Quindi, il tentativo di contenere il peso mediante il razionamento dell'acqua è assolutamente inutile, oltre ad essere rischioso per il nostro stato di salute. In condizioni normali le perdite giornaliere di acqua nell'individuo adulto si aggirano intorno al 3-4% del peso corporeo (2-2.5 litri). È comunque importante rilevare che queste perdite sono tanto più elevate quanto più l'individuo è di giovane età, con un picco nei primi mesi di vita, durante i quali le perdite giornaliere di acqua raggiungono il 15% del peso corporeo. Di conseguenza i bambini sono un altro gruppo di popolazione particolarmente esposto al rischio della disidratazione, qualora non si provveda a reintegrare adeguatamente e tempestivamente l'acqua perduta.
Come comportarsi:
Asseconda sempre il senso di sete e anzi tenta di anticiparlo, bevendo a sufficienza, mediamente 1.5-2 litri di acqua al giorno. Ricorda inoltre che i bambini sono maggiormente esposti a rischio di disidratazione rispetto agli adulti.
Bevi frequentemente e in piccole quantità. Bevi lentamente, soprattutto se l'acqua è fredda: infatti un brusco abbassamento della temperatura dello stomaco può creare le condizioni per pericolose congestioni.
Le persone anziane devono abituarsi a bere frequentemente nell'arco della giornata, durante e al di fuori dei pasti, anche quando non avvertono lo stimolo della sete.
L'equilibrio idrico deve essere mantenuto bevendo essenzialmente acqua, tanto quella del rubinetto quanto quella imbottigliata, entrambe sicure e controllate. Ricorda che bevande diverse (come aranciate, bibite di tipo cola, succhi di frutta, caffè, tè) oltre a fornire acqua apportano anche altre sostanze che contengono calorie (ad esempio zuccheri semplici) o che sono farmacologicamente attive (ad esempio caffeina). Queste bevande vanno usate con moderazione.
È sbagliato evitare di bere per il timore di sudare eccessivamente (sudare è fondamentale per regolare la temperatura corporea) o di ingrassare (l'acqua non apporta calorie).
Durante e dopo l'attività fisica bevi per reintegrare prontamente e tempestivamente le perdite dovute alla sudorazione, ricorrendo prevalentemente all'acqua.
In determinate condizioni patologiche che provocano una maggiore perdita di acqua (ad esempio gli stati febbrili o ripetuti episodi di diarrea), l'acqua perduta deve essere reintegrata adeguatamente e tempestivamente.
FALSE CREDENZE SULL'ACQUA
1. Non è vero che l'acqua vada bevuta al di fuori dei pasti. Al limite, se si eccede nella quantità si allungheranno di un poco i tempi della digestione (per una diluizione dei succhi gastrici), ma una adeguata quantità di acqua (non oltre i 6-700 ml) è utile per favorire i processi digestivi, perché migliora la consistenza degli alimenti ingeriti.
2. Non è vero che l'acqua faccia ingrassare. L'acqua non contiene calorie, e le variazioni di peso dovute all'ingestione o eliminazione dell'acqua sono momentanee e ingannevoli.
3. Non è vero che bere molta acqua provochi maggiore ritenzione idrica. La ritenzione idrica dipende più dal sale e da altre sostanze contenute nei cibi che consumiamo che dalla quantità di acqua che ingeriamo.
4. Non è vero che occorra preferire le acque oligominerali rispetto alle acque maggiormente mineralizzate per mantenere la linea o "curare la cellulite". I sali contenuti nell'acqua favoriscono l'eliminazione di quelli contenuti in eccesso nell'organismo. Nei bambini, in particolare, sarebbe bene non utilizzare le acque oligominerali in modo esclusivo, ma bisognerebbe alternarle con quelle più ricche di minerali, in quanto una diuresi eccessiva può impoverire di sali minerali un organismo in crescita.
5. Non è vero che il calcio presente nell'acqua non sia assorbito dal nostro organismo. Ricerche recenti dimostrano il contrario. La capacità dell'intestino umano di assorbire il calcio contenuto nelle acque (spesso presente in quantità consistente) è considerata addirittura simile a quella relativa al calcio contenuto nel latte.
6. Non è vero che il calcio presente nell'acqua favorisca la formazione dei calcoli renali. Le persone predisposte a formare calcoli renali devono bere abbondantemente e ripetutamente nel corso della giornata, senza temere che il calcio contenuto nell'acqua possa favorire la formazione dei calcoli stessi: anzi, è stato dimostrato che anche le acque minerali ricche di calcio possono costituire al riguardo un fattore protettivo.
7. Non è vero che l'acqua gasata faccia male. Né l'acqua naturalmente gasata né quella addizionata con gas (normalmente anidride carbonica) creano problemi alla nostra salute, anzi l'anidride carbonica migliora la conservabilità del prodotto. Solo quando la quantità di gas è molto elevata si possono avere lievi problemi in individui che già soffrano di disturbi gastrici e/o intestinali.
8. Non è vero che le saune facciano dimagrire. Le saune fanno semplicemente eliminare sudore. Lo stesso organismo provvederà a reintegrare prontamente le perdite, cosicché nell'arco di poche ore il peso tornerà ad essere esattamente quello di prima.
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L'inganno del latte Il "perchè?" > Documenti |
Pieno di contenuti ormonali che gli dicono "caro vitello mio, diventa sano e forte e cresci di 100 chili in 6 mesi". Questo diamo ai nostri bambini!
L'unico latte che un bambino dovrebbe bere è quello della sua mamma. E non berlo come una "bevanda" ma come un nutriente perchè si potrebbe dire che il latte è un "accrescitivo". Si deve bere nei primissimi anni di vita, finché ce l'ha la mamma.... Poi se la mamma un po'di mesi dopo il parto non lo produce più, cavolo ci sarà un motivo!!!!
Perché ci ostiniamo a stravolgere i ritmi naturali a tutti i costi? Sempre? Perché mai siamo noi che dobbiamo decidere cosa fa bene stravolgendo impunemente le leggi di madre natura? Ed i risultati eccoli qua! Ogni bestia produce il latte per i suoi cuccioli. Adatto ai suoi cuccioli. Nessuna bestia in natura (tranne la bestia uomo!) si nutre del latte di altri animali. Ci sarà forse un motivo?!
Il latte di vacca, capra, asina... sono tutti alimenti innaturali per l'essere umano. Più digeribili quello di capra, più simile a quello umano quello di asina, ok, ma NON fatti per l'essere umano. A sostegno di questo, esiste una grandissima letteratura di medicina alternativa e di controinformazione.
Certo non è facile scontrarsi contro le multinazionali dell'alimentazione. Le battaglie contro il latte, i latticini, lo zucchero e tutti gli altri veleni che imperano nell'industria alimentare violano una serie incredibile di interessi economici. Una battaglia contro i mulini a vento. Ma qualche volta anche Don Chichotte è destinato a vincere.
Al di là di questo, ma se la mucca è pazza perché mai il suo latte dovrebbe essere salutare? Il latte di vacca oggi non è certo quello di Heidi... Sì, Heidi la famosa pastorella che vive nella fattoria del nonno sulle alpi austriache...
Il nostro latte è prodotto da vacche chiuse in spazi angusti nei capannoni, nutrite artificialmente con pastoni e antibiotici, malate di brucellosi, spaventate, torturate con innaturali cicli notte-giorno, dalle mammelle sanguinolente e doloranti... Quelle poche che pascolano brucano vicino alle discariche, mangiano foraggio transgenico, bevono acqua inquinata...
Spesso il latte vienecomprato dall'estero in paesi dove c'è ancora meno controllo e mischiato al latte nostrano. Ma insomma, disinfettato e sbiancato con prodotti chimici, con un sapore completamente diverso da
quello che bevevamo anni fa... Ma vale davvero la pena di bere questo latte? Con quello che costa poi!
E se vogliamo continuare la sparata contro l'inganno bianco, i latticini sono tra i cibi più dannosi per il nostro organismo. Innanzitutto emotivamente ci riportano in una condizione di beata dipendenza dalla mamma, ci riportano alla nostra beata infanzia senza paure e problemi... Che c'è dimale? Anche la droga potrebbe darci la stessa momentanea sensazione di benessere.....qualcosa di male ci sarà,dunque...
I latticini contengono proteine, è vero, ma a che prezzo?
Il latte di vacca crea muco, sia a livello bronchiale che intestinale e peggiora i problemi di bronchi e di intestino. Se assunto con altri alimenti (ad esempio la carne) crea una patina che rende la carne meno digeribile dagli acidi digestivi. I latticini contengono un sacco di materia grassa che rende difficile la digestione, si incolla sulle pareti del colon cementandole e aumentandone la costipazione, impedendo una corretta assimilazione ed intossicando l'organismo tutto. Inoltre, grosso problema dei nostri giorni, i latticini fanno aumentare vertiginosamente il colesterolo cattivo HDL incrementando i rischi di problemi cardiovascolari .Caso mai ce ne fosse bisogno...
Ma l'inganno più grande riguarda il falso mito che latte e latticini siano essenziali per combattere l'osteoporosi.
Moltissime persone con il colesterolo alle stelle, moltissimo grasso viscerale, BMI e giro vita fuori di controllo affermano di non voler rinunciare al latte "perché contiene calcio"! Sì è vero, lo contiene, ma quello che omettono abilmente di dirci è che lo contiene in una forma poco assimilabile dall'organismo dell'essere umano. Anzi,i paesi che consumano più latticini hanno una maggiore incidenza di problemi di osteoporosi e fratture alle ossa. Il latte di vacca ha un rapporto tra i diversi sali minerali che è diverso dal latte materno umano e, anche se contiene in proporzione molto più calcio, non è ben assimilabile. Molto meglio assumere il calcio dai vegetali a foglia, dal tofu e da un sano integratore nutrizionale a base naturale.
Una buona alternativa per tutti coloro che non vogliono rinunciare all'idea del latte?
Un buon latte di soia senza zucchero aggiunto da coltivazione biologica. Se ne trovano anche con aggiunta di calcio. E' vegetale, non contiene grassi, è altamente digeribile ed assimilabile... Provalo con l'aggiunta del nostro shake nutrizionale HERBALIFE FORMULA1 al cacao, cappuccino o biscotti e crema ( scheda prodotto)!
E' delizioso!
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Il latte è il nostro primo alimento ed è considerato normale che si assuma anche nelle fasi successive allo svezzamento e alla crescita. Dunque tutto bene? Non proprio: da molto tempo esistono pareri discordi sul suo effetto realmente benefico. Ed è recente la notizia controversa delle vacche cinesi che producono latte umano. PRO CONTRO
1. Scegliere latte parzialmente scremato o scremato Nota: in caso di intolleranza o allergia manifesta al latte optare per i sostitutivi da: riso, soya, avena o per il latte di capra. Dr. Marco Ceriani |
LATTE, ALIMENTO KILLER
25 GIUGNO 2011Dopo i primi tre ani di vita l’uomo perde gli enzimi (rennina e lattasi) preposti per la digestione del latte. L’uomo è il solo animale che continua a prendere il latte (dopo lo svezzamento) di un animale che egli considera inferiore sotto l’aspetto intellettivo, emotivo e spirituale.
Tra il latte umano e quello vaccino c’è la stessa differenza tra una donna ed una mucca. Il latte della mucca è adatto al vitello che ha una velocità di crescita 3 volte superiore a quella del cucciolo umano ed una necessità proteica quasi 4 volte maggiore.
I reni di un bambino nutrito con latte vaccino arrivano ad essere un terzo più grossi di quelli di un bambino nutrito al latte di donna: l’ipertrofia è determinata dal superlavoro cui sono sottoposti i reni a causa dell’eccesso proteico del latte vaccino che oltre ad oberare i reni ed il fegato, arreca danni all’ipofisi, alla tiroide e al surrene.
Il latte vaccino nei bambini può provocare sanguinamento gastroenterico; è carente di ferro perchè il fosforo e il calcio che contiene interferiscono con l’assosrbimento di questo minerale. (Dr.ssa Elena Guarnieri, nutrizionista. “Viversani”, maggio 2009).
Il latte umano oltre ad avere (in assoluto) il più basso valore proteico, è anche il più dolce. Il cervello umano funziona a glucosio. I glucidi del latte umano, sotto forma di lattosio, sono essenziali per lo sviluppo cerebrale del bambino: sono presenti nel latte umano in misura quasi doppia rispetto al latte vaccino.
Solo il 25-30% del calcio presente nei latticini viene assimilato, il resto viene eliminato con le feci perché i latticini non contengono la vitamina K fondamentale per il corretto assorbimento del calcio. Il latte di vacca, anche se ricco di calcio, quando è nel tubo digestivo umano la maggioranza di esso precipita sotto forma di fosfato di calcio e viene eliminato attraverso le feci. Solo una piccola parte viene assorbita.
Nei formaggi vi è un’alta concentrazione di farmaci, di diserbanti ed additivi. I nitrati (conservanti) si trasformano facilmente in nitrosammine potenzialmente cancerogene. I formaggi stagionati contengono molte proteine, grassi saturi e colesterolo
EFFETTI
Tre quarti di tutte le allergie e metà dei problemi digestivi del bambino sono causati dal latte vaccino, oltre a casi di asma, di insonnia e di affezioni cutanee. Il latte produce catarro e muco che si fissa sulle pareti dello stomaco impedendo l’assorbimento delle sostanze alimentari. La caseina del latte è la base di una delle più potenti colle per il legno usata per la costruzione delle navi.
Il latte vaccino apre la strada a: catarro, febbre da fieno, asma, bronchite, raffreddore, allergie, dissenteria, stitichezza, palpitazioni, malattie cardiache, angina, calcoli renali, artriti, spondiliti, tumori e cancro.
Al latte e alle uova sono da attribuire almeno la metà di tutti i cancri maschili e a più di due terzi dei cancri femminili.
Il fosforo presente nel latte vaccino è circa 6 volte maggiore che nel latte umano, questo blocca l’assorbimento del calcio provocando nel lattante una tendenza alla ipocalcemia. Il fosforo serve all’animale per costruire rapidamente il suo scheletro che gli consente di fuggire anche da cucciolo ad un pericolo improvviso.
Rudolf Steiner sostiene che il bambino nutrito con il latte vaccino presenterà da anziano sclerosi ed invecchiamento precoce.
Nel 1942 un’indagine in Scandinavia sui legami tra latte vaccino e l’insorgenza dell’artrite, durata 30 anni, ha dimostrato che il latte vaccino causa il fattore artritico. Da un’indagine in alcune zone dell’India dove lo yogurt si consuma abbondantemente, pare che il galattosio sia la causa dell’insorgere della cataratta. I fermenti dello yogurt utilizzano per il proprio sviluppo la vit. B12 che si forma nell’intestino umano provocandone una diminuizione.
Un quinto dell’umanità vive benissimo senza usare latte vaccino: Cinesi, Giapponesi e Coreani…
Il latte di mucca provoca nel bambino carenza di ferro. L’uomo del paleolitico non usava latte vaccino ma aveva ossa robustissime con una dieta basata su cereali, verdure e frutta.
Il pediatra prof. Marcello Giovannini ed il nutrizionista Ermanno Lanzola sconsigliano il latte vaccino nei primi 12 mesi di vita del bambino perché:
- ha troppe proteine;
- ha meno lattosio del latte umano;
- ha uno squilibrato rapporto di acidi grassi;
- ha valori squilibrati di calcio e fosforo;
- è privo di fattori di difesa specifici;
Il latte umano ha un elevato contenuto di acido linoleico, precursore delle prostaglandine e leucotrieni antiinfiammatori. Al contrario, il latte di vacca é una sostanza infiammatoria al 100%. Il latte vaccino contiene circa 59 tipi di ormoni (pituitari, steroidei, adrenali, sessuali etc.) tra cui il piú importante l’ormone della crescita veloce dei vitelli. Il latte puó anche essere contaminato da prodotti chimici, ormoni, antibiotici, pesticidi, pus proveniente dalle mastiti, virus, batteri, prioni…viene arricchito con additivi, vitamine e minerali sintetici, semi, piante, frutti, proteine, acidi grassi… In alcuni casi, anche grassi di animali diversi.
Le sostanze tossiche che con piú frequenza si possono trovare in un bicchiere di latte di vacca sono:
- Metalli e plastica;
- Detergenti e disinfettanti;
- Pesticidi e fertilizzanti;
- Micotossine: provenienti dal mangime che si dá alle vacche; – - – Antibiotici ed altri farmaci;
- Diossine.
MALATTIE CONNESSE AL CONSUMO DI LATTE
ANEMIA FERROPENICA; ARTRITE REUMATOIDE E OSTEOARTRITE; ASMA; AUTISMO; CANCRO ALLO STOMACO; CANCRO DELLA MAMMELLA; CANCRO DI OVARIO; CANCRO DI PANCREAS; CANCRO DI PROSTATA; CANCRO AL POLMONE; CANCRO AL TESTICOLO; CATARATTA; COLITE ULCEROSA; DIABETE MELLITUS TIPO 1; DOLORI ADDOMINALI SENZA INTOLLERANZA AL LATTOSIO; MALATTIA DI CROHN;
IL PROBLEMA DEL CALCIO
Negli Stati Uniti, il paese maggior consumatore mondiale di latte, c’é un’incidenza maggiore di osteoporosi tra la sua popolazione.
Il Progetto di nutrizione Cornell Oxford-Cina, salute e ambiente, che si iniziò nel 1983 con uno studio delle abitudini quotidiane di 6500 abitanti di 65 province disperse nella Cina rurale, una delle ricerche più rigorose effettuate in materia di salute, si provò che le donne che non bevevano latte di vacca non soffrivano di osteoporosi. Se lasciavano questa dieta e introducevano latte di vacca, i loro livelli di calcio si abbassavano e aumentava l’incidenza di questa patologia. Le ricerche svolte dal dottor John McDougall (medico nutrizionista del ST. Helena Hospital di Napa California, USA) dimostrarono che le donne dell’etnia Bantú che non bevono latte di vacca pur avendo una media di 10 figli e li allattano per lunghi periodi, non soffrono osteoporosi.
Il lavoro del Dr. William Ellis, ex presidente dell’Accademia Americana di Osteopatia Applicata, stabilì che le persone che bevevano da 3 a 5 bicchieri di latte al giorno presentano i livelli più bassi di calcio nel sangue.
Lo Studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition stabilì che l’eccesso di proteine del latte é uno dei fattori più importanti nello sviluppo dell’osteoporosi. Inoltre si dimostrava che fino all’età di 65 anni le donne che non bevevano latte ed erano vegetariane, avevano solo il 18% di perdita ossea, mentre le onnivore avevano una perdita ossea del 35%. Studi più recenti mostrano che con un’ingestione di 75 grammi giornalieri di proteine del latte si perde più calcio nell’urina di quello che si assorbe attraverso la dieta.
L’OPINIONE DI JEAN SEIGNALET
Il dottor Seignalet-ematologo, immunologo, biologo e cattedratico di Medicina all’Universitá di Montpellier, a proposito del latte riferisce: “Il pericolo della mancanza di calcio é un’illusione. É vero che il latte di vacca é ricco in calcio, però una volta che si trova nel tubo digestivo umano, l’immensa maggioranza di esso precipita sotto forma di fosfato di calcio e viene eliminato attraverso le feci. Solo una piccola parte viene assorbita. Il calcio assimilabile é apportato in quantità più che sufficiente dai vegetali, ortaggi, legumi secchi, verdure, frutta secca e fresca. Eliminare dall’alimentazione il latte animale non provoca carenza di calcio. Al contrario, il regime alimentare che esclude i derivati del latte, blocca 70 volte su 100 l’evoluzione dell’osteoporosi e permette di recuperare parte del terreno perso”.
LA CASEINA DEL LATTE
Il bambino lattante assimila completamente la caseina del latte materno ma non quella del latte di vacca. La caseina animale in alcune persone aderisce ai follicoli linfatici dell’intestino impedendo l’assorbimento di altri nutrienti. Sbarazzarsi dei suoi residui metabolici causa perdita energetica per l’organismo e può provocare problemi immunologici.
I GRASSI DEL LATTE
Il latte umano contiene 45 grammi di lipidi per litro, dei quali 55% sono acidi grassi poliinsaturi, e 45% di saturi; ha, soprattutto, un elevato contenuto di acido linoleico, precursore delle prostaglandine e leucotrieni antiinfiammatori. Al contrario, il latte di vacca contiene un 70% di acidi grassi saturi e 30% di poliinsaturi. Inoltre questo 30% di poliinsaturi perde le sue proprietá quando per effetto del calore (tra i 40 º e i 45ºC) si denaturano e non possono essere precursori di sostanze antiinfiammatorie. Per questo il latte trattato per il consumo é una sostanza infiammatoria al 100%.
I bambini che sono soliti bere vari bicchieri di latte al giorno hanno le arterie in peggiori condizioni di quelli che non lo prendono.
LA CARICA ORMONALE
La professoressa jane Plant, autrice del libro “La tua vita nelle tue mani” spiega che l’IGF1 é specialmente attivo durante la pubertà e la gravidanza. Nel caso delle bambine adolescenti quest’ormone stimola la crescita del tessuto della mammella. Durante la gravidanza aumenta i tessuti mammari e i dotti del latte materno per favorire l’allattamento. Alti livelli di quest’ormone incrementano fino a tre volte il rischio di soffrire di cancro della mammella o di prostata da parte di quelli che consumano molto latte, come la carne delle vacche da latte. Nello stesso modo gli estrogeni che si aggiungono al latte bovino sono altri fattori che stimolano l’effetto nocivo di quest’ormone e che indirettamente favoriscono la comparsa di tumori.
Sostanze tossiche nel latte.
I macchinari utilizzati negli allevamenti per trasportare e immagazzinare il latte può contaminarlo. Di fatto si é arrivati a trovare in esso ferro, rame, piombo, cadmio, zinco etc… o loro residui.
Detergenti e disinfettanti.
Formiolo, acido borico, acido benzoico, sali alcalini, bicromato di potassio etc…sostanze che si usano nella pulizia e disinfezione del materiale che viene a contatto col latte. Il suo uso viene giustificato dal fatto che l’acqua da sola é incapace di trascinare i resti di materia organica e distruggere i batteri che contaminano le istallazioni e che possono passare al latte.
Pesticidi e fertilizzanti.
Nel mangime che si dà alla vacca si possono trovare composti chimici: acaricidi, nematicidi, fungicidi, rodenticidi, erbicidi, DDT, dieldrin, lindano, metoxicloro, malation, aldrin etc…che possono causare il cancro.
Micotossine.
Provenienti dal mangime che si dà alle vacche, quando é contaminato da muffe, specialmente Aspergyllus flavus.
Antibiotici ed altri farmaci.
Impiegati nel trattamento e prevenzione delle malattie infettive e parassitarie delle vacche: possono passare al latte contaminandolo. La maggioranza delle industrie casearie usano circa 60 tipi di trattamento chimico per trattare i gonfiori del capezzolo dopo ogni minzione e per ridurre la propagazione della mastite nei branchi.
Diossine.
Derivati del cloro sono relazionati col cancro di polmone ed i linfomi. La esposizione alla diossina é stata messa in relazione con il diabete, i problemi di sviluppo del bambino e diversi problemi di squilibrio del sistema immunitario.
MALATTIE CONNESSE AL CONSUMO DI LATTE
ANEMIA SIDEROPENICA. Il Dr. Frank Oski (direttore del dipartimento di Pediatria della scuola di medicina dell’Universitá John Hopkins (USA) asserisce che nel suo paese tra il 15 e il 20% dei bambini minori di due anni soffrono anemia ferropenica e che la metà del resto delle anemie che si producono negli USA sono relazionate con il consumo di latte e suoi derivati a causa delle piccole emorragie gastrointestinali che il latte può provocare.
ARTRITE REUMATOIDE E OSTEOARTRITE. Si é constatato che i complessi antigene-anticorpo generati dal latte si depositano a volte nelle articolazioni provocandone infiammazione e tumefazione. Studi realizzati nell’Universitá della Florida (USA) confermano che i sintomi si aggravano in pazienti, che consumano latte, con artrite reumatoide. In un articolo pubblicato nella rivista Scandinavian Journal of Rheumatology, si affermava che in persone affette da questa patologia quando smisero di ingerire latticini e bevvero solo acqua, té verde, frutta e succhi vegetali entro 7 e 10 giorni l’infiammazione e il dolore diminuirono significativamente: quando uno tornava a una dieta latto-ovo-vegetariana i sintomi riapparivano. Un gruppo di ricercatori israeliani dimostrò nel 1985 che il latte può indurre anche l’artrite reumatoide giovanile.
ASMA. Il latte può stimolare la produzione eccessiva di muco nelle vie respiratorie. L’allergia al latte é causa di asma. I bambini con eccesso di muco e difficoltà respiratorie ai quali si toglie il latte di vacca migliorano in modo sorprendente.
AUTISMO. I sintomi neurologici dei pazienti autistici peggiorano quando consumano latte o grano. Si crede che i peptidi del latte possano avere un effetto tossico nel sistema nervoso centrale interferendo con i neurotrasmettitori. Nelle loro ricerche i dottori dell’Universitá di Roma notarono un miglioramento marcato nel comportamento di questi malati dopo aver smesso di ingerire latte per otto settimane. Nel loro sangue c’erano alti livelli di anticorpi contro la caseina, la lattoalbumina e la betalattoglobulina.
CANCRO ALLO STOMACO. Ricercatori dell’Istituto Nazionale di Salute Pubblica di Morelos (Messico) trovarono un aumento significativo di rischio di contrarre cancro allo stomaco in pazienti che consumano latticini: in quelli che consumavano anche carne, il rischio triplicava.
CANCRO DELLA MAMMELLA Il latte é considerato da molti esperti causa diretta di questo tipo di cancro. Se a questo si aggiunge l’influenza dell’ormone insulinico, le probabilitá di contrarlo aumentano considerevolmente nelle grandi consumatrici di latte.
CANCRO DELLE OVAIE. Il galattosio (uno degli zuccheri del latte) é stato messo in relazione anche con il cancro dell’ovario. Alcuni ricercatori affermano che le donne che bevono più di un bicchiere di latte intero al giorno hanno tre volte più probabilità di contrarre cancro di ovario rispetto a quelle che non ne bevono.
CANCRO DEL PANCREAS. Ricercatori dell’ Universitá di Harvard (USA) affermano che esiste una relazione “positiva e forte” tra il cancro del pancreas e il consumo di latte, uova e carne.
CANCRO DELLA PROSTATA. Secondo il Dr. Chan (epidemiologo dell’Universitá di Harvard) il consumo di molto latte e suoi derivati é associato con un incremento del rischio di cancro di prostata nell’uomo. Ciò può essere dovuto al fatto che l’alto contenuto di calcio nel latte fa diminuire la quantitá di vitamina D del corpo incaricata di proteggere dal cancro di prostata. Epidemiologi italiani del Aviano Cancer Center calcolarono che se si prendono due o più bicchieri di latte al giorno il livello di rischio di soffrire questo cancro aumenta 5 volte. Un altro studio (realizzato dalla stessa equipe di ricercatori dimostrò che gli uomini che consumano grandi quantità di latte e/o latticini hanno un 70% di rischio in più di contrarre cancro di prostata. Il consumo di latte scremato é associato con un maggior incremento rispetto a quello intero.
CANCRO AL POLMONE: Ricercatori olandesi nel 1989 hanno concluso che le persone che bevono due o più bicchieri di latte al giorno hanno una probabilità 2 volte maggiore di sviluppare cancro al polmone di quelle che non lo bevono. Le persone che bevono questa stessa quantità di latte scremato sembrano essere più protette. Inoltre si é documentato che esiste una relazione diretta tra l’ormone somatotropina e il cancro al polmone, e tra questo e la diossina che contamina il latte. In un articolo pubblicato nel giornale americano The Washington Post, si affermava che le persone che consumano grandi quantità di grassi (carne e latticini) sono 10 volte più predisposte a contrarre il cancro, specialmente di polmone.
CANCRO AL TESTICOLO. Ricercatori britannici scoprirono che esiste una relazione tra il cancro testicolare e il consumo di latte. Il rischio incontrato fu 7,19 volte maggiore rispetto alla popolazione generale e aumenta di un 1,39 per ogni quarto di litro di latte in più che si consuma.
CATARATTA. C’é una crescente evidenza della relazione tra il consumo di latte e la cataratta. Secondo diversi studi scientifici le popolazioni umane che consumano grandi quantità di latticini hanno una maggior incidenza di cataratta rispetto a quelli che lo evitano. Questo difetto é stato posto in relazione con il lattosio e il galattosio.
COLITE ULCEROSA. Anche in questo disturbo è stato associato il consumo di latte.
COLON IRRITABILE. Ci sono diversi studi che mettono in relazione il consumo di latte con lo sviluppo di questa patologia.
DIABETE MELLITUS TIPO 1. Diversi studi dimostrano che i lattanti alimentati con latte di vacca presentano un maggior rischio di soffrire di diabete insulino dipendente. Uno studio pubblicato nella Rivista di medicina della Nuova Inghilterra identifica il latte come “elemento responsabile o fattore scatenante in alcune persone geneticamente sensibili”. Eliminare il latte e derivati dalla dieta infantile potrebbe diminuire drasticamente l’incidenza di questo tipo di diabete.
MALATTIA DI CROHN. Il Dottor John Hermon-Taylor, direttore del Dipartimento di Chirurgia della Scuola di Medicina dell’Hospital St. George (Gran Bretagna) afferma: “Dopo aver studiato la malattia di Crohn per 20 anni, la Paratubercolosi é indubbiamente associata a questa patologia e che questo microorganismo si trasmette fondamentalmente attraverso il latte perché la pastorizzazione non lo distrugge”. In uno studio realizzato tra il 1990 e il 1994 sui contenitori per il latte si trovò che il 7% di essi erano contaminati con la Paratubercolosi.
MALATTIA CORONARICA: Numerosi ricercatori relazionano alcuni componenti del latte (il colesterolo, i grassi, il suo alto contenuto in calcio, la presenza di xantina ossidasi, etc.) con questo tipo di problemi. L’enzima bovino xantina-ossidasi causa problemi quando il latte é omogeneizzato: il suo danno si centra nei vasi sanguigni. Sembra che questo enzima attraverserebbe intatto le pareti intestinali facendosi trasportare dal sangue e distruggerebbe il masmogeno, uno dei componenti della membrana delle cellule che formano il tessuto cardiaco. Uno di questi ricercatori é il dottor Kurt Oster, capo di servizio di cardiologia dell’ospedale Park City a Bridgeport (USA), durante un periodo di quasi 4 anni studiò 75 pazienti che soffrivano di angina pectoris e arteriosclerosi. Quando si eliminò il latte dalla loro dieta e gli si dette acido folico e vitamina C (entrambe combattono la xantina-ossidasi) il dolore diminuì. Il dottor Kurt Esselbacher ( dell’Universitá di Harvard) afferma che: “Il latte omogeneizzato, dovuto al contenuto di xantina-ossidasi, é uno delle cause maggiori di malattie coronarie negli Stati Uniti”. Studi realizzati in Russia secondo i quali chi beve tre o più bicchieri di latte al giorno ha 1,7 volte più probabilità di soffrire malattie ischemiche cardiache di chi non ne consuma. Il consumo abituale di latticini aumenta il colesterolo cattivo (LDL). Anche il consumo di proteine lattee sembra avere una relazione diretta con la mortalità coronaria. Inoltre le proteine del latte contribuiscono alla formazione di omocisteina: la connessione tra il latte, il lattosio, il calcio e l’omocisteina potrebbe essere responsabile della calcificazione delle arterie.
SCLEROSI MULTIPLA. Scienziati dell’Università di Michigan (USA) hanno potuto stabilire una relazione tra la sclerosi multipla e un eccessivo consumo di latte.
STITICHEZZA. Il latte é causa accertata di stitichezza in bambini ed anziani. La sua eliminazione dalla dieta e un maggior consumo di verdure e fibra di solito risolve questo problema. Allo stesso modo, tanto la stitichezza cronica come le lesioni perianali sono state associate ad una chiara intolleranza al latte di vacca.
FATICA CRONICA. Secondo uno studio realizzato con bambini a Rochester (New York) nel 1991, bere latte aumenta 44,3 volte il rischio di soffrire questa malattia.
INCONTINENZA URINARIA DEI BAMBINI: Molti bambini che bagnano le lenzuola smettono di farlo quando eliminano dalla loro dieta il latte, i prodotti che lo contengono ed i loro derivati.
INTOLLERANZA AL LATTOSIO. Il lattosio, zucchero del latte, per essere utilizzato dal nostro organismo deve essere previamente idrolizzato per mezzo di un’enzima chiamato lactasi, che sparisce lentamente quando cominciano a crescere i denti. Nella razza bianca la lactasi resta per più tempo che nella razza negra. Nella maggior parte delle persone che non producono lactasi, o lo producono a livelli molto bassi, il lattosio non idrolizzato passa all’intestino dove viene attaccato dai batteri generando fermentazione, meteorismo, coliche, diarrea, etc. oltre che irritazione delle pareti intestinali, micro-ferite con perdite di sangue che possono provocare carenza di ferro. Inoltre il lattosio può favorire l’assimilazione dei metalli pesanti come il cadmio, il mercurio e il ferro ed altre sostanze tossiche.
LINFOMI. In uno studio realizzato nell’Università di Bergen (Norvegia) durante un anno e mezzo con quasi 16.000 pazienti si osservò che le persone che consumano due bicchieri di latte al giorno presentano un rischio 3,4 volte maggiore di soffrire di linfoma rispetto a quelli che ne bevevano di meno. Pare che il latte di vacca possa trasmettere il virus della leucemia bovina. Questo stesso studio trovò un’associazione, anche se debole, tra il consumo di latte e il cancro ai reni ed agli organi riproduttivi femminili. Un altro meccanismo attraverso il quale si può contrarre linfoma é il latte contaminato con diossina.
EMICRANIA: Si é provato sperimentalmente che quando si sopprime il latte dalla dieta di pazienti affetti da emicrania si riducono significativamente i sintomi.
NFEZIONI RICORRENTI ORECCHIE, NASO, GOLA. Nel 1994 la rivista Natural Health pubblicava una serie di scoperte che relazionano al latte l’aumento di infezioni di orecchie e gola. Gli studi dimostrano che le tonsille e le adenoidi si riducono quando si limita il consumo di latte.
REAZIONI ALLERGICHE. L’allergia alle proteine del latte di vacca é una reazione dei meccanismi immunologici a una o piú proteine del latte (caseina, alfa lattoalbumina, betalattoglobulina). Attualmente molti studi medici riconoscono la relazione tra il latte e le reazioni allergiche stabilendone la prevalenza tra un 2 e un 5% della popolazione mondiale.
EMORRAGIE GASTROINTESTINALI. Dovute all’intolleranza alle proteine del latte di vacca nei bambini sono state adeguatamente documentate. Il sanguinamento é cosí serio che si colloca come una delle cause più comuni di anemia nei bambini.
SINDROME DI CATTIVO ASSORBIMENTO. Ricercatori dell’Universitá di Helsinki (Finlandia) hanno provato la relazione tra le proteine del latte e il danno alla mucosa intestinale. Questo danno é caratterizzato da diarrea cronica, vomito e crescita ritardata.
PROBLEMI DI SONNO. Studi realizzati nell’Università Free di Bruxelles tra gli anni1986 e 1988 confermarono la relazione tra il consumo di latte ed i problemi di sonno nei bambini. Tutti i sintomi miglioravano quando si escludeva il latte dalla dieta e peggioravano quando lo si riintroduceva. Il tempo medio per notare un miglioramento era di 5 settimane. Anche l’agitazione che manifestavano i bambini diminuiva.
ULCERA PEPTICA. Il latte e derivati aggravano tutti i sintomi. Il sollievo temporaneo che in passato sentivano questi pazienti era dovuto semplicemente al fatto che normalmente il latte lo si beveva freddo ed era la temperatura del liquido che faceva migliorare temporaneamente la situazione.
ALTRE REAZIONI PROVOCATE DAL LATTE. Acidosi lattea associata all’allergia al latte di vacca; difficoltà di apprendimento in bambini e, alcuni casi, infertilità femminile. Le madri che bevono latte di vacca durante il periodo dell’allattamento espongono i loro figli ai rischi associati a quest’alimento.
L’omogeneizzazione.
Un processo meccanico mediante il quale si riduce la misura delle particelle di grasso del latte evitando che la crema si concentri nella superficie. Si spara un getto di latte a pressione contro una placca di acciaio ad una temperatura tra 50 e 60ºC: si ottiene un latte più bianco che si mantiene liquido nel contenitore ma si rompono anche gran parte delle strutture lipidiche e proteiche. Secondo alcuni esperti, diminuire di 10 volte la dimensione delle particelle di grasso può far aumentare il rischio di soffrire attacchi al cuore in quelli che ne consumano grandi quantitá, probabilmente a causa dell’enzima bovino xantina-ossidasi che attraversa intatto le pareti intestinali e, utilizzando il sangue come veicolo, distruggerebbe il masmogeno, un componente delle membrane cellulari del tessuto cardiaco.
La Pastorizzazione
Consiste nell’applicazione di alte temperature per un determinato tempo. Con questo metodo si distrugge la maggior parte dei microorganismi che possono alterare il latte, ma non tutte le spore: si ottiene il latte fresco del giorno che si mantiene in condizioni adeguate solo per 2 o 3 giorni. Esistono due tipi di pastorizzazione: quella alta (che dura 15 secondi ad una temperatura di 72ºC) e quella bassa (che dura 30 minuti a 65ºC). Il latte é poi sottoposto ad un raffreddamento rapido, ma se quest’ultimo trattamento non avviene in forma corretta possono germininare le spore che sono sopravvissute al trattamento termico. Inoltre con questo metodo si produce la coagulazione delle proteine e si perde il 5% delle vitamine B1 e B6, il 10% della B12 e il 25% della vitamina C. La pastorizzazione disgrega calcio, magnesio e fosfati indispensabili per la formazione delle ossa, oltre a causare parziale coagulazione delle proteine.
La Sterilizzazione. Un processo che combina alte temperature in un tempo abbastanza lungo: si assicura l’assenza di germi patogeni e tossine ed il prodotto si mantiene in buone condizioni per un tempo più lungo. Con questo processo si perdono però le vitamine B1, B2, B3, B6, B12, A, C, D ed alcuni amminoacidi essenziali.
PROCEDIMENTO UHT. Latte che é stato trattato a temperatura molto alta per un tempo molto corto. Con questo metodo le alterazioni biochimiche a danno delle proteine sono molto importanti.
Tipi di latte di mucca.
Latte intero.
Presenta il maggior contenuto di grasso del latte. Il suo apporto calorico e di colesterolo é molto elevato: un bicchiere di latte apporta 7,2 grammi di grasso e 123 calorie: l’impatto di questa sostanza sul sistema cardiovascolare è molto significativo.
Latte scremato
Ha meno calorie del latte intero. In funzione della quantità di grasso si chiama “scremato” (<0,18%) o “semiscremato” (0,5-2%). Ha un sapore più gradevole ma il suo valore nutritivo è scarso.
Latte condensato.
Latte al quale si toglie circa un 60% del contenuto acquoso e gli si aggiunge un 40% in peso di zucchero per impedire la proliferazione di batteri.
Latte in polvere.
Si ottiene scaldando il latte liquido fino a fargli perdere circa il 60% dell’acqua che contiene. Nel processo si perdono tra un 25 ed un 50% delle vitamine idrosolubili (vitamina C e complesso B).
Formaggi.
Le materie prime utilizzate possono essere molto diverse, come i processi di elaborazione: tutti hanno bisogno della coagulazione della caseina per mezzo del caglio. Il caglio si elabora con mucosa seccata della quarta cavitá stomacale dei ruminanti e, a volte, del maiale. Perciò nutrendosene si ingerisce un derivato animale.
Una storia reale
La storia della professoressa Jane Plant, goechimica e capo scientifico del British Geological Survey è un esempio significativo per molte donne: é sopravvissuta a 5 tumori della mammella e alle pratiche mediche convenzionali per trattare i suoi cancri. Lo ha fatto, come ella stessa afferma, eliminando tutti i latticini dalla sua dieta.
“Soffrí l’amputazione di una mammella, mi sottomisero a radioterapia e a chemioterapia molto dolorosa. Mi videro specialisti tra i più eminenti del mio paese: dentro di me sentivo che stavo per morire e fui al punto di arrendermi” racconta la professoressa Plant nel suo libro (La tua vita nelle tue mani) e racconta la propria esperienza e come arrivò all’idea che le ha salvato la vita. “All’origine di un viaggio con mio marito in Cina cominciai a pensare che la mia malattia era inesistente in quel paese. Di fatto solo una tra 10.000 donne muore di cancro al seno in Cina mentre solo nel Regno Unito le cifre officiali parlano di una ogni 12. Allora con mio marito (uno scienziato) cominciammo a studiare il modo di vita e l’alimentazione delle orientali fino a che arrivammo all’idea che mi salvò la vita: le donne cinesi non si ammalano di cancro al seno, né gli uomini sviluppano tumori prostatici perché sono incapaci di tollerare il latte e, pertanto, non lo prendono. I cinesi non utilizzano mai il latte e tanto meno per allattare i loro bambini! Non è una casualità che piú del 70% della popolazione mondiale sia incapace di digerire il lattosio. Allora decisi di sopprimere completamente l’ingestione di latticini, compresi tutti gli alimenti che contengono un po’ di latte: zuppe, biscotti, dolci, margarine etc… E cosa successe? In solo pochi giorni il tumore cominciò a ridursi. Due settimane dopo il tumore cominciò a prudere. Dopo diventò più blando e cominciò a diminuire. Sei settimane dopo era sparito. Il mio oncologo del Charing Cross Hospital di Londra non poté reprimere un’esclamazione di meraviglia: “Non lo trovo!”. Indubbiamente non si aspettava che qualcuno con un cancro tanto avanzato (che aveva invaso il mio sistema linfatico) potesse sopravvivere”.
Piú di 60 donne che soffrivano di cancro al seno si misero in contatto con lei per domandarle consiglio. I loro tumori sparirono.
La Plant spiega che la relazione tra i latticini e il cancro al seno é simile a quella che esiste tra il tabacco e il cancro di polmone. Ma non solo questo. Ad esempio nel 1989 il dottor Daniel Cramer (dell’Universitá di Harvard) determinó che questi prodotti sono implicati anche nella comparsa del cancro di ovario. E i dati sul cancro di prostata conducono a conclusioni simili. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che il numero di uomini che soffre questo cancro in Cina é dello 0,5 per ogni 10.000 persone, mentre nel Regno Unito la cifra é 70 volte maggiore, La chiave sta dunque, senza dubbio, nel consumo di latticini.
Per la professoressa Plant il latte di mucca é un grande alimento… ma solo per il vitello! Ed afferma che la natura non lo ha destinato ad essere consumato da nessun’altra specie. “Spero che la mia esperienza possa servire a più donne ed uomini che, senza saperlo, possono star male a causa dei latticini che consumano.”
SAPERE E’ MEGLIO!
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Intolleranza al lattosio e intolleranza alle proteine del latte, facciamo chiarezza!
BY GIOVANNI D'ADDABBOMolto spesso l’intolleranza al lattosio viene associata o confusa con quella alle proteine del latte, questo accade in quanto l’evento scatenante del tutto è l’assunzione di latte e/o derivati; tuttavia queste due tipologie di intolleranze sono totalmente differenti in quanto il lattosio è lo zucchero del latte, mentre le proteine del latte sono…proteine.
L’intolleranza al lattosio è legata, come forse già sapete, alla mancanza nell’organismo umano dei soggetti interessati dell’enzima della lattasi o in ogni caso all’impossibilità di scindere il lattosio nei zuccheri: galattosio e glucosio; questo si traduce sostanzialmente in una difficoltà di assorbimento degli stessi. Ma non finiscono certo qui i problemi dati dalla mancata scissione del lattosio, in quanto sappiamo bene che possono sorgere diversi problemi quali ad esempio gonfiore, stitichezza, stanchezza cronica, attacchi intestinali ecc ecc.
Diversa cosa è invece l’intolleranza alle proteine del latte, le quali sono: caseine, sieroproteine e le lipoproteine di membrana; tuttavia le principali responsabili di allergie e intolleranze sono proprio le caseine quelle che causano i principali problemi sono proprio le prime ovvero le caseine le quali possono provocare disturbi gastrointestinali, respiratori o cutanei.
L’intolleranza al lattosio si manifesta in modo direttamente proporzionale alla quantità di lattosio assunta, ecco spiegato il motivo per cui esistono in commercio molti prodotti a basso contenuto di lattosio, mentre l’intolleranza alle proteine del latte si manifesta indipendentemente dalla dose assunta.
In fine, per poter diagnosticare l’una o l’altra intolleranza/allergia è possibile effettuare diversi test ma sono specifici per quello che si vuol andare a diagnosticare.
da sitoweb
MaiDireLattosio www.maidirelattosio.com
Proteine del latte
Il latte materno è l'unico alimento in grado di fornire da solo tutti i nutrienti necessari per soddisfare le esigenze nutrizionali del neonato. Superato questo periodo, il latte vaccino sostituisce quello materno, divenendo un alimento importantissimo - ma non completo - anche per l'organismo di bambini, adulti e anziani.
L'importanza nutrizionale del latte vaccino deriva dal suo ottimo contenuto in proteine, aminoacidi essenziali, calcio, fosforo e vitamine B1, B2 ed A (contenuta soprattutto nel latte intero).
Il contenuto proteico del latte vaccino è caratterizzato da diversi tipi di proteine. Le più abbondanti, chiamate caseine (dal latino caseus "formaggio"), costituiscono l'80% della frazione proteica ed hanno una composizione aminoacidica ideale per la crescita e lo sviluppo. Il rimanente 20% è costituito da diversi tipi di proteine (beta-lattoglobuline e alfa-lattoalbumine) che vengono raggruppate sotto il nome comune di "proteine del siero del latte".
Le proteine presenti nel latte vaccino sono responsabili di alcune delle più comuni allergie alimentari. Le tipiche manifestazioni allergiche sono causate soprattutto dalle beta-lattoglobuline ed in misura minore dalle caseine (le alfa-lattoalbumine sono più abbondanti nel latte umano, mentre in quello vaccino prevalgono le beta-lattoglobuline). Non si è quindi allergici al latte in sé ma soltanto ad una o più proteine in esso contenute. E' importante non confondere l'allergia al latte (i cui sintomi principali sono spesso severi) con una intolleranza verso questo alimento (generalmente dovuta ad una carenza dell'enzima lattasi). Vedi a proposito: Allergie alimentari
Insieme a grassi e lattosio, le caseine sono uno dei principali componenti organici del latte.
Le caseine sono composte da diversi tipi di proteine legate insieme ad acqua, enzimi e sali minerali (principalmente calcio e fosforo) sottoforma di aggregati sferici chiamati micelle. La struttura micellare delle caseina è molto importante per i processi digestivi, per l'industria alimentare (produzione del formaggio e dei latti fermentati) e per separare artificialmente gli altri componenti del latte vaccino.
Pur non essendo particolarmente idrosolubili, nel latte le micelle caseiniche vengono mantenute in dispersione. Tuttavia è possibile farle aggregare tra loro (coagulare) per azione enzimatica o per acidificazione, ma non per riscaldamento. Il risultato di questa coagulazione è un materiale gelatinoso, che prende il nome di caglio e rappresenta la prima fase della preparazione del formaggio.
La centrifugazione ad alta velocità del latte scremato consente di ottenere separatamente un aggregato colloidale, contenente le caseine, ed una soluzione, chiamata siero del latte, contenente acqua, lattosio, lattoglobuline e lattoalbumine (proteine del siero del latte). Lo stesso risultato, come precedentemente accennato, si può ottenere utilizzando un enzima proteolitico (come la rennina del presame) o lavorando il tutto in ambiente acido (un po' come avviene nel nostro stomaco).
Nel latte sono presenti diverse proteine del siero. Le più conosciute sono le lattoalbumine e le lattoglobuline, che rappresentano un'eccezionale fonte di amminoacidi ramificati. Rispetto alle caseine hanno un profilo aminoacidico più completo, che conferisce loro un valore biologico addirittura superiore a quello delle proteine dell'uovo.
Nel siero sono presenti anche immunoglobuline, che derivano direttamente dal plasma sanguigno dell'animale e svolgono un'importante funzione immunitaria. Le proteine del siero del latte includono anche una lunga lista di enzimi, ormoni proteici e fattori di crescita.
Le lattoglubuline contengono oligopeptidi facilmente digeribili dall'organismo. Questo tipo di proteine contiene infatti bipeptidi o tripeptidi che possono essere assorbiti come tali senza subire processi digestivi.
Un po' come succede per l'indice glicemico dei carboidrati, anche le proteine possono essere classificate in "lente e veloci".
Le proteine del siero rientrano nella classe delle proteine veloci in quanto altamente digeribili e molto veloci nell'entrata in circolo. Le caseine, a causa di una struttura chimica più complessa, sono invece proteine a rilascio graduale (lente) con spiccate proprietà anticataboliche.
Queste considerazioni derivano da uno studio che ha misurato i livelli ematici di leucina in due gruppi di soggetti sani che, dopo un digiuno di 10 ore, avevano rispettivamente assunto 30 grammi di proteine del siero del latte e 30 grammi di caseine. I risultati hanno dato il via al commercio di numerosi integratori a base di proteine lente, veloci, veloci "parzialmente digerite" o miste.
Attualmente i maggiori esperti nel campo della supplementazione proteica consigliano di assumere proteine del siero del latte al mattino oppure nel post-workout. L'utilizzo di caseine sarebbe invece indicato negli altri momenti della giornata ed in particolar modo prima di coricarsi per evitare il catabolismo notturno.
Questi consigli si rifanno ai risultati dello studio sopraccitato ma è molto importante considerare anche altri aspetti importanti:
nello studio i soggetti erano stati tenuti a digiuno per dieci ore mentre la maggior parte degli individui che assume integratori di proteine del latte consuma almeno 4 pasti nell'arco della giornata. La presenza nello stomaco di cibo residuo non ancora completamente digerito influenza la digestione degli integratori proteici. Un ruolo ancor più importante è svolto dagli altri nutrienti con i quali vengono abbinati tali integratori. L'associazione con fibre, grassi, o proteine di altra natura rallenta infatti la digestione delle proteine del latte.
Assumendo proteine del siero insieme ad un bicchiere di latte intero o parzialmente scremato è possibile rallentare il processo digestivo mimando l'azione delle caseine. Se lo stesso integratore viene abbinato a degli zuccheri semplici l'entrata nelle cellule degli aminoacidi derivanti dalla digestione proteica viene teoricamente facilitata (grazie alla maggiore risposta insulinica).
Per favorire l'ottimale digestione ed assorbimento delle proteine del latte è importante evitare di assumerle insieme a carne, pesce, legumi o a pasti troppo elaborati.
L'integratore proteico ideale non esiste dato che varia in relazione a fabbisogni individuali specifici, allo sport praticato ed al periodo di allenamento. Per esempio gli atleti che praticano discipline di resistenza hanno bisogno di proteine ricche di amminoacidi ramificati (BCAA) in modo da contrastare il catabolismo muscolare indotto dall'attività di lunga durata.
Il contenuto in amminoacidi essenziali della caseina non è di molto inferiore a quello delle proteine del siero. L'abbondanza di glutammina e gli effetti anticatabolici complessivi fanno delle caseine una valida e più economica alternativa alle proteine del siero del latte.
I migliori integratori di proteine del siero del latte vengono prodotti utilizzando proteine a scambio ionico o ultrafiltrate.
Le proteine del latte isolate mediante scambio ionico hanno un costo ed una percentuale proteica superiore; il ridotto contenuto in grassi e lattosio le rende più digeribili e meglio tollerate.
Le proteine del siero di latte microfiltrate possono avere un contenuto proteico variabile dalll'80 al 90%. Nel primo caso il contenuto lipidico (5%) e glucidico (5%) è nettamente superiore.
MALATTIE DELLA NUTRIZIONE
Le malattie dell'apparato digerente sono molte e di varia natura e ciascuna ha un corredo di sintomi tali da permettere al medico di identificarla , anche se parecchi di essi (perdite di appetito, senso di pesantezza allo stomaco , difficoltà digestiva, diarrea, stitichezza) sono comuni malattie che hanno un'origine diversa. L'apparato digerente può, in una o più delle sue parti, essere colpito da infiammazioni, infezioni di varia natura (batteri, virus), infestazioni, tumori (benigni e maligni). Può anche risentire squilibri di carattere nervoso e psichico ( certe gastriti e certe ulcere) e subire delle alterazioni di tipo meccanico ( strozzature o stenosi, ernie dilatazioni), sia di origine congenita sia legate a malattie dell'apparato stesso o di organi vicini.
Achilìa
Assenza completa della secrezione dello stomaco. Può trattarsi della conseguenza di una gastrite cronica giunta all'ultimo stadio, quello di distruzione completa della mucosa, oppure di un tumore, ma può anche essere una malattia a sé stante. In questo caso, pare che le secrezioni intestinali riescono a supplire alla mancanza di secrezioni gastriche.
Acidità di stomaco
Iperacidità del succo gastrico, che provoca espulsione di gas ( eruttazione ) e di liquidi in piccole quantità, di sapore e odore acre, provenienti dallo stomaco.
Anemia
Malattia del sangue, caratterizzata da diminuzione del numero dei globuli bianchi (eritrociti) o dell'emoglobina, pigmento rosso del sangue necessario al trasporto dello ossigeno in esso contenuto. I globuli rossi, che hanno importanza vitale nel processo della respirazione, perché portano ossigeno dai polmoni a tutti i tessuti dell'organismo sono prodotti dal midollo osseo. Essi, in media, sono normalmente cinque milioni nell'uomo e quattro milioni e mezzo nella donna per ogni millimetro cubo. L'anemia può essere una malattia in se' o il sintomo più o meno importante di un'altra malattia. In stadi avanzati di malattie molto gravi, per esempio in alcune forme di tumore maligno o di insufficienza renale, l'anemia e' conseguente al rallentamento di processi di produzione o purificazione del sangue. In forme più lievi, l'anemia non deve preoccupare: un gran numero di individui soffre di anemia in qualche periodo della propria vita. Le manifestazioni dell'anemia possono variare a seconda della sua gravita'. Di solito, il paziente e' pallido e lo e' in modo più evidente sotto le unghie, sulle labbra, sulle palme delle mani, nella parte interna delle palpebre. Al pallore si accompagnano talvolta una sensazione di costante stanchezza e nei casi più gravi, vertigini, palpitazioni di cuore, respiro affrettato e mancanza di appetito. L'eventuale deficienza di emoglobina potrà essere accertata da un esame del sangue.
Anemia da carenza di ferro
E' la forma più comune e si riscontra con maggiore frequenza nelle donne, particolarmente durante la gravidanza, e nei vecchi. In questi casi per stabilire l'equilibrio basta aumentare nella dieta quantità di alimenti contenenti ferro ( vegetali a foglie verdi, fegato, carne magra, rognone, pane integrale, piselli secchi, fagioli, frutta ), integrando il regime alimentare con la somministrazione di medicinali a base di ferro.
Anemia da perdita di sangue
All'origine dell'anemia vi sono, a volte, mestruazioni troppo abbondanti, emorragie, emorroidi, ulcere peptiche sanguinanti o altri disturbi cronici che causano perdita di sangue. In questi casi e' necessario prima di tutto individuare e rimuovere la causa della perdita di sangue, poi provvedere a curare l'anemia con la somministrazione di medicinali a base di ferro e di alimenti ricchi dello stesso minerale (in particolare carne magra ).
Anemia perniciosa
Colpisce di solito le persone di mezza età o di età avanzata. In questa forma di anemia ( chiamata anche "anemia di Addison-Biermer" o "anemia megaloblastica"), i globuli rossi non si sviluppano normalmente, a causa di un mancato assorbimento della vitamina B12 a livello dello stomaco per atrofia della mucosa gastrica, con conseguente achilia ( mancanza nel succo gastrico dell'acido cloridrico e della pepsina ) e assenza del fattore intrinseco. Il soggetto può accusare l'uno o l'altro o tutti i sintomi descritti sopra, cui possono aggiungersi torpore degli arti, andatura incerta, disturbi della vescica, a seguito di lesioni nervose da carenza di vitamina B12. Questa forma, un tempo a esito letale e' ora perfettamente curabile mediante trattamento con iniezioni di vitamina B12. La cura, però, deve essere continuata per tutta la vita.
Anemia aplastica
E' una forma derivante da lesioni o distruzione del midollo osseo e si manifesta con macchie scure sulla pelle, frequenti emorragie dal naso e dalla bocca, facilità a contrarre infezioni. Le cause possono essere: ipersensibilità di tipo allergico a medicinali o prodotti chimici, esposizione prolungata a sostanze radioattive o raggi X , presenza di forme tumorali maligna localizzate nel midollo osseo. L'anemia aplastica richiede immediato ricovero in ospedale e trasfusioni di sangue. La guarigione e' possibile solo se la causa viene individuata rapidamente ed eliminata.
Anemia emolitica. E' caratterizzata da un troppo rapido deterioramento dei globuli rossi, che può avvenire come reazione alla somministrazione di certi medicinali o può essere su base ereditaria. La si riscontra talvolta in bambini nati da padre con Rh positivo e madre Rh negativo o in individui cui sia stata praticata una trasfusione con sangue di tipo adatto. Il decorso dell'anemia emolitica, che richiede l'immediato ricovero in ospedale, può essere benigno purché si somministrino per tempo le cure necessarie.
Diabete mellito
Detto semplicemente "diabete", è una disfunzione dell'organismo consistente nell'incapacità di utilizzare lo zucchero come fonte di energia. Quando il livello del glucosio e nel sangue si alza, normalmente le isole di Langerhans del pancreas immettono nella corrente sanguigna l'insulina, un ormone che favorisce l'accumulo e l'utilizzazione del glucosio nei tessuti. Nel diabete, invece, essendovi carenza o addirittura mancanza d'insulina il glucosio non può venire utilizzato dall'organismo e si accumula nel sangue (iperglicemia). Il diabete è una malattia frequente in forma più o meno grave, particolarmente negli individui che hanno superato i 50 anni. Le alterazioni vasali di tipo arteriosclerotico, la perdita di elasticità da parte delle arterie, possono causare complicazioni agli occhi, ai reni, al cuore, alle gambe, possono essere prevenute o, al peggio, ritardate da una cura tempestiva. Nel diabete grave, il grasso accumulato nell'organismo immette nella corrente sanguinosa acidi grassi, i quali, utilizzati come fonti di energia a posto del glucosio, a loro volta producono sostanze dannose, chiamate "corpi chetonici". In tal caso, in mancanza di cure si possono arrivare alla chetoacidosi, a un aumento cioè dell'acidità del sangue, al coma diabetico e alla morte. Il diabete si sviluppa con più probabilità nei soggetti generalmente di media o di tarda età, con precedenti familiari, o negli obesi. Per quanto riguarda la cura, prima di tutto indispensabile seguire una dieta appropriata che, pur prevedendo una drastica riduzione di carboidrati, soddisfi i bisogni alimentari del paziente e, mantenga normale il suo peso. Nei pazienti obesi la riduzione del cibo e quindi anche del peso è indispensabile. La somministrazione d'insulina può essere necessaria a ogni età. Esistono tipi di insulina ad azione ritardata e tipi ad azione immediata. La scelta fra le due alternative dipende dalle necessità del singolo paziente. La sulfanilurea, che stimola la produzione di insulina da parte del pancreas che è efficace solo per i diabetici di età media e avanzata. Una dose troppo elevata di insulina o di sulfanilurea può provocare un'eccessiva caduta del livello dello zucchero nel sangue (ipoglicemia). Altre cause di caduta del livello dello zucchero possono essere eccessiva distanza fra i pasti.
Dissenteria
Grave malattia intestinale, caratterizzata attacchi ripetuti di diarrea, con sangue e muco nelle feci. La malattia è comune nei luoghi dove le condizioni igieniche sono scadenti.
Dissenteria bacillare
E' diffusa nel cibo, dall'acqua, dal latte inquinati da germi dissenterici. La fonte del batterio che viene trasmesso per contatto o dalle mosche o dagli utensili sporchi, è l'ammalato o il portatore, cioè l'individuo che porta in sé e propaga i germi, ma non presenta i sintomi della malattia. Oltre gli attacchi di diarrea, il malato ha febbre e crampi; spesso sono presenti anche nausea e vomito. La malattia viene curata con antibiotici e abbondanti bevande per prevenire la disidratazione. Se non ci sono complicazioni il paziente migliora in poco più di una settimana.
Dissenteria amebica
Detta anche "amebiasi", questa malattia è causata da un particolare tipo di ameba (Entamobea histolytica), organismo unicellulare assai più grande di un batterio. E' spesso diffusa dall'acqua potabile inquinata e si manifesta soprattutto nelle regioni tropicali, specie dove gli escrementi umani vengono diffusamente usati come fertilizzanti. Gli ammalati di una forma grave di dissenteria amebica possono avere, come complicazione, un accesso del fegato o un'epatite, i farmaci per curare la dissenteria amebica sono, tra gli altri, le teracicline e il cloridato di emetina. Se si formano accessi, la cura è chirurgica.
Enterite
Infiammazione dell'intestino. Può essere causata da infezione batterica o da virus, da reazione allergica a cibi o a farmaci, da avvelenamento da cibi guasti da abuso di alcolici, da eccesso di cibo o da altre cause. Il sintomo principale è la diarrea, che può anche contenere sangue. La terapia è dietetica e farmacologica. Poiché con la diarrea vengono persi molti liquidi, è opportuno che i pazienti vengano attentamente seguiti per evitare l'insorgenza di una grave disidratazione.
Enzimopatie
Ogni malattia causata dalla mancanza o dall'alterazione di uno o più enzimi, molecole proteiche necessarie per il normale svolgimento dei processi cellulari. Le Enzimopatie sono malattie ereditarie e non è possibile guarirle; in alcuni casi, però, opportune precauzioni possono alleviare i sintomi e quindi limitare le manifestazioni morbose secondarie. Un esempio di enzimopatia è l'oligofrenia fenil-piruvica in cui esiste un'alterazione del metabolismo dell'aminoacido fenil-alanina, che non si trasforma in tirosina. Il sintomo più grave è un forte ritardo mentale di cui si può evitare la manifestazione facendo assumere al neonato una dieta molto scarsa di frnil-alanina. Altri esempi sono l'intolleranza congenita al fruttosio e una forma di anemia emolitica.
Gastrite cronica
Nella gastrite il rivestimento interno dello stomaco è più sottile del normale e molte ghiandole che secernono i succhi gastrici interrompono la loro funzione.
Una forma lieve di gastrite cronica è comune nelle persone anziane, ma non sempre causa sintomi spiacevoli o disturbi digestivi. Attacchi frequenti di gastrite acuta possono cronicizzarsi nelle persone giovani. Quando si è stabilizzata, la gastrite può anche non provocare disturbi digestivi. In ogni caso, chi soffre di gastrite cronica dovrebbe evitare di bere alcolici e rinunciare a tutti i cibi che fa fatica a digerire. In un particolare caso di gastrite cronica, gastrite atrofica, il paziente non è più in grado di assorbire una delle vitamine essenziali, la B12.
La mancanza di questa vitamina è causa di anemia perniciosa e può provocare disturbi mentali. La mancata secrezione di acidi nello stomaco riduce, o addirittura annulla la possibilità di assorbimento del ferro introdotto con la dieta, causando quel particolare tipo di anemia conosciuto come anemia ferro priva.
Kwashiorkor
E' una malattia causata da insufficiente nutrizione, soprattutto di proteine, e da carenze vitaminiche. Colpisce i bambini, soprattutto nei paesi sottosviluppati, fra il primo e il terzo anno di vita. Il suo instaurarsi è favorito dalla concomitanza di malattie come il morbillo, la polmonite, la dispepsia diarroica. I sintomi principali consistono in mancata crescita, edemi, atrofia muscolare, ridotta o inesistente attività fisica. L'addome è spesso sporgente per ingrossamento del fegato dovuto a cirrosi. L'unica cura consiste nella somministrazione di alimenti ricchi di proteine e arricchiti di vitamine, sebbene sia piuttosto difficile far regredire del tutto la malattia.
Tossinfezione alimentare
Malattia acuta causata da ingestione di cibi contaminati da germi. Si ha sospetta tossinfezione quando si manifestano sintomi del tipo nausea, diarrea, vomito, dolori e gonfiori addominali. Tale sintomatologia può manifestarsi subito dopo l'ingestione di un cibo guasto, ma anche dopo 24 ore o più, ed essere accompagnata o meno da febbre. E' importante bere molto per compensare la perdita dei liquidi dovuta al vomito o alla diarrea. Può essere di due tipi a seconda che sia di origine batterica oppure da sostanze tossiche già presenti nell'alimento prima della sua ingestione. Il tipo più comune è la salmonellosi, le salmonelle sono presenti nei molluschi e nei crostacei pescati in acque inquinate; si tratta di stafilococchi che possono inquinare l'alimento sia durante la sua preparazione che durante la sua conservazione a temperatura ambiente o, peggio, ancora al caldo. I batteri si moltiplicano rapidamente, producendo tossine ed enzimi che provocano gastroenteriti molto gravi. Un tipo di avvelenamento da cibo è dovuto al Clostridium welchii, microrganismo che può proliferare nella carne non ben cotta e solo riscaldata leggermente. Esistono anche forme non batteriche di intossicazione alimentare, provocate da ingestione di cibi (funghi, erbe o frutti) erroneamente ritenuti commestibili. Intossicazioni acute o croniche possono anche derivare da ingestione di residui di insetticidi o altre sostanze spruzzate su frutta e verdura.
Malnutrizione
Patologia provocata da una dieta non equilibrata che implica carenze o eccessi di uno o più nutrienti. Una persona è a rischio di malnutrizione se la quantità di calorie, la qualità degli alimenti, o le due cose assieme non corrispondono al fabbisogno energetico e nutrizionale. Quando la dieta fornisce un apporto calorico particolarmente ridotto, l'organismo inizia a utilizzare a scopi energetici le proprie riserve di grassi e, esaurite queste, le proteine che compongono la massa muscolare e tutti gli altri tessuti; raggiunto un certo limite di indebolimento, il corpo non è più in grado di adempiere alle proprie funzioni fisiologiche e di difendersi dalle infezioni. I bambini, in particolare quelli al di sotto dei cinque anni, manifestano più rapidamente degli adulti gli effetti del digiuno, sviluppando forme di malnutrizione proteico-caloriche anche fatali, come il kwashiorkor e il kwashiorkor marantico, presenti in tutti i paesi in via di sviluppo. Il kwashiorkor in genere si manifesta quando un bambino viene svezzato tardivamente, passando a un'alimentazione ricca di amidi e povera di proteine, e di frequente viene preceduto da un'infezione acuta. Talvolta il peso molto inferiore alla media è mascherato dal fenomeno di ritenzione idrica, che conferisce ai bambini affetti da kwashiorkorla tipica faccia "a luna piena" e il ventre gonfio. Il kwashiorkor marantico, invece, si manifesta quando un neonato viene svezzato precocemente, sostituendo al latte materno alimenti poveri di calorie e nutrienti; complicazioni comuni in questi casi sono le infezioni croniche a carico dell'apparato digerente, dovute alle precarie condizioni igieniche, che vengono in genere "curate" con sostanze liquide prive di valore nutritivo. Un bambino colpito dal kwashiorkor marantico si presenta fortemente sottopeso, privo di grasso corporeo ed eroso nella massa muscolare.
Nei paesi industrializzati le conseguenze di un'alimentazione a ridotto contenuto calorico si possono osservare nelle persone sofferenti di anoressia nervosa e talvolta negli anziani; in queste nazioni, tuttavia, la forma più comune di squilibrio nutrizionale è dovuta alla sovralimentazione, che in casi estremi dà luogo ad obesità, una patologia che a sua volta incrementa il rischio di diabete e di malattie a carico dell'apparato cardiovascolare.
Quando l'alimentazione è povera di nutrienti si manifestano le cosiddette malattie da carenza, dovute, in genere, alla mancanza di specifiche vitamine o minerali e particolarmente diffuse nei paesi in via di sviluppo, dove incidono fortemente sui tassi di morbilità e mortalità dell'intera popolazione. Tra le diverse cause a cui si può attribuire una malattia da carenza, certamente vi è una dieta a limitata varietà di alimenti, come accade, ad esempio, nei paesi in cui il mais è l'alimento di base dell'alimentazione e oltre a questo vengono consumati pochi altri cibi; in genere, in queste condizioni viene a mancare la niacina, una vitamina del gruppo B, in assenza della quale può insorgere la pellagra.
Alcune persone hanno un fabbisogno molto elevato di alcune sostanze, che se non vengono assunte in quantità elevate possono provocare malattie da carenza: il ferro, ad esempio, deve essere presente in modo adeguato nella dieta dei soggetti anemici. Altri stati di carenza di intere popolazioni possono essere correlati a una particolare localizzazione geografica, come accade, ad esempio, nelle regioni con terreni particolarmente poveri di iodio: dal momento che pochi altri alimenti, oltre ai vegetali, contengono quantità significative di questo minerale, chi vive in queste zone può presentare una carenza cronica di iodio che si manifesta in malattie come il gozzo e il cretinismo.
Gli effetti della carenza di una specifica vitamina o di un minerale sull'organismo dipendono, essenzialmente, dalla funzione di quell'elemento (ad esempio, un apporto ridotto di vitamina A, che ha un ruolo importante per la vista, può provocare cecità), e più sono le funzioni svolte dalle vitamine o dai minerali in questione, più vaste sono le conseguenze sulla salute.
Obesità
Affezione caratterizzata dall'accumulo di eccessive quantità di tessuto adiposo sotto la pelle e all'interno degli organi, compresi i muscoli. Tutti i mammiferi accumulano grasso corporeo, che normalmente costituisce il 25% del peso corporeo delle donne e il 15% di quello degli uomini. La deposizione di grasso, che contiene il doppio dell'energia potenziale dei carboidrati o delle proteine, è un efficiente sistema per disporre di una riserva energetica sempre pronta all'uso. La deposizione di quantità eccessive di grasso può, tuttavia, causare una compromissione della salute. Alcuni dati clinici dimostrano che, rispetto alla popolazione normale, le persone in sovrappeso di oltre il 30% corrono rischi notevolmente maggiori di ammalarsi, in particolare di diabete, di malattie cardiovascolari e della colecisti, nonché di artrite, e spesso vanno incontro a complicanze durante gli interventi chirurgici.
L'obesità è causata solo raramente da disturbi del sistema endocrino. Non è ereditaria e i bambini in sovrappeso non diventano necessariamente adulti obesi. L'obesità è causata dall'assunzione di più energia, sotto forma di cibo, di quanta se ne consumi nell'attività. Oltre all'eccesso di cibo, l'obesità può essere causata anche da riduzione dell'attività e spesso colpisce chi fa vita sedentaria o è costretto a letto per periodi prolungati.
Tra gli approcci, tentati e solo parzialmente riusciti, per far perdere peso agli obesi, vi sono: le pillole anoressizzanti, che contengono anfetamine e oggi sono scarsamente utilizzate perché considerate pericolose; le diete complesse, che non sempre sono efficaci nei confronti dei forti obesi; le diete proteiche liquide, simili a quelle utilizzate per alcuni pazienti ricoverati in ospedale, che, tuttavia, sconvolgono il naturale equilibrio idrosalino dell'organismo e compromettono la funzionalità cardiaca.
Le procedure chirurgiche impiegate per facilitare la perdita di peso sono il by-pass ileale e il bypass gastrico. Nel primo intervento viene asportato un tratto di intestino per ridurre l'assorbimento delle sostanze nutritive; questo intervento è stato ormai quasi del tutto abbandonato poiché causa gravi effetti collaterali, come danni al fegato e diarrea cronica, e ha provocato numerosi decessi.
Nella procedura del by-pass gastrico, una considerevole proporzione dello stomaco viene chiusa con graffe chirurgiche e viene, così, notevolmente ridotta la quantità di cibo che il soggetto riesce ad assumere.
Poiché si ritiene che l'obesità sia prevalentemente dovuta a errate abitudini alimentari, molti pensano che una correzione del comportamento alimentare possa essere una terapia efficace. In tale terapia agli obesi viene insegnato a mangiare solo in certi orari della giornata o in certi luoghi, a nutrirsi lentamente e a tenere un diario scritto di tutto ciò che ingeriscono. Solo il 15% circa dei soggetti obesi sottoposti a tale terapia perde, tuttavia, una quantità significativa di peso che non viene ripresa nell'anno successivo.
Anoressia nervosa
Detta anche anoressia mentale, patologia caratterizzata da grande paura di ingrassare o di diventare obesi, nonché da un'immagine distorta del proprio corpo; essa conduce a una perdita eccessiva di peso, solitamente provocata dalla diminuzione volontaria dell'apporto di cibo e da un esercizio fisico esagerato.
In genere insorge in persone sane e colpisce soprattutto gli adolescenti, in particolare le giovani donne. Inizialmente disturbo comportamentale, l'anoressia nervosa può tuttavia causare anche gravi disfunzioni fisiologiche, quali un'aumentata vulnerabilità alle infezioni e forti squilibri ormonali, che tra le altre cose possono provocare irregolarità del ciclo mestruale e, in fasi più avanzate della vita, anche osteoporosi. Può inoltre compromettere, sia pure in modo reversibile, i processi mentali, che in genere ritornano nella norma se l'affezione si risolve e il peso corporeo viene ripristinato. Nel 5-18% dei casi l'anoressia nervosa ha esito fatale.
Chi viene colpito da questa patologia può presentare, a fasi alterne rispetto all'anoressia, anche bulimia nervosa, una forma caratterizzata dall'ingestione di grandi quantità di cibo, che per paura di ingrassare vengono eliminate con vomito autoindotto o con lassativi. Il vomito ripetuto, che, tra i vari effetti, priva l'organismo di liquidi e di potassio, può avere effetti avversi sulla funzione cardiaca.
Questa malattia è spesso associata a depressione, scarsa autostima, problemi legati alla crescita o alla definizione della propria sessualità; per la sua cura non esiste un'unica terapia che abbia dimostrato di essere efficace in tutti i casi. Circa la metà dei pazienti che si sottopongono a psicoterapia, singola o familiare, guarisce senza andare incontro a ricadute. La normalizzazione del peso corporeo è un passo importante nel trattamento dell'affezione, che talvolta prevede anche la somministrazione di farmaci antidepressivi.
Poiché molte persone affette da anoressia nervosa non si rivolgono direttamente a un medico, non è possibile conoscere l'esatto grado di diffusione della malattia.
Pellagra
Malattia carenziale causata da inadeguatezza nell'apporto o nell'assorbimento di niacina o vitamina B3. Sebbene la pellagra sia comune in tutto il mondo, la sua incidenza in alcuni paesi occidentali è oggi bassa grazie all'aggiunta di vitamine ai cereali lavorati. Questa malattia colpisce soprattutto le persone con una dieta povera di proteine e in particolare chi si nutre soprattutto di mais; si presenta talvolta nei soggetti affetti da disturbi gastrointestinali, che impediscono l'assorbimento delle vitamine.
I primi sintomi della pellagra sono spesso debolezza, insonnia e dimagrimento. La pelle del collo, delle mani, delle braccia, dei piedi e delle gambe, soprattutto dopo esposizione ai raggi solari, diventa ruvida, arrossata e desquamata, e nella bocca si formano lesioni dolorose. A livello gastrointestinale si ha perdita di appetito, nausea e diarrea. Più tardi nel decorso della malattia si verificano compromissione del sistema nervoso, cefalea, vertigini, dolori generalizzati, tremore muscolare e disturbi mentali. Il deficit di niacina può essere fatale.
La terapia consiste nella somministrazione di niacina e delle altre vitamine del gruppo B. Per la guarigione e la prevenzione della pellagra è indispensabile osservare una dieta che preveda l'assunzione quotidiana di latte, carne magra o pesce, cereali integrali e ortaggi freschi
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Una ricerca americana dimostra l'importanza degli Omega-3 nel migliorare le prestazioni cerebrali. Ecco dove trovare e come assumere gli Omega-3
Dalle alghe primordiali la (r)evolution anti-età per la mente
Gli acidi grassi Omega 3 combattono attivamente il decadimento cognitivo, perché mantengono attive le sinapsi (collegamenti) tra i neuroni. Pertanto aiutano la memoria e la concentrazione. In pratica, mantengono viva e attiva la mente. Basti pensare che il 60% del peso secco del cervello umano è rappresentato da grassi e in particolare il DHA, un Omega 3, costituisce il 40% degli acidi grassi polinsaturi nel cervello. Scopri con noi come avere sempre le giuste scorte di questa preziosa sostanza che oggi può essere estratta non solo dal pesce ma anche dalle microalghe primordiali…
Perché la memoria si riduce dopo i quarant'anni
Già dopo i 40 anni, si assiste al calo del DHA, e in parallelo a una perdita di funzionalità cerebrale. Quando poi il ripetersi di stress che interessano il sistema nervoso si associa a una carenza di questo omega-3, si ha come risultato una perdita di 'plasticità sinaptica' che a sua volta genera perdita di memoria e ridotta efficienza intellettiva (difficoltà di concentrazione, nell'apprendimento di nuove informazioni ecc.). La presenza di adeguati livelli di DHA nel sistema nervoso è pertanto essenziale per un funzionamento cerebrale ottimale e per un supporto dell'attività intellettiva durante l'invecchiamento e non solo.
Un nuovo studio afferma che il DHA può migliorare la funzione mentale-cerebrale
I ricercatori dell'Università di Pittsburgh, coordinati da Matthew Muldoon, hanno condotto uno studio basato sull'analisi dei dati provenienti da 280 persone di età compresa tra i 35 e i 54 anni. I partecipanti allo studio non assumevano integratori di Omega-3 e non soffrivano di disturbi neuropsichiatrici né demenza o Alzheimer. I livelli nel sangue di ALA (Acido Alfa Lipoico), EPA (Acido Eicosapentaenoico) e DHA (Acido Docoesaenoico) sono stati correlati con le 5 maggiori funzioni cognitive in base ai test neuropsicologici.
I ricercatori hanno evidenziato che livelli elevati di DHA risultavano correlati a migliori prestazioni nei test di ragionamento verbale e flessibilità mentale, memoria di lavoro e vocabolario. Inoltre, i crescenti livelli di DHA sono stati associati con un miglioramento delle funzioni mentali .
Come assumere DHA anche senza mangiare pesce
Il DHA è presente nei pesci delle acque salate e fredde e negli oli che ne derivano. Ma oggi, anche nei paesi nei quali vige la dieta mediterranea si è osservata una riduzione della tendenza ad assumere pesce. La conseguenza di questo cambiamento di abitudini alimentari è che si è meno protetti dal declino dell'attività cerebrale, ma anche dal rischio di eventi cardiovascolari come ictus, trombosi, infarto.
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Le vitamine del gruppo B sono indispensabili alla salute. Forniscono l'energia necessaria ogni giorno, migliorano le prestazioni fisiche e quelle mentali e il tono dell'umore. Tutte le indicazioni per sfruttarle al meglio: le dosi consigliate e il modo migliore per assumerle attraverso cibi e integratori.
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Perché assumere un integratore di DHA
Le persone hanno aspettative sempre più alte rispetto alla loro qualità intellettiva e vitalità fisica. L'integrazione quotidiana con DHA risulta strategica per contrastare e ostacolare problematiche che tipicamente si presentano con il passare degli anni e disturbi neurodegenerativi sempre più frequenti. L'integrazione con DHA aiuta a conservare lucidità e vitalità, un'attitudine che, nell'ottica dell'aumento della longevità, diventa quasi una responsabilità sociale nei confronti di se stessi e degli altri. Ecco allora che per migliorare il proprio benessere intellettivo, il benessere cardiovascolare e fisico in modo semplice basta assumere 1 o 2 perle vegetali di DHA estratto da alghe ogni giorno per 2-3 mesi consecutivi. E vedrete risultati tangibili.
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LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI |
Il sistema cardiovascolare è formato da una pompa meccanica, il cuore, e da una sistema di tubi che partono dal cuore (l'aorta e le altre grandi arterie) e progressivamente si dividono in condotti sempre più piccoli (arterie di medie dimensioni e arteriole) fino a tubicini dalla parete sottilissima (i capillari). La principale funzione del sistema cardiovascolare è quella di trasportare alle cellule di tutto il corpo il sangue e con esso l'ossigeno e le sostanze nutritive; inoltre, esso è deputato a portar via l'anidride carbonica e le sostanze di rifiuto prodotte dagli organi. Questi scambi si realizzano attraverso i capillari che hanno pareti sottilissime e arrivano a tutte le cellule.
Le malattie cardiovascolari sono le patologie che colpiscono il cuore e/o i vasi sanguigni. Il danno provocato da queste malattie può far si che, in determinati distretti, non giunga una quantità di sangue adeguata alle esigenze. L'insufficiente afflusso di sangue in un distretto fa sì che le cellule che lo costituiscono vadano rapidamente incontro a carenza di ossigeno. Questa carenza di ossigeno è detta ischemia. Se l'ischemia si prolunga nel tempo, può causare la morte di una parte dell'organo (infarto). L'ictus cerebrale e l'infarto del miocardio sono le più gravi malattie cardiovascolari. Nel primo caso la malattia determina una riduzione di sangue a livello di una zona del cervello; nel secondo caso si ha una riduzione del flusso di sangue a livello di una delle coronarie, i vasi deputati a portare il sangue al muscolo cardiaco (miocardio). Il danno provocato al cuore dall'infarto rende più difficile il lavoro di pompa di quest'organo e questo può determinare problemi circolatori anche in altri distretti corporei.
PERCHÉ COMPAIONO LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI? |
Sia l'ictus cerebrale sia l'infarto del miocardio sono, nella maggior parte dei casi, la conseguenza del fenomeno noto con il termine di aterosclerosi. L'aterosclerosi consiste nel fatto che, sulla parete interna dei vasi si formano dei depositi (le placche aterosclerotiche) di materiale grasso (prevalentemente colesterolo). La formazione della placca è un fenomeno che avviene nel tempo e dipende dalla predisposizione di ciascun individuo e della presenza e gravità di alcuni fattori, i cosiddetti fattori di rischio .
La placca aterosclerotica restringe il lume del vaso e determina una riduzione del flusso sanguigno. Le cellule a valle del restringimento saranno fornite da una quantità ridotta di ossigeno e sostanze nutritizie; ciò una determina sofferenza, l'ischemia, che diventa particolarmente evidente in situazioni di aumentato fabbisogno energetico, come durante lo sforzo fisico. Il quadro clinico corrispondente all'ischemia miocardica è l'angina. Il paziente avvertirà un dolore, generalmente in corrispondenza dello sterno, l'angina per l'appunto (angor = dolore).
Le placche, inoltre, possono rompersi. La rottura di una placca aterosclerotica determina l'attivazione del sistema della coagulazione (come succede per le ferite) e la formazione di un tappo emostatico costituito dalle piastrine e dai componenti del sistema della coagulazione (fibrina). Il tappo emostatico (trombo) determina un'ostruzione a valle della quale non arriverà sangue, ne' ossigeno ne' sostanze nutritizie. La sofferenza delle cellule è tale che vanno incontro a morte. Il quadro clinico corrispondente alla trombosi è l'infarto.
FATTORI DI RISCHIO |
La prevenzione delle malattie cardiovascolari rappresenta un'urgenza per i Paesi industrializzati sia per la loro diffusione, in continua crescita, che per la mortalità ad esse associata (gli Europei muoiono più per le malattie cardiovascolari che per i tumori).
Le malattie cardiovascolari si possono prevenire. Le strategie preventive si basano sul cambiamento di particolari abitudini comportamentali e sulla correzione di condizioni patologiche che possono predisporre all'insorgenza delle malattie cardiovascolari.
Lo scopo di questa sezione del portale è quello di fornire le informazioni necessarie per conoscere il proprio rischio di avere una malattia cardiovascolare e per prevenirle.
Alimentazione e malattie cardiovascolari
Nell'uomo e nei vertebrati l'apparato circolatorio è un sistema chiuso costituito dal cuore e dai vasi (arterie e vene). Il cuore svolge la funzione di pompare il sangue con lo scopo di trasportare gas respiratori (ossigeno e anidride carbonica), nutrienti, prodotti di rifiuto, ormoni, anticorpi e sali. L'integrità funzionale di questo apparato garantisce lo stato di salute e per il suo buon funzionamento è necessario che il flusso di sangue, nel suo percorso all'interno dei vasi, non incontri alcun ostacolo.
Esistono però situazioni in cui placche di tessuto fibroso e materiale lipidico si fissano sulla superficie interna delle arterie ostruendole e impedendo al sangue di irrorare la zona a valle con complicazioni mortali o invalidanti (infarto del miocardio, ictus cerebrale). La formazione delle placche arteriosclerotiche (sono così definiti i depositi fibro-adiposo che ostruiscono le arterie) inizia con una lesione della parete interna e la successiva deposizione di sostanze riduce il lume ed ostacola il flusso di sangue compromettendo la nutrizione e la rimozione dei prodotti di scarto della zona irrorata. Gli organi ed i tessuti possono subire così un danno che può risultare grave ed anche letale. Fattori responsabili di questa lesione sono l'iperlipidemia, la nicotina e l'ipertensione arteriosa. L'alterazione del quadro lipidico è profondamente implicato nella genesi e progressione del processo arteriosclerotico ed in particolare modo l'aumento delle LDL ed una riduzione delle HDL agiscono da promotori favorendo l'accumulo di colesterolo nella parete arteriosa. Molti studi confermano che l'incidenza di infarto del miocardio subisce un decremento se si riduce il livello di colesterolo legato alle lipoproteine LDL e con certezza la riduzione dei livelli di LDL può rallentare l'avanzamento delle lesioni arteriosclerotiche e favorirne la regressione.
Numerosi studi confermano la relazione tra abitudini alimentari e arteriosclerosi, è stato accertato che i grassi saturi prevalentemente contenuti nei tessuti animali aumentano il livello di quelle frazioni di colesterolo fortemente coinvolte nella formazione delle placche arteriosclerotiche e sono pertanto indicati fra i principali fattori di rischio per accidenti cardiovascolari. La principale causa di morte nei paesi industrializzati sono le malattie cardiovascolari e secondo alcune valutazioni la loro esclusione aumenterebbe in Europa la speranza di vita di sette anni. La riduzione dei livelli di colesterolo LDL è fra i principali obiettivi delle amministrazioni sanitarie del mondo industrializzato e considerando gli effetti positivi manifestati da alcuni schemi alimentari sul riequilibrio del quadro lipidico, una serie di comitati nazionali ed internazionali hanno posto come primo atto nella cura delle dislipidemie il trattamento nutrizionale sottolineando che l'eventuale passaggio alla terapia farmacologica dovrebbe essere valutato solo nel caso in cui dopo alcuni mesi di controllo nutrizionale i valori di colesterolo non abbiano raggiunto i livelli desiderati. Anche nel caso in cui si rendesse necessario l'intervento farmacologico, questo dovrebbe essere associato ad un corretto programma nutrizionale al fine di ottimizzare il dosaggio del farmaco e minimizzarne gli eventuali effetti collaterali.
È utile ricordare che l'approccio nutrizionale nella correzione del quadro lipidico non dovrebbe essere ricondotto semplicisticamente alla eliminazione degli alimenti contenenti una elevata quantità di colesterolo ma dovrebbe essere mirato al riequilibrio e all'ottimizzazione dei rendimenti metabolici riducendo l'eccedenza ponderale, troppo spesso presente nei soggetti con il quadro lipidico alterato. La sola eliminazione di alcuni alimenti ricchi di colesterolo, se non si presta attenzione all'eccesso calorico ed ai fattori che lo determinano, è pressoché inutile visto che questo composto può essere prodotto dall'organismo dalle eccedenze alimentari. È però necessario riconoscere che esistono differenze nei livelli di lipidi plasmatici fra vegetariani e carnivori indipendentemente dal peso, probabilmente il diverso apporto qualitativo di grassi, la maggior quantità di fibre assunte ed altri fattori presenti nelle diete vegetariane contribuiscono a mantenere i livelli medi di colesterolo più bassi. Altre sostanze ad effetto antiossidante come le vitamine ed i fitoestrogeni hanno un effetto benefico nei confronti dell'endotelio vascolare indipendentemente dal colesterolo.
Negli ultimi anni si è assistito ad un interesse crescente della comunità scientifica nei confronti dell'omocisteina come fattore di rischio cardiovascolare. L'elevata concentrazione nel sangue di questa sostanza è un fattore di rischio accertato per l'ictus, la patologia occlusiva arteriosa, la trombosi venosa, la malattia aterosclerotica cardiovascolare ed è probabilmente coinvolta nella malattia di Alzheimer e nelle demenze vascolari. Trascurando le cause su base genetica, alcune condizioni patologiche o terapie farmacologiche che incidono negativamente sui livelli di tale sostanza, i livelli di omocisteina risentono della carenza nutrizionale di vitamina B6, B12 e acido folico. Una ridotta assunzione di questi fattori vitaminici è responsabile dell'aumento della concentrazione di omocisteina. Essendo la vitamina B12 presente esclusivamente nella carne e negli alimenti di origine animale le diete vegetariane e maggiormente quelle vegane (diete che escludono carne, pesce, uova, latte e derivati) se non adeguatamente integrate con vitamina B12 conducono ad un aumento dell'omocisteina plasmatica e di conseguenza ad un incremento del rischio cardiovascolare.
Anche l'ipertensione è un fattore di rischio importante nella genesi delle problematiche cardiovascolari e sebbene in Europa la pressione arteriosa aumenti con l'età, lo stesso non si può dire di altri paesi del mondo in cui i fattori ambientali, ivi compresa la dieta, siano profondamente diversi. L'ipertensione arteriosa rappresenta un fattore di rischio tanto negli anziani quanto nei giovani e considerando i rischi ai quali è associata, la sua prevenzione può dimostrarsi altrettanto importante in tutte le fasce di età. L'aumento della pressione arteriosa legato all'età non è inevitabile a patto di affrontare con criterio, razionalità e buon senso i principali fattori nutrizionali implicati nella genesi della suddetta condizione. L'obesità è per esempio correlata a tutte le età con l'ipertensione e agendo solo su questo fattore, indipendentemente dalla contemporanea restrizione di sodio, è possibile ridurre la pressione arteriosa.
Altri fattori nutrizionali capaci di influenzare l'omeostasi pressoria sono l'alcool, i grassi ed alcuni minerali, ma è nel suo complesso che l'alimentazione dovrebbe essere considerata. L'effetto combinato dei vari fattori nutrizionali come la riduzione della densità calorica, dell'apporto di sodio e di grassi, l'aumento della quantità di fibre, un diverso rapporto fra proteine animali e vegetali ed un miglior rapporto acidi grassi polinsaturi/saturi, sulla pressione arteriosa lo si osserva nelle diete vegetariane ben equilibrate e strutturate. I vegetariani mostrano infatti una riduzione dei livelli pressori rispetto ad una popolazione non vegetariana ed un minor rischio cardiovascolare. Le numerose ricerche scientifiche mostrano che il ruolo dell'alimentazione nella gestione dell'ipertensione è estremamente importante e in alcuni casi un corretto programma di riequilibrio nutrizionale può comportare la riduzione o perfino l'abolizione della stessa terapia farmacologica. Ma come per l'ipercolesterolemia, se la sospensione dei farmaci non fosse un obiettivo perseguibile, la terapia dovrebbe essere comunque supportata da un attento controllo nutrizionale al fine di limitare il dosaggio farmacologico ed i suoi effetti collaterali.
Obesità e rischi associati
L'obesità è una condizione causata da una eccessiva quantità di tessuto adiposo. Si calcola che vi siano oltre 300 milioni di persone sovrappeso nel mondo e le stime la pongono come la causa di 300.000 morti premature nel 1990 negli Stati Uniti. In Italia si contano 5 milioni di obesi e 20 milioni di persone sovrappeso. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità questa condizione è aumentata vertiginosamente negli ultimi anni ed un dato particolarmente allarmante è il numero crescente di casi di obesità infantile; secondo alcune stime nel 1995 si contavano 22 milioni di bambini obesi nel mondo e nel nostro paese alcuni recenti studi indicano che oltre il 30% della popolazione fra otto e dieci anni è sovrappeso.
Le indagini epidemiologiche hanno mostrato inequivocabilmente che l'aumento della massa adiposa predispone a malattie cardiache e vascolari, ipertensione arteriosa, dislipidemie, diabete e cancro. L'obesità è inoltre associata ad un aumentato rischio di complicanze osteoarticolari (rachide lombo sacrale, articolazione coxo-femorale, ginocchio e piede), complicazioni in caso di intervento chirurgico e ad una maggior frequenza di calcolosi della colecisti e delle vie biliari. La donna obesa può andare incontro ad amenorrea, ridotta fertilità e complicazioni in caso di gravidanza. Recentemente è stato visto che indipendentemente da altri fattori (fumo, alcool, farmaci, età, sesso e infezioni da HBV e HCV) l'eccedenza ponderale può essere responsabile di un aumento dei valori di transaminasi nel sangue.
Visti e considerati i rischi associati all'obesità, tutte le amministrazioni sanitarie del mondo industrializzato invitano vivamente le persone a controllare il loro peso e adottare strategie mirate alla modifica delle abitudini alimentari con interventi finalizzati alla riduzione dei grassi saturi (prevalentemente di origine animale) e all'incremento del consumo di frutta, verdura, cereali e legumi.
Sulla base dei numerosi dati presenti nella letteratura scientifica tre sono gli indici più importanti per una valutazione prognostica dell'obeso: l'entità dell'eccesso di grasso, la sua localizzazione, e le fluttuazioni di peso. Maggiore quantità di tessuto adiposo implica un maggior rischio ma le complicanze dell'obesità sono notevolmente influenzate dalla diversa distribuzione del tessuto adiposo. Il grasso depositato tra i visceri addominali e sul tronco aumenta molto il rischio per ipertensione, diabete, infarto e trombosi. Questo tipo di obesità (androide) spesso conosciuta come obesità a mela o centrale diventa nel corso degli anni un fattore di notevole rischio per le condizioni patologiche suddette. Le fluttuazioni del peso rappresentano anch'esse un pericolo per la salute. L'incremento ponderale che segue spesso una dieta restrittiva può configurarsi come una reale minaccia, essendo questa fase associata ad un aumento del rischio cardiovascolare ed i notevoli cambiamenti del tono dell'umore che accompagnano le suddette oscillazioni ponderali influenzano negativamente i rapporti sociali e familiari e comportano spesso una riduzione dell'autostima.
La riduzione dell'eccesso di grasso corporeo è per queste ragioni un obiettivo prioritario ma l'unica strada realmente percorribile è quella che comporta un parziale cambiamento dello stile di vita e delle abitudini alimentari. È necessario accettare il fatto che le diete e le soluzioni miracolose in grado di risolvere il problema per noi non esistono, occorre liberarsi dai rituali dietetici evitando soluzioni che prevedono un ossessivo calcolo delle calorie, divieti e proibizioni. È indispensabile invece accettare i tempi ed i limiti che il nostro corpo impone e recuperare un rapporto sereno e non ansiogeno con il cibo.
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GRASSO E' BELLO ?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’obesità rappresenta uno dei maggiori problemi di salute pubblica dei nostri tempi. Negli ultimi venti anni il numero degli individui obesi è rapidamente aumentato al punto che oggi si registrano circa 200 milioni di persone che soffrono di obesità, senza distinzione geografica: la gravità del problema è tale sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo come Cina, India e Sud America, coinvolgendo sempre di più anche l’Europa. Nel mondo, il 10% dei bambini ed adolescenti di età compresa tra i 5 e i 17 anni sono in sovrappeso con il 2-3% che si trovano in uno stato di obesità ma vi è anche una preoccupante crescita dei casi di diabete e colesterolo riscontrati nella fase giovanile. Un problema che non è solo estetico ma che riguarda la salute degli individui, qualsiasi sia la loro età: si calcola che l’obesità è alla base del 7,7% dei decessi dal momento che la condizione di sovrappeso espone a diversi tipi di malattie, da quelle di tipo cardio-vascolare all’osteoartrosi, alla litiasi biliare, alla gotta e ad alcune neoplasie. Si rende quindi necessaria, in Italia come altrove, un’opera di sensibilizzazione alla prevenzione sull’obesità, la cui causa è spesso legata allo squilibrio tra l’apporto calorico e il dispendio energetico, più che ad una malattia endocrina o genetica che è presente, negli individui obesi, in una percentuale inferiore al 5% dei casi. Ma sono necessarie anche risposte puntuali ed efficaci per chi si trova già in una condizione di sovrappeso e debba dunque calare di peso in modo controllato perché ciò non influisca negativamente sul suo equilibrio psico-fisico
Cos'é l'obesità
L’obesità è un aumento del peso corporeo per eccesso di tessuto adiposo nell’organismo. E’ un’affezione che colpisce individui di tutte le età. Sono state eseguite molte ricerche per stabilire se negli obesi vi sia qualche alterazione particolare; è stato accertato che in tali soggetti non vi è né un’assorbimento maggiore dei grassi, né una tendenza dei tessuti a trattenerli in modo superiore al normale. |
L’obesità non comporta solo un danno estetico, ma sottopone anche il cuore ad uno sforzo maggiore, determinando esauribilità fisica e dispnea; nei cardiopatici aumenta la tendenza allo scompenso cardiaco; possono insorgere alterazioni nella meccanica articolare che limitano i movimenti; si ha inoltre predisposizione ad altre malattie del ricambio. In molti individui l’obesità è così bene tollerata da costituire un atteggiamento costituzionale, più che uno stato morboso o una malattia vera e propria. L’eccesso ponderale può verificarsi a qualunque età come detto prima, ma il più delle volte comincia dopo i quaranta anni e, nelle donne, coincide spesso con la menopausa. Non di rado l’obesità ha carattere familiare; in questi casi, oltre alla predisposizione ereditaria, è caratteristico ritrovare nei componenti di una stessa famiglia anche le stesse abitudini dietetiche e igieniche.
Storia dell’obesità
Molto spesso ci si chiede il perché si diventa obesi, perché si tende a ingrassare sempre di più. Il fenomeno dell’obesità, infatti, è in continua crescita. Molto spesso questo problema dell’obesità tende ad essere trascurato nonché sottovalutato. Sin dalle origini si è cercato di trovare una spiegazione del perché di questa malattia, se esistono delle predisposizioni genetiche che provocano un aumento considerevole di peso. Che siano queste ereditarie o meno. Al giorno d’oggi i ricercatori affermano che esistono delle predisposizioni costituzionali che portano ad un aumento maggiore di peso, anche se queste ovviamente non sono l’unica causa dell’essere obesi. Da tantissimi anni, diciamo millenni, gli essere umani avevano come scopo fondamentale quello di procacciarsi il cibo per poter sopravvivere. L’uomo, però, contrariamente ad un animale che può assumere una quantità illimitata di cibo, è in grado di sapersi arrestare e sapersi controllare. Sapere dire “basta” quando è il momento giusto. Oggi siamo continuamente bombardati dall’industria alimentare. Per decenni poi l’obesità è stata curata dai medici prescrivendo diete e farmaci. Ma in realtà basterebbe avere una nutrizione bilanciata ed intelligente
Cause dell’obesità
Per una buona percentuale dei casi la causa dell’obesità riguarda principalmente un’alimentazione poco equilibrata e uno stile di vita poco corretto (il cosiddetto “mangiare male”). In altri casi, invece, la tendenza ad ingrassare può dipendere da una situazione familiare che viene trasmessa alla persona. In ogni caso si possono distinguere quattro tipi di cause legate all’obesità:
le cause biologiche cause psicologiche cause ambientali cause sociali
Le cause biologiche dipendono dal fatto che la persona è costituzionalmente predisposta ad essere obesa tendendo quindi ad aumentare di peso. Naturalmente le persone obese hanno una reazione diversa, che varia da individuo a individuo, nell’assumere zuccheri e grasso. Alcune persone mangiano continuamente perché dal punto di vista biochimico non riescono mai a saziarsi. Altre, invece, non producono un numero sufficiente di endorfine per cui devono cercare di compensarle con quelle prodotte quando mangiano. Da qui la conseguenza a tendere di ingrassare sempre più. La causa biologica non è l’unica causa ad essere presa in considerazione in quanto subentrano altri tipi di cause legate all’obesità. Un secondo tipo di causa è la causa psicologica. Si può dire che dal punto di vista psicologico nel soggetto predisposto ad ingrassare si verifica una dipendenza da cibo, così come per il tossicodipendente si verifica una dipendenza da droga. Spesso le cause psicologiche come l’ansia, la depressione e lo stress possono portare il soggetto ad assumere sempre più cibo. E’ come se la persona colmasse questi suoi fattori psicologici con il cibo, trovasse nel cibo una sorta di rifugio. Poi si hanno le cause ambientali che derivano dagli stimoli che provengono dall’esterno. In questo modo si determinano due fattori: da una parte si ha un’abbondanza di cibi ipercalorici, dall’altra si sente il bisogno di mangiare poco perché il consumo di calorie diminuisce in maniera incredibile. Al giorno d’oggi l’offerta di cibo ci viene proposta dappertutto: nei vari messaggi pubblicitari come la televisione e i giornali, per strada, ovunque ci muoviamo. Bisogna comunque cercare di gestire tutta questa abbondanza che ci viene proposta, sapersi controllare e quindi resistere alle tentazioni per poter gestire al meglio l’alimentazione.Infine abbiamo le cause sociali. Spesso bisogna “fare i conti” con la società che ci circonda. Per questo succede molte volte che una persona obesa tenda ad essere deriso dalle persone che lo circondano, suscitando ancora dei pregiudizi da parte della società nei confronti dell’obeso. Le persone obese, infatti, sono poco accettate dalla società e questo provoca una bassa autostima nei confronti delle persone soggette all’obesità. Chi, passeggiando per strada, non si è mai soffermato ad osservare una persona obesa?
Tipi di obesità
Dal punto di vista morfologico, ossia in base alla distribuzione del tessuto adiposo, si possono individuare due tipi di obesità:
L’obesità androide (a forma di mela) è più frequente negli uomini e il grasso si accumula in prevalenza nelle parti superiori del corpo. Il grasso è maggiormente distribuito nell’addome, nel torace e nelle spalle.’obesità ginoide (a forma di pera) è, invece, più frequente nelle donne e il grasso si accumula prevalentemente nelle zone inferiori del corpo: glutei, fianchi e cosce. In alcuni casi si può individuare un terzo tipo di obesità detta obesità mista che mette insieme le caratteristiche dell’obesità androide e quelle dell’obesità ginoide. Ma comunque che le persone che sono affette dall’obesità di tipo androide sono maggiormente colpite da malattie, come ad esempio malattie cardiovascolari.
Rischi dell’obesità
L’obesità è un sintomo che necessita di un trattamento poiché può rappresentare un fattore di rischio per il sorgere di malattie che possono arrivare a danneggiare la vita stessa del paziente. L’obesità può essere un fattore di rischio per l’insorgenza di determinate patologie quali:
diabete delle colecisti articolarie gotta
alcuni tipi di tumori (seno, colon, utero)
Inoltre possono sorgere anche delle complicazioni sul:
- sistema scheletrico come l’artrosi e deformazioni alle ossa
- sistema respiratorio come insufficienza respiratoria
- sistema cardiocircolatorio quali ipertensione, infarto cardiaco, ictus cerebrale
Oltre a questi fattori di rischio legati all’obesità, vanno sempre e comunque tenuti in considerazione i rischi a livello psicologico, in quanto gli individui che si trovano in questa situazione possono sviluppare delle difficoltà ad intraprendere delle relazioni sociali.
L'obesità nel bambino e nell'adolescente non può più ritenersi, come nel passato, sinonimo di benessere psico-fisico, ma una condizione patologica che può determinare una serie di complicanze. Tra quelle che si possono manifestare sia a breve che a lungo termine le alterazioni della pressione arteriosa meritano particolare attenzione per le temibili conseguenze che possono avere nell'età adulta. |
Nel corso della crescita la pressione arteriosa si modifica col variare dell'età: essa aumenta durante i primi 6 mesi di vita, quindi rimane stabile fino a 6 anni per poi aumentare durante il resto dell'età evolutiva. Dopo la pubertà essa continua ad aumentare solo nelle civiltà industrializzate, mentre in quelle primitive si mantiene invariata.
A qualunque età l'ipertensione è più frequente negli obesi: uno studio condotto da un Gruppo di Studio specifico della Società Italiana di Pediatria su 1700 bambini italiani, valutati dalla nascita a 18 anni, ha evidenziato che ben il 30 % dei bambini/ragazzi obesi mostra valori di pressione superiori alla norma. I bambini obesi, quindi, hanno un rischio 5 volte maggiore dei coetanei normopeso di soffrire di ipertensione arteriosa, fenomeno analogo a quanto avviene nell'obesità dell'adulto.
Nel bambino per la diagnosi di ipertensione arteriosa, spesso reperto occasionale durante una visita medica magari fatta per idoneità sportiva, si fa riferimento, come d'abitudine, a tavole percentili costruite considerando l'età e il percentile dell'altezza.
Di fondo, sono possibili due diagnosi: pre-ipertensione (valori stabilmente ai limiti alti) ed ipertensione conclamata.
Solo in meno del 2% dei pazienti l'ipertensione è dovuta ad una causa precisa (stenosi dell'arteria renale, iperaldosteronismo, ipertiroidismo, o conseguenza di farmaci), nella maggior parte dei pazienti viene invece definita "essenziale" cioè senza una causa chiara. Ciò in sostanza significa che essa è il risultato dell'interazione tra una predisposizione genetico-familiare con fattori ambientali. Tra queste le errate abitudini alimentari contribuiscono senza dubbio all'aumento e alla persistenza di valori pressori elevati.
Quali allora le raccomandazioni dietetiche e di stile di vita da dare al bambino, ad ogni bambino, per prevenire l'insorgenza di ipertensione arteriosa?
• Assumere le giuste calorie per età e sesso e distribuirle in 5 pasti giornalieri in modo da evitare l'insorgenza di sovrappeso/obesità;
• nel caso sia gia presente sovrappeso, modificare l'alimentazione in modo da ottenere il ritorno al normopeso;
• consumare meno sale, evitando di salare eccessivamente i cibi e facendo particolare attenzione agli snack salati superflui e alle sorgenti nascoste (quali il sodio-glutammato, utilizzato come esaltatore di sapore e cioè il cosiddetto "dado per brodo", e il sodio-nitrito, utilizzato come conservante);
• mangiare con regolarità frutta, verdura e legumi per assumere le giuste quantità di potassio, magnesio e fibra
• preferire gli oli vegetali (olio extravergine di oliva) ai grassi animali (burro), i carboidrati complessi ai semplici;
• svolgere una regolare attività fisica che il bambino possibilmente scelga in autonomia perché possa viverla come gioco e non come una imposizione. Fra gli sport, comunque sono più utili quelli di squadra perché benefici anche per la sua crescita emotiva e sociale.
Infine, poiché i bambini con ipertensione arteriosa essenziale sono spesso asintomatici e la diagnosi, come detto, è quasi sempre occasionale, sarebbe opportuno che la misurazione della pressione diventasse pratica routinaria nella visita medica, soprattutto nei bambini affetti da sovrappeso/obesità.
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QUALE DIETA FARE?
Le nostre scelte alimentari quotidiane sono legate a inevitabili implicazioni culturali. Attraverso il cibo, infatti, è possibile "trasmettere" informazioni, convincimenti, comportamenti, condizionando così, e non poco, il nostro futuro e quello dei nostri figli.
MA FRA TANTE DIETE ... MA QUALE DEVE ESSERE "LA"DIETA?
•Conta Calorie |
•Dieta del Riso |
•Dieta Ipocalorica |
•Dieta Proteica •Dieta Scarsdale •Diete Purificanti |
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Queste rispettabili diete Funzionano?
L'unica soluzione è integrare la propria alimentazione, non sottrarre nutrienti preziosi con diete ipocaloriche, ma restituire al proprio corpo tutto ciò che gli serve per funzionare bene.Le diete fai-da-te? Inutili, anzi, controproducenti. Per contrastare i potenti meccanismi che ci inducono a mangiare troppo è necessario un approccio cognitivo e comportamentale.
Controllo del peso con Herbalife: Controllare il peso in 6 passi |
Più energia, più benessere e consapevolezza e un corpo del quale andare fieri...
Se nel corso degli anni, hai preso la decisione di perdere peso o metterti un po' a dieta, ti sarà capitato di affidarti ai consigli degli amici, a diete improvvisate ed al fai da te, sottoponendo non solo il tuo corpo ma anche la tua mente a stress elevati.
In Herbalife, sappiamo quanto sia importante procedere pianificando, secondo dei passi stabiliti.
Un recente studio, commissionato da Herbalife e realizzato presso l'università di ULM, ha confermato che l'assunzione di frullati sostituti del pasto arricchiti con proteine favorisce un più efficace controllo del peso rispetto alla sola riduzione dell'apporto calorico.
È possibile cambiare una cosa quando lo si desidera veramente. Prova ad immaginare come potresti diventare in futuro.
Passo 1 Herbalife - Motivazione
Inizia ponendoti un obiettivo e perseguilo con tenacia. C'è un desiderio che coltivi da molto tempo e che potrebbe diventare il premio per aver raggiunto l'obiettivo prefissato? Potrebbe essere una vacanza o un nuovo vestito; l'importante è rimanere motivato!
Passo 2 Herbalife - Assistenza
Spesso l'inizio rappresenta lo scoglio più difficile, specie quando non si sa come saranno le fasi successive. Un servizio professionale di assistenza aumenta le prospettive di successo. Le possibilità sono svariate:
Chiedi aiuto al tuo Distributore Indipendente Herbalife
Fai un test sulla forma fisica; rivolgiti al tuo centro di fitness o ad un medico dello sport
In palestra, parla con il trainer e chiedigli assistenza per esercizi quotidiani
Convinci amici e conoscenti a praticare uno sport insieme a te
Passo 3 Herbalife - Obiettivi realistici
Che obiettivi hai? Vorresti perdere peso, ti piacerebbe avere più energia o sogni di avere un corpo allenato e in forma? È importante stabilire degli obiettivi realistici. In una fase successiva potrai anche ampliare i tuoi traguardi.
Passo 4 Herbalife - Buona nutrizione
Una nutrizione sana e bilanciata ti aiuterà a raggiungere i tuoi obiettivi. Inoltre, una corretta nutrizione favorisce lo sviluppo della massa muscolare e la riduzione dei grassi corporei.
Passo 5 Herbalife - Diventare ATTIVI
Che aspetti? Inizia subito: ogni giorno è quello giusto, ma non dimenticare di consultare prima il tuo medico. Esiste una grande varietà di attività sportive e ricreative tra le quali troverai certamente qualcosa che fa al caso tuo.
Bicicletta, Jogging, Sport di squadra, Palestra, Nuoto, Andare a cavallo, Passeggiare, Ballare, Fare escursioni, Giardinaggio.
Passo 6 Herbalife - Mantenersi ATTIVI nel tempo
Dopo qualche settimana di attività sportiva, quando la tua forma fisica sarà migliorata, puoi aumentare un po' l'intensità dello sforzo fisico. In breve tempo noterai la differenza.
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Pesticida è un termine generico per indicare una sostanza utilizzata per prevenire, allontanare o uccidere un insetto, fungo, roditore, erbaccia, ecc. I pesticidi comprendono un gruppo vasto e diversificato di sostanze che possono essere classificate in numerose categorie a seconda dell'azione esplicata.
- diretto, per chi li usa nelle operazioni agricole; - indiretto, per chi vive o frequenta l'ambiente circostante a quello in cui vengono utilizzati; - alimentare, che è quella cui potenzialmente sono sottoposti tutti i consumatori attraverso l'ingestione di alimenti che contengono residui di pesticidi.
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Additivi alimentari (tabella)
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T1 Coloranti |
T8 Additivi vari |
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B Non indispensabile. Non e' considerato nocivo, ma può venire utilizzato per mascherare l’insufficiente qualità, anche igienica, dell'alimento all'origine. |
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VALORE CALORICO
Introduzione
L'organismo utilizza energia per la maggior parte delle attività necessarie alla propria sopravvivenza. Grazie all'uso di uno strumento chiamato calorimetro, è stato possibile stabilire la quantità di energia, o valore calorico, che si ottiene bruciando i diversi tipi di sostanze nutritive: i carboidrati e le proteine forniscono circa 4 calorie per grammo, mentre i grassi ne forniscono circa 9. I carboidrati sono il tipo di alimento più abbondante al mondo, mentre i grassi costituiscono la fonte di energia più concentrata e semplice da immagazzinare. Quando l'organismo esaurisce la disponibilità di grassi e carboidrati, si trova costretto a utilizzare a fini energetici le proteine, ottenute dall'alimentazione o, in casi di deperimento estremo, dai propri tessuti.
Caratteristiche nutrizionali dei vari alimenti
Informazioni nutrizionali CEREALI per 100 gr. alimento
Carboidrati (in grammi) - Proteine (in grammi) - Grassi (in grammi) - Calorie (in Kcal)
Biscotti integrali |
70,8 |
7,8 |
14,3 |
425 |
Biscotti secchi |
84,8 |
6,6 |
7,9 |
416 |
Coenflakes |
87,4 |
6,6 |
0,8 |
361 |
Crackers salati |
80,1 |
9,4 |
10,0 |
428 |
Crusca di grano |
26,6 |
14,1 |
5,5 |
206 |
Farina di frumento tipo 00 |
77,3 |
11,0 |
0,7 |
340 |
Farina di frumento integrale |
67,8 |
11,9 |
1,9 |
319 |
Fette biscottate |
82,3 |
11,3 |
6,0 |
408 |
Germe di grano |
55,0 |
28,0 |
10,0 |
408 |
Gressini |
68,4 |
12,3 |
13,9 |
431 |
Mais dolce (in scatola) |
19,5 |
3,4 |
1,3 |
98 |
Muesli |
72,2 |
9,7 |
6,0 |
363 |
Pane comune |
63,5 |
8,1 |
0,5 |
275 |
Pane al latte |
48,2 |
9,0 |
8,7 |
295 |
Pane di segale |
45,4 |
8,3 |
1,7 |
219 |
Pane all'olio |
57,5 |
7,7 |
5,8 |
299 |
Pasta di semola (cotta) |
30,3 |
4,7 |
0,5 |
137 |
Pizza (pomodoro e mozzarella) |
52,9 |
5,6 |
5,6 |
271 |
Pop corn |
77,9 |
12,0 |
4,2 |
378 |
Riso brillato (cotto) |
24,2 |
2,0 |
0,1 |
100 |
Riso integrale (cotto) |
25,5 |
2,5 |
0,6 |
111 |
Semola |
76,9 |
11,5 |
0,5 |
339 |
Informazioni realizzate dall'Istituto Nazionale della Nutrizione |
Informazioni nutrizionali LEGUMI, VERDURE e FRUTTA per 100 gr. alimento |
||||
Ceci secchi (cotti) |
18,9 |
7,0 |
2,4 |
120 |
Fagioli borlotti secchi (cotti) |
16,4 |
6,9 |
0,4 |
93 |
Lenticchie secche (cotte) |
16,3 |
6,9 |
0,4 |
92 |
Piselli secchi |
48,2 |
21,7 |
2,0 |
286 |
Asparagi (serra) |
24 |
3,0 |
0,1 |
24 |
Carciofi |
2,5 |
2,7 |
0,2 |
22 |
Carote |
7,6 |
1,1 |
0,2 |
35 |
Cavolfiori |
2,7 |
3,2 |
0,2 |
25 |
Cetrioli |
1,8 |
0,7 |
0,5 |
14 |
Funghi porcini |
0 |
3,9 |
0,7 |
22 |
Lattuga |
2,2 |
1,8 |
0,4 |
19 |
Melanzane |
2,6 |
1,1 |
0,4 |
18 |
Patate |
16,9 |
1,8 |
0,1 |
71 |
Patate (fritte) |
29,9 |
3,9 |
6,7 |
188 |
Pomodori (da insalata) |
2,8 |
1,2 |
0,2 |
17 |
Spinaci |
2,9 |
3,4 |
0,7 |
31 |
Zucchine |
1,4 |
1,3 |
0,1 |
11 |
Albicocche |
6,8 |
0,4 |
0,1 |
28 |
Ananas |
10,0 |
0,5 |
0 |
40 |
Arance |
7,8 |
0,7 |
0,2 |
34 |
Castagne |
33,1 |
3,2 |
1,8 |
153 |
Ciliegie |
9,0 |
0,8 |
0,1 |
38 |
Cocco |
9,4 |
3,5 |
35,0 |
364 |
Datteri (secchi) |
63,1 |
2,7 |
0,6 |
253 |
Fichi |
11,2 |
0,9 |
0,2 |
47 |
Fragole |
5,3 |
0,9 |
0,4 |
27 |
Limoni |
2,3 |
0,6 |
0 |
11 |
Mandarini |
17,6 |
0,9 |
0,3 |
72 |
Mele |
13,7 |
0,3 |
0,1 |
53 |
More |
8,1 |
1,3 |
Tracce |
36 |
Noci |
5,5 |
10,5 |
57,7 |
582 |
Olive verdi |
1,0 |
0,8 |
15,0 |
142 |
Pere |
8,8 |
0,3 |
0,1 |
35 |
Pesche |
6,1 |
0,8 |
0,1 |
27 |
Pompelmi |
6,2 |
0,6 |
0 |
26 |
Prugne (fresche) |
10,5 |
0,5 |
0,1 |
42 |
Uva |
15,6 |
0,5 |
0,1 |
61 |
Informazioni realizzate dall'Istituto Nazionale della Nutrizione |
|
||||
Uovo di gallina |
Tracce |
12,4 |
8,7 |
128 |
Agnello |
0 |
20,8 |
8,8 |
162 |
Bovino (noce) |
0 |
21,3 |
2,3 |
106 |
Capretto |
0 |
19,2 |
5,0 |
108 |
Cavallo |
0 |
19,8 |
6,8 |
143 |
Coniglio |
0 |
19,9 |
4,3 |
118 |
Hamburger |
24,8 |
13,6 |
10,5 |
242 |
Maiale (lombo) |
0 |
20,7 |
7,0 |
146 |
Pollo (con pelle) |
0 |
19,0 |
10,6 |
171 |
Tacchino |
0 |
24,0 |
1,2 |
107 |
Vitello |
0 |
20,7 |
1,0 |
92 |
Bresaola |
0 |
32,0 |
2,6 |
151 |
Carne bovina in gelatina |
0 |
12,6 |
1,8 |
67 |
Cotechino (precotto) |
0 |
17,2 |
42,3 |
450 |
Mortadella |
1,5 |
14,7 |
28,1 |
317 |
Pancetta |
0 |
20,9 |
28,1 |
337 |
Prosciutto cotto |
0,9 |
19,8 |
14,7 |
215 |
Prosciutto crudo magro |
0 |
29,3 |
4,6 |
159 |
Salame tipo Milano |
1,5 |
26,7 |
31,1 |
392 |
Salsiccia di suino (cotta) |
0 |
22,2 |
26,1 |
324 |
Acciuga (sott'olio) |
0,2 |
25,9 |
11,3 |
206 |
Anguilla (d'allevamento) |
0 |
14,2 |
28,9 |
317 |
Aringa affumicata |
0 |
19,9 |
12,7 |
194 |
Calamaro |
0,6 |
12,6 |
1,7 |
68 |
Gambero |
2,9 |
13,6 |
0,6 |
71 |
Merluzzo |
0 |
17,0 |
0,3 |
71 |
Orata |
0 |
20,7 |
3,8 |
117 |
Polpo |
1,4 |
10,6 |
1,0 |
57 |
Salmone affumicato |
0 |
25,4 |
4,5 |
142 |
Seppia |
0,7 |
14,0 |
1,5 |
72 |
Sogliola |
0,8 |
16,9 |
1,4 |
83 |
Tonno (sott'olio) |
0 |
25,2 |
10,1 |
191 |
Trota |
0 |
14,7 |
3,0 |
86 |
Vongole |
2,2 |
10,2 |
2,5 |
72 |
Informazioni realizzate dall'Istituto Nazionale della Nutrizione |
Informazioni nutrizionali LATTE e LATTICINI per 100 gr. alimento |
||||
Latte bovino intero |
4,9 |
3,3 |
3,6 |
64 |
Latte bovino (parzialmente scremato) |
5,0 |
3,5 |
1,5 |
46 |
Latte bovino (UHT intero) |
4,7 |
3,3 |
3,6 |
63 |
Panna |
3,4 |
2,3 |
35,0 |
337 |
Yogurt (intero) |
4,3 |
3,8 |
3,7 |
65 |
Brie |
Tacce |
19,3 |
26,9 |
319 |
Caciotta toscana |
0 |
24,6 |
29,6 |
365 |
Emmenthal |
3,6 |
28,5 |
30,6 |
403 |
Fontina |
0,8 |
24,5 |
26,9 |
309 |
Formaggio |
6,0 |
11,2 |
26,9 |
309 |
Gorgonzola |
0 |
19,1 |
27,1 |
320 |
Mascarpone |
0 |
7,6 |
47,0 |
453 |
Mozzarella di bufala |
0,4 |
16,7 |
24,4 |
288 |
Mozzarella di vacca |
0,7 |
18,7 |
19,5 |
253 |
Parmigiano |
Tracce |
33,5 |
28,1 |
387 |
Pecorino |
0,2 |
25,8 |
32,0 |
392 |
Ricotta di vacca |
3,5 |
8,8 |
10,9 |
146 |
Robiola |
2,3 |
20,0 |
27,7 |
338 |
Taleggio |
0 |
19,0 |
26,2 |
312 |
Informazioni realizzate dall'Istituto Nazionale della Nutrizione |
Informazioni nutrizionali DOLCIUMI e GRASSI per 100 gr. alimento |
||||
Cacao amaro in polvere |
11,5 |
20,4 |
25,6 |
355 |
Cioccolato al latte |
50,5 |
7,3 |
36,3 |
545 |
Cioccolato fondente |
49,7 |
7,3 |
33,6 |
515 |
Crostata con marmellata |
65,5 |
4,9 |
8,2 |
339 |
Gelato confezionato (cono Panna-cioccolato) |
33,3 |
4,2 |
20,5 |
326 |
Sorbetto al limone |
34,2 |
0,9 |
Tracce |
132 |
Gomma da masticare |
70,0 |
0 |
0 |
263 |
Merendina con marmellata |
69,6 |
5,5 |
8,3 |
358 |
Panettone |
56,2 |
6,4 |
10,7 |
333 |
Burro |
1,1 |
0,8 |
83,4 |
758 |
Margarina |
0,4 |
0,6 |
84,0 |
760 |
Olio di arachidi |
0 |
0 |
99,9 |
899 |
Oliodi girasole |
0 |
0 |
99,9 |
899 |
Olio di oliva |
0 |
0 |
99,9 |
899 |
Olio extra-vergine di oliva |
0 |
0 |
99,9 |
899 |
Informazioni realizzate dall'Istituto Nazionale della Nutrizione |
Informazioni nutrizionali BEVANDE VARIE per 100 gr. alimento |
||||
Aranciata |
10,0 |
0,1 |
0 |
38 |
Coca cola |
10,5 |
Tracce |
0 |
39 |
Caffè |
28,5 |
10,4 |
15,4 |
287 |
Tè (in foglie) |
3,0 |
19,6 |
2,0 |
108 |
Succo di frutta |
14,5 |
0,3 |
0,1 |
56 |
Informazioni realizzate dall'Istituto Nazionale della Nutrizione |
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Gli Svizzeri conoscono le principali raccomandazioni in materia nutrizionale, ma non le applicano in modo sufficiente e sottostimano l'importanza di un'alimentazione equilibrata; un terzo della popolazione non vi presta alcuna attenzione. Lo rileva il sesto rapporto sulla nutrizione presentato oggi a Berna dal consigliere federale Alain Berset.
Da alcuni anni vengono sempre più consumati pasti fuori casa, pietanza precotte e prodotti pronti all'uso: si tratta di cibi molto ricchi di grassi, sali e zuccheri, segnala il rapporto. Il 30% della popolazione non fa caso all'aspetto alimentare, soprattutto i maschi, i giovani e le persone con un basso livello di istruzione.
"L'aumento delle malattie legate alla nutrizione è una delle cause dei costi elevati della sanità", ha dichiarato Berset. "La popolazione dovrebbe informarsi in modo obiettivo".
Oggi vengono consumate tante calorie quante quelle di 30 anni or sono mentre l'attività fisica non ha cessato di diminuire. Un simile comportamento si ripercuote sulla salute: il numero di coloro che sono in sovrappeso o addirittura obesi è alto, sia tra gli adulti che tra i bambini. Ciò causa malattie quali il diabete, facendo aumentare i costi sanitari.
ATS
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È stato pubblicato il terzo studio nell’ambito dell’iniziativa Coop «Trend alimentari in primo piano»
La popolazione svizzera è consapevole di come alimentazione e salute siano strettamente dipendenti, secondo quanto emerso da un terzo studio «Trend alimentari in primo piano» condotto da Coop. Mentre tra chi è colpito da patologie cardiovascolari sono in pochi a disconoscere questo rapporto diretto, il 21 % dei malati di tumori, invece, ne è consapevole. È un dato di fatto che un’alimentazione equilibrata potrebbe ridurre l’incidenza di tumori di un terzo.
Lo scopo dell’iniziativa Coop «Trend alimentari in primo piano» è quello di analizzare a intervalli regolari la consapevolezza e i comportamenti alimentari della popolazione svizzera. Questo terzo sondaggio della serie affronta il tema «Alimentazione e salute» allo scopo di verificare, accanto alla sensibilità della popolazione sul tema, anche il livello di salute degli svizzeri.
Effetti trascurati sul diabete di tipo II e sui tumori
Il 72 % degli intervistati ritiene che l'alimentazione abbia un influsso determinante sulle malattie. L’alimentazione viene correttamente menzionata (insieme all’attività fisica e allo stile di vita in generale) subito al secondo posto dopo il fumo. In particolare nella prevenzione del sovrappeso, dell'ipercolesterolemia e delle malattie cardiovascolari, secondo l'opinione delle persone intervistate l'alimentazione avrebbe un ruolo rilevante, mentre verrebbe talvolta valutata in modo inappropriato dagli esperti. Ad esempio è piuttosto sopravvalutato l’influsso dell’alimentazione nel caso di colesterolo e osteoporosi, mentre è sottovalutato nel caso di diabete di tipo II o di tumori. Quasi la metà considera l'alimentazione un fattore determinante nell'insorgere del diabete di tipo II; nel caso dei tumori sono solo il 22 %. L’insorgere del diabete di tipo II è in stretta relazione con il sovrappeso, mentre un terzo di tutti i casi tumorali potrebbe essere evitato grazie ad un’alimentazione equilibrata.
Le persone più anziane si considerano più informate rispetto ai giovani
I giovani interpellati sono meno informati sulle malattie in generale rispetto alle persone di mezza età e ai più anziani. La popolazione svizzera si considera tendenzialmente informata meglio sull'importanza dell'alimentazione nel caso delle malattie cardiovascolari e del colesterolo, così come dell'osteoporosi e delle allergie alimentari. Il 76 % è giustamente dell’opinione che il consumo eccessivo di grassi animali incrementi il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Altri fattori a rischio sono le bevande zuccherate e il sale. Al contrario, il consumo di pesce, olio di oliva e di colza lo riduce. Il 58 % delle persone che hanno modificato la propria alimentazione almeno una volta (a causa di malattia), lo hanno fatto su consiglio medico. Questo si traduce soprattutto in un consumo ridotto di grassi animali e in un’alimentazione povera di grassi. Un’altra misura consiste nel consumare più verdura e frutta rinunciando a dolciumi vari.
Elevato interesse nella prevenzione e nelle misure terapeutiche
Circa il 90 % degli interpellati si dimostra interessato ai metodi preventivi e terapeutici alimentari e nettamente di più le donne rispetto agli uomini (58 % vs. 41 %). Sebbene molti siano informati sull’influsso alimentare sulle malattie, il 62 % degli interpellati ammette di soffrire di una patologia o di una sintomatologia a rischio in relazione all'alimentazione. Il problema del sovrappeso è quello più frequentemente menzionato (26 %). Già il primo sondaggio Coop «Alimentazione sana: atteggiamenti, nozioni e abitudini» mostra che la popolazione svizzera conosce sì, in gran parte, i principi di un'alimentazione sana, ma non li applica necessariamente. I risultati dell’attuale studio mostrano che bisognerebbe parlare di più delle modalità di prevenzione.
Consulenza tecnica della Società Svizzera di Nutrizione (SSN)
Il sondaggio rappresentativo sulle abitudini alimentari e sulla consapevolezza in fatto di nutrizione della popolazione svizzera viene condotto e pubblicato con cadenza trimestrale. La SSN affianca a livello specialistico la realizzazione del progetto «Trend alimentari in primo piano» assicurandosi che sia in linea con gli standard nutrizionali più moderni.
BERNA - In futuro potrà essere chiamata carne di vitello solo quella di colore da rosa a rossastro e proveniente da animali di non oltre i 160 giorni di vita. La carne di altra colorazione o di animali più vecchi non potrà essere venduta allo stesso prezzo. I rappresentanti del settore si sono infatti messi d'accordo sui valori limite entro cui la carne può essere definita di vitello, e il conseguente posizionamento di prezzo. Lo riferisce oggi la cooperativa interprofessionale Proviande.
La nuova ordinanza sulla protezione animale, che entrerà in vigore in settembre, prevede che i vitelli non dovranno più essere alimentati esclusivamente con latte e fieno, affinché la carne assuma un colore bianco. Si potrà dare loro anche anche mais, erba, altre fibre e acqua. La carni risulteranno così da rosa a rossastre, spiega l'associazione svizzera che riunisce produttori di carne, commercianti di bestiame, macelli, macellai, commercianti al dettaglio, importatori ed esportatori.
Se rossa, la carne non può essere venduta come vitello e di conseguenza nemmeno agli stessi prezzi. Ma ci sono dei limiti anche per la carne troppo chiara: la carne bianca implica carenza di ferro e quindi il mancato rispetto dell'ordinanza sulla protezione animale. Anche in questo caso bisognerà scontare un ribasso di prezzo.
Su queste decisioni si sono trovati d'accordo le organizzazioni settoriali (incluse gastronomia e consumatori), gli uffici federali competenti e la Protezione svizzera degli animali (PSA), aggiunge Proviande. I criteri di qualità serviranno come orientamento per i produttori di carne, che per l'allevamento e il foraggiamento degli animali dovranno comunque rispettare l'ordinanza federale.
Ats
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05/11/2013
Un position paper sulle “Nuove evidenze sull’uso dei multivitaminici e multiminerali e sensibilizzazione alle carenze nutrizionali nella popolazione over 50” a firma di un Gruppo di Studio Multidisciplinare di esperti italiani
Un ‘neo’ che nascondiamo anche a noi stessi: frutta e verdura, ricche di vitamine e minerali, non mancano quasi mai dalla tavola degli italiani, ma il loro consumo si attesta, nella maggior parte dei casi, su quantitativi minimi e spesso non sufficienti: solo il 15% circa della popolazione riesce, infatti, a introdurre nella propria dieta giornaliera il corretto apporto consigliato dall’OMS, pari ad almeno 5 porzioni, mentre il consumo medio è limitato a circa 3 porzioni. E questo basso livello di percezione di un possibile problema di carenza, trova un riflesso anche nei dati di consumo degli integratori alimentari. Ben 7 italiani su 10 dichiarano di non averli utilizzati nell’arco degli ultimi 12 mesi e oltre il 60% di questi indica, tra le motivazioni del mancato consumo, di non ritenersi a rischio di deficit nutrizionali. E’ uno dei risultati di un’indagine GfK Eurisko che offre una fotografia sulle abitudini alimentari degli italiani oggi, con attenzione particolare alla fascia over 50: e dietro questa fotografia potrebbe profilarsi un problema di sub-carenze. “Livelli sub-ottimali di micronutrienti essenziali come vitamine e minerali rientrerebbero nei fattori di rischio per alcune malattie croniche nella popolazione adulta e anziana, quali obesità, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari e metaboliche, diabete tipo 2, cataratta, degenerazione maculare senile, demenza senile, osteoporosi e alcune neoplasie – spiega il professor Michele Carruba, Direttore del Centro Studi e Ricerche sull’Obesità dell’Università degli Studi di Milano – Per questo anche carenze lievi, soprattutto se durature nel tempo, non devono essere trascurate e vanno risolte prima che sfocino in disturbi più seri. L’integrazione multivitaminica-multiminerale può offrire un aiuto importante, specialmente in quei soggetti che, anche inconsapevolmente, non riescono a seguire una dieta corretta e completa”.
I risultati degli studi. Evidenze significative sui benefici e sul profilo di sicurezza correlati all’assunzione quotidiana e prolungata di un integratore alimentare multivitaminico-multiminerale, sono state per la prima volta recentemente raccolte grazie ad un importante trial clinico di frontiera promosso dal NIH americano, il Physicians’ Health Study II (PHS II). Partendo da questi risultati, un Gruppo di Studio Mulidisciplinare di esperti italiani si è assunto l’impegno di valutarne l’impatto rispetto alla pratica clinica e di automedicazione nel nostro Paese e ha presentato nei giorni scorsi il Position Paper dal titolo “Nuove evidenze sull’uso dei Multivitaminici e Multiminerali e sensibilizzazione alle carenze nutrizionali nella popolazione over 50”, che ha ottenuto il patrocinio di SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), SOI (Società Oftalmologica Italiana), SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) e FOFI (Federazione Ordini Farmacisti Italiani), un progetto reso possibile grazie al contributo incondizionato di Pfizer Consumer Healthcare. “Alla luce di un approfondito lavoro di studio ed analisi della più recente e significativa letteratura sull’argomento insieme alle evidenze del PHS II, siamo concordi nel sostenere che un uso appropriato e consapevole dell’integrazione multivitaminica e multiminerale può essere considerato uno strumento sicuro ed efficace nel lungo periodo, in sinergia con una corretta alimentazione e sani stili di vita, nei soggetti anziani particolarmente a rischio di carenze nutrizionali, con l’obiettivo di promuovere un buono stato di salute e un healthy ageing – ha spiegato il professor Roberto Bernabei, Direttore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze ed Ortopedia del Policlinico Gemelli di Roma e Presidente di Italia Longeva – Va inoltre ricordato che nei soggetti anziani è necessario un riconoscimento precoce delle carenze nutrizionali per evitare aggravamenti che possono sfociare nella malnutrizione, un problema molto più diffuso di quanto si pensi”.
La prevenzione dei tumori. Interessanti sono le nuove prospettive aperte, in questo ambito, dallo Studio PHS II che, per la prima volta, ha testato l’efficacia di un integratore multivitaminico e multiminerale proprio nella prevenzione di patologie croniche ampiamente diffuse nella popolazione adulta ed anziana, rilevando dati positivi in particolare nell’endpoint cancro. “Nei soggetti partecipanti al PHS II che assumevano quotidianamente il multivitaminico è stata osservata una riduzione pari all’8% del rischio di cancro rispetto al gruppo trattato con placebo – ha commentato il professor Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Istituto Regina Elena di Roma – Occorre, inoltre, sottolineare che i partecipanti arruolati nel trial americano erano soggetti a basso rischio di sviluppare il cancro, in quanto medici con stili di vita decisamente sani (basso consumo di alcol e tabacco, BMI corretto, dieta sana, abitudine all’esecizio fisico). Ciò attribuisce un valore particolare alla riduzione dell’incidenza del cancro osservata tra i gruppi randomizzati: una differenza che in una popolazione meno virtuosa potrebbe risultare ancora più significativa”. “A fronte del progressivo aumento dell’età media della popolazione e di un’aspettativa di vita sempre più lunga, la promozione della salute e della prevenzione si configura sempre più come una priorità sanitaria ed il medico di famiglia è chiamato a svolgere un ruolo chiave – ha spiegato il dottor Claudio Cricelli, Presidente della SIMG – Dobbiamo operare nella convinzione che le problematiche legate ad abitudini alimentari sbagliate vanno affrontate precocemente mediante validi sistemi di monitoraggio e attraverso la diffusione di informazioni in merito al ruolo centrale dell’alimentazione e dei corretti stili di vita e all’uso appropriato degli integratori alimentari, quali strumenti per la promozione della salute nella popolazione generale ed in particolare nei soggetti adulti-anziani”. (MARIANNA MASCIANDARO)
Chi si alimenta di prodotti animali si espone ad un rischio maggiore di contrarre diversi tipi di patologie. Corre infatti in media il 30% di rischio in più di contrarre molti tipi di tumori, come quello al seno, al colon, alla prostata, al pancreas, alla vescica e ai polmoni. Un’alimentazione carnea induce ad un maggiore rischio di contrarre malattie metaboliche, disturbi cardiovascolari legati al livello di colesterolo nel sangue, infarti, diabete ed obesità.
Umberto veronesi: “Le riviste medico scientifiche più accreditate sono sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche e pubblicano solo ciò che è consentito loro di pubblicare o ciò che è imposto loro dalle suddette multinazionali. Molti medici e ricercatori sono coscienti degli effetti dannosi del consumo della carne, ma hanno le mani legate. Io che sono uno scienziato di fama internazionale posso prendermi il lusso di fare queste dichiarazioni, se lo facessero loro molto probabilmente non lavorerebbero più.
L’industria alimentare e le multinazionali farmaceutiche viaggiano di pari passo, l’una ha bisogno dell’altro e queste due entità insieme generano introiti circa venti volte superiori a tutte le industrie petrolifere del globo messe insieme, potete dunque capire che gli interessi economici sono alla base di questa disinformazione. Ogni malato di cancro negli Stati Uniti fa guadagnare circa 250.000 dollari a suddette multinazionali, capirete che questa disinformazione è voluta ed è volta a farvi ammalare per poi curarvi.”
Le alternative per fortuna ci sono!
Ecco una azienda che sta facendo la differenza... perchè è differente e contro corrente, contro le lobby e l'indiustria della malattia:
LUGANO - Il numero di coloro che limitano o addirittura eliminano la carne dai propri piatti è in continuo aumento. Colpa della crisi e del prezzo sempre più alto della “fettina”? No, a far diminuire il consumo di carne è semmai il fatto noto che una dieta eccessivamente ricca di carne può promuovere numerose patologie, da quelle cardiache a diverse forme tumorali. Anche se parte della colpa del potere cancerogeno della carne è dovuta al tipo di cottura (come ad esempio le bruciature tipiche della cottura alla griglia), la carne non è più considerata un cibo alla moda.
Cereali, legumi e nuovi alimenti: hamburger veg, uova di erbe, oltre agli ormai tradizionali tofu e soia (e i suoi tanti derivati) sono gli alimenti più “glamour” e gettonati. Ma anche se l’alimentazione vegetariana offre molti vantaggi, attenzione a non esagerare: pericolose carenze nutritive sono sempre possibili. La carne quindi è l’unica scelta possibile per un corretto apporto proteico (e aminoacidi essenziali)? No, meglio una dieta a 360° che apporti tutti i nutrienti con una corretta rotazione dei cibi. In pratica, come dicevano le nonne: “un po’ di tutto, senza esagerare e senza privarsi di nulla”.
Ecco i colori che non dovrebbero mai mancare a tavola durante la settimana:
Cibi in giallo
Cereali minori (orzo, avena, segale, miglio, grano, grano saraceno, farro, kamut, quinoa), pasta di kamut, riso integrale, patate, couscous con: ceci, piselli, fagioli, lenticchie.
Fiori di zucca, zucca, peperoni gialli, mais, patate, lupini, ceci, mango, limoni, pompelmo, pesche, albicocche, ananas, nespole, banane, melone
Spezie: Zafferano, Rafano, Zenzero, Cannella.
Cibi in bianco
Formaggi, olio extravergine di oliva, olio di lino, avocado, tuorlo d’uovo, noci, anacardio, pinoli, olive, semi di girasole, fiocchi di cereali.
Cavolfiore, cavolo, funghi, porri, mele, pere, finocchi, melanzane.
Spezie: Aglio, Cipolla, Sesamo, Pepe bianco.
Cibi in verde
Fagioli, lenticchie, cavolini di Bruxelles, broccoli, verza, piselli, ceci, mais, patate, carote, soia e derivati, proteine non convenzionali da grano, the verde (matcha).
Broccoli, cavoli, cime di rapa, cavolini di Bruxelles, bietole, spinaci, catalogna, rapa, cime di rapa, lattuga, tarassaco, zucchine, piselli, kiwi, alghe.
Spezie: Pepe verde, Sedano, Citronella, Mate.
Cibi in blu
Pesci (aringhe, salmone, sgombro, trota, tonno, sardina, acciuga, sogliola, merluzzo) e alghe (kombu, kelp, walkame, nori, dulse)
Melanzane, radicchio, cavolfiore viola, frutti di bosco (mirtilli, more, ribes), uva, prugne, fichi.
Spezie: Mirto, Ginepro
Cibi in rosso
Carni (vitello, tacchino, pollo, coniglio, selvaggina, prosciutto cotto, bresaola); vino (un bicchiere di vino rosso a pasto).
Peperone rosso, rape, peperoncino, radicchio rosso, barbabietola, cavolo rosso, cipolle rosse, fagioli rossi, pomodoro, ravanello, pompelmo rosa, arance, melagrana, ciliegie, anguria, fragole, lamponi, cranberry (mirtillo rosso).
Spezie: Peperoncino, Cartamo, Paprika, Tamarindo.
Cibi in arancione
Zuppe, brodi, minestroni, gazpacho, crema di riso, semi di girasole e zucca, frullati, centrifugati, smoothies.
Carote, peperoni, zucca, cachi, melone, albicocche, pesche, arance, papaia, mandarini
Spezie: Pepe di Cayenna
Herbalife Shake FORMULA1 sostituto del pasto in 7 gustosi aromi, ricco di proteine vegetali della soya con 22 vitamine e sali minerali, aminoacidi essenziali, enzimi e fibre vegetali.
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"Fatevene una ragione. Saremo costretti a mangiare insetti"Ormai anche gli chef stellati hanno iniziato a proporli nei loro menù. Oggi mangiamo lumache e rane, ma sono davvero più invitanti dei grilli? A colloquio con Marco Ceriani autore del libro "Si fa presto a dire insetto! La nuova era del cibo"Articolo di LMLUGANO - "Si fa presto a dire insetto! La nuova era del cibo”. Con questo titolo Marco Ceriani - esperto di benessere e nutrizione – abbraccia il tema dell’ento-gastronomia in un e-book che esplora in dettaglio il ruolo nutrizionale degli insetti anticipando un nuovo scenario alimentare tanto antico quanto moderno.
Nel prossimo futuro li mangeremo certamente sempre di più e le ragioni sono molte: entro il 2050 la FAO stima un incremento demografico notevole e come sottolineato anche da Bill Gates non potremmo mai dare da mangiare carne a 9 miliardi di persone e abbiamo ancora minori probabilità di incrementare la produzione di cibo sicuro e nutriente del 70% come richiesto. Il solo consumo di carne che agli inizi del 2000 era paria 37 kg a persona, nel 2030 sarà almeno pari a 52 kg, ed è per questo che occorre trovare delle proteine alternative". Ce ne vogliono parecchi, non si finirà per danneggiare l’ambiente comunque? "No, nessun problema di scarsità o poca produzione di proteine. Gli insetti rappresentano l’80% di tutte le specie animali sulla terra: sono state classificate ben 1.900 specie di insetti edibili e se ne è calcolata una disponibilità pari a 200 kg per ogni essere umano. Gli insetti poi si riproducono e giungono a maturità molto rapidamente: bastano 4-6 settimane per completare il ciclo. In termini di produzione di CO2, deiezioni e consumo di risorse ambientali l’allevamento di insetti è senza dubbio una risorsa per l’ambiente e non certo un danno. Gli insetti sono inoltre degli ottimi trasformatori: con 10 kg di mangime vegetale si ottengono: 1 chilo di carne di bovino, 3 di maiale, 5 di pollo e ben 9 dagli insetti (un rapporto estremamente conveniente!)". Vantaggi e svantaggi di questo tipo d’alimentazione? "I vantaggi sono molti e non solo nutrizionali. Si deve partire dal fatto che gli insetti rappresentano un cibo ecologico: km zero, basso inquinamento, filiera corta e nutrienti di grande valore nutrizionale. Rappresentano inoltre una fonte preziosa (ed economica) di proteine, vitamine, minerali e fibre. Gli insetti sono le uniche proteine animali dotate anche di un grande apporto di fibra alimentare. Sono un’eccellente fonte di proteine (una cavalletta ne apporta in media un 60-70%, contro il 23% del pollo e il 17% del maiale), grassi essenziali (omega 3 e 6), vitamine e minerali. Per quanto riguarda invece gli aspetti negativi devo dire che sono proprio pochi. Per prima cosa si devono sempre e solo considerare animali sani (regola che vale per tutti i tipi di carne per l’alimentazione umana) ed esenti da parassiti o microrganismi nocivi. Si deve pensare poi al fatto che gli insetti sono parenti dei crostacei, quindi in caso di intolleranza o allergia a questi ultimi". Di solito siamo abituati a vederli fritti, un modo poco salutare per mangiarli. "La frittura rappresenta solo uno dei molti modi di cottura di questi piccoli animali. Ma non è certo l’unico modo di preparali al consumo: grigliature e bolliture sono metodiche certamente più sane e rivolte agli insetti di maggiori dimensioni". Quali ricette propone? "La difficoltà di rispondere alla domanda è nella quantità di ricette tra le quali scegliere. Oggi praticamente tutti gli chef stellati hanno nel loro menu dei piatti dedicati all’ento-gastronomia: René Redzepi, considerato lo chef migliore al mondo, propone nel suo ristorante di Copenhagen formiche nutrite con coriandolo e citronella; Atala, chef star brasiliano, propone menù con formiche e a Gerusalemme Moshe Basson (cucina kosher) propone peperoni e locuste soffritte con aromi. Direi che tra tutte le ricette che ho assaggiato (biscotti e dolci inclusi) quella più interessante e appetitosa per i palati occidentali è quella proposta da Carlo Cracco: locuste brasate al vino rosso. (vedi in basso) Li ha mai assaggiati? "Certamente sì. Principalmente in Thailandia, ma anche in Italia dove esiste una tradizione diffusa in molte regioni che producono formaggi “saltellanti” con larve di insetti. Si tratta di vere e proprie specialità". Quale sapore hanno? "Gli insetti hanno un gusto molto lieve e delicato che può ricordare davvero da vicino quello dei crostacei e persino della panna. Il vero problema non è certo il loro sapore, ma semmai il disgusto che provocano. Il gusto però non è certo immutabile, basti pensare ad alimenti come la patata o le melanzane che hanno impiegato secoli prima di essere accettati sulle tavole perché considerati un cibo solo per animali. Del resto la diffusione mondiale di un cibo costituito da pesce crudo, aceto di riso, alghe e molluschi (il sushi) sarebbe stata fino a pochi anni fa impensabile… Oggi noi apprezziamo come cibo di stagione lumache e rane, ma sono davvero più invitanti dei grilli? Locuste brasate al vino rosso 200 g di locuste Per la riduzione al vino rosso: ½ litro di vino rosso ½ litro di Porto 1 scalogno 1 carota 1 noce di burro Per 4 persone: Unire il vino rosso e il Porto in una terrina, fiammeggiare in modo da far evaporare l’alcool. Aggiungere lo scalogno e la carota tagliati grossolanamente e lasciare cuocere. Filtrare la riduzione con un colino e aggiungere le locuste precedentemente ammollate in acqua per circa 30 minuti. Rimettere a fuoco basso e quando risulteranno ben "nappate", aggiungere una noce di burro per dare spessore alla salsa. Infine, servire le locuste su un piatto piano, versandovi sopra la riduzione al vino rosso.
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Come il pane che mangi ti sta uccidendo!!!Il pane che si consuma oggi non ha niente a che vedere con il valore nutritivo di quello che è stato il simbolo dell’alimento per eccellenza.
La porcheria che si consuma sotto il sinonimo di pane, è una combinazione di sostanze chimiche che sono utili solo per chi vende il pane ma che danneggiano chi lo consuma. Tutti abbiamo sentito dire che anticamente si sopravviveva a volte con solo pane e cipolla, ma chi pretende di fare una cosa simile oggi, sarebbe un suicida. Il germe e la crusca, messi insieme, fanno sì che il pane perde quasi tutte le sue proteine, i grassi, le vitamine e i minerali. Il pane che oggi ingeriamo, è una pasta di amido che non nutre, anzi, sovraccarica di calorie vuote e porta all’obesità e alla perdita di minerali. Chi non sa che il pane bianco produce stitichezza? Quello che non tutti sanno è che produce molte altre malattie tra le quali:
Tutte queste hanno come comune denominatore il favorire una dieta povera di fibre e la mancanza di vitamine e minerali del grano intero, in particolare la E e il complesso B. Quando si sente parlare degli enormi vantaggi del consumo di pane integrale, può cadere nella tentazione di domandarsi: cosa ha di brutto il pane bianco? La risposta è: tutto! Il pane è conosciuto fin da prima che apparisse la nostra civiltà. L’uomo macinava il grano con le pietre per ottenere la farina. Quei grani macinati erano mescolati con lievito (qualcosa che è vivo, non “chimico”), sale e acqua per formare una massa che doveva fermentare fino a che “usciva” come il risultato del diossido di carbonio che si produce per l’azione del lievito. Poi si infornava per fare il pane. Questo era pane. La pasta con amido che compriamo oggi nelle moderne panetterie o in buste di plastica non è vero pane e eticamente parlando è un’atrocità chiamare pane qualcosa che nutre così poco e causa tanti problemi. Un seme di grano è composto da tre parti:
Se vogliamo nutrirci veramente dobbiamo consumare le tre parti del grano nella proporzione che ha dato madre natura. Sfortunatamente non esiste nessuna relazione diretta tra l’intelligenza e l’avarizia dell’industria dei mugnai e dei fabbricanti di pane. Vi siete domandati perché si raffina la farina? Di base il grano è raffinato per garantire una durata maggiore, visto che il grano integro contiene grassi e può irrancidirsi. Per evitare il deterioramento del grano si tolgono le parti più propense ma non per questo meno nutrienti. Il risultato è una polvere bianca che non diventi rancida ma che non nutre. Sono solo calorie carenti di proteine, olio. Vitamine e minerali. La maggior parte degli esseri umani non si sono resi conto di questo dettaglio, ma altri minuscoli esseri sì… Agli insetti piace mangiare la crusca perché il loro istinto dice che va bene per loro; a loro piace anche mangiare il germoglio di grano perché li nutre e li rende sani e forti. Ma allora bisogna domandarsi perché gli insetti non mangiano la farina bianca… Semplice, perché in una tonnellata di farina bianca non c’è una quantità sufficiente di valore nutriente per mantenere vivo un piccolo insetto. Una dieta basata sul pane bianco fatto con farina bianca che non mantiene vivi né gli insetti né gli animali da laboratorio, non può evidentemente mantenere in salute i nostri figli. Il pane bianco e i falsi pani integrali (fatti con farina bianca e un po’ di crusca, lievito artificiale e prodotti chimici, e non ha importanza chela marca sia famosa), contengono molte delle seguenti sostanze chimiche:
Credete che tutto questo è aggiunto per il bene della vostra salute? Bisogna essere tonti per crederlo… Il gesso bianco, detto solfato di calcio, non è aggiunto per togliere le crepe dal vostro stomaco, ma perché è più facile impastare la massa da infornare pari a 250 Kg. In macchine gigantesche. La lista dei veleni continua. Qualche volta avete pensato che i lieviti chimici che hanno sostituito quelli naturali sono composti da cose sospettose come:
Sapevate che lo sbiancante usato per purificare le farine, il DIOSSIDO DI CLORO, può uccidere la flora intestinale ed è usato anche nei detergenti? Tutti cercano il pane fresco, senza sapere che per ottenerlo, gli industriali aggiungono un’altra sostanza tossica: l’etilene. Certo voi non leggerete nell’etichetta il nome di questa porcheria, tuttalpiù “emulsionante”. Troviamo anche il glicolpropilene. Questa è una sostanza che mantiene il colore del pane perché così non cambi fintanto che non lo comprate. Questa sostanza ha anche un altro uso: è anticongelante. È stato provato su animali che provoca una terribile depressione. I pani a lunga conservazione e che devono rimanere a lungo sugli scaffali senza riempirsi di muffa (senza cioè far sì che si sviluppi la vita) sono trattati con numerosi ingredienti atti a uccidere i batteri. Uno dei più usati è il propionato che ha la proprietà di distruggere gli enzimi che permettono all’organismo di assimilare il calcio. Un altro composto chimico usato per “migliorare” l’apparenza del pane anche se è stato fatto con farina di bassa qualità è il perisolfato, un composto chimico usato per dare nichel ai metalli e che ha la curiosa proprietà di distruggere le poche vitamine che possono rimanere nel pane e di trasformare il calcio in ossido di calcio che l’organismo umano non assimila. Forse avete sentito parlare del pane “arricchito”. Credetemi, si tratta solo di un’altra fregatura. Quando si raffina il pane bianco sono tolte più di 22 valori nutrienti e sono aggiunte 4 o 5 vitamine e minerali non organici, ma niente di tutto questo fa sì che assomigli al pane vero e continua a fare del male al corpo e non del bene come dicono. L’unica soluzione al problema è quella di mangiare pane vero. Fonte http://buenasiembra.blogspot.com.ar/ La nostra scelta per una Sana Nutrizione, Completa, Equilibrata e Naturale è stata "Formula1" di Herbalife
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Dieta mediterranea: benefici ed errori di quella odierna
Osannata, ma nello stesso tempo travisata. E' la dieta mediterranea, quella vera, che nel 2010 è diventata Patrimonio dell'Unesco. Forse molti italiani sono convinti di seguire la dieta mediterranea, ma in realtà le loro scelte alimentari sono ben diverse. Orami possiamo parlare di una vera e propria dieta da supermercato, che comprende in maggioranza prodotti confezionati e troppo raffinati, cioè tutto ciò che si allontana da un'alimentazione sana.
Gli snack industriali dolci e salati, le bibite gassate e i piatti pronti di produzione industriale ricchi di grassi idrogenati e di oli di scarsa qualità non dovrebbero mai essere considerati come parte della dieta mediterranea.
Ci dovremmo chiedere, allora: quando la dieta mediterranea è davvero sana? Principalmente lo è quando è basata su un elevato consumo di frutta e verdura, di cereali integrali e di legumi e su un consumo ridotto rispetto alle abitudini del giorno d'oggi di prodotti confezionati, raffinati e di origine animale.
Gli errori nella dieta mediterranea contemporanea
Una dieta mediterranea salutare dovrebbe basarsi su pane integrale, ancora meglio se fatto in casa per assicurarsi degli ingredienti che contiene, pasta integrale, magari biologica, e sull'utilizzo di farine non raffinate e il più possibile varie e bio. Dunque non soltanto farina di frumento 00, ma anche farina integrale, per sostituirla, o farina di farro, di riso e di mais, alla scoperta di nuovi sapori.
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Nella dieta mediterranea che si è adattata ai tempi moderni possono essere presenti troppi eccessi. Oltre alle farine raffinate, ecco il problema delle proteine di origine animale, che possono entrare a fare parte della comune dieta di oggi anche tutti i giorni. La vera dieta mediterranea, ad esempio, prevede una prevalenza del consumo di pesce "povero" sulla carne. Il consumo di carne rossa, in particolare, dal punto di vista della salute dovrebbe essere limitato, dato che ormai la scelta ha confermato l'incidenza di questo alimento su malattie gravi come il tumore al colon.
Il condimento principale della dieta mediterranea è l'olio extravergine d'oliva, che andrebbe utilizzato a crudo e in piccole quantità per condire i piatti. Sarebbe inoltre bene scegliere olio extravergine biologico e spremuto a freddo in sostituzione dei popolari oli vegetali raffinati in vendita nei comuni supermercati. Con l'olio extravergine possiamo condire bene e senza esagerare con le quantità, dando un buon sapore ai nostri piatti. Ma la tentazione di utilizzare altri oli, o salse di dubbia origine, per i condimenti è sempre dietro l'angolo.
La vera dieta mediterranea dovrebbe seguire i cicli della natura e basarsi prevalentemente su prodotti freschi, di stagione e di origine locale. Una dieta che segue le stagioni e i cicli dell'agricoltura nella produzione di frutta e verdura risulta molto più varia nel corso dell'anno rispetto ad una dieta standard che si ripete sempre uguale a se stessa nei giro di ben dodici mesi. Per fare un esempio banale: un piatto di pasta al pomodoro come primo piatto e una bistecca con insalata come secondo quasi tutti i gioirni. Si rischia davvero la monotonia, quando invece potremmo avere a disposizione mese dopo mese differenti verdure di stagione per condire la pasta e altri primi piatti (meglio se a base di cereali integrali) e per preparare un secondo o un contorno.
La vera dieta mediterranea, per rispettare la salute, dovrebbe essere il più possibile frugale e limitare i dolci soltanto alle occasioni di festa, soprattutto se si tratta di prodotti molto elaborati e ricchi di zuccheri raffinati e di altri ingredienti di dubbia qualità. Ancora peggio se pensiamo all'abitudine, che ormai inizia da bambini, di consumare ogni giorno merendine, snack dolci e biscotti confezionati di ogni sorta. La dieta mediterranea riprende la tradizione di preparare in casa i piatti da portare in tavola. Ecco allora la riscoperta di poter preparare con le proprie mani non soltanto il pane e la pasta, ad esempio, ma anche confetture da spalmare sul pane, torte e biscotti dolcificati con la frutta di stagione, come i fichi e le mele, con l'uvetta e in generale con la frutta essiccata, anziché con il solito zucchero bianco.
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I benefici della dieta mediterranea
Secondo le statistiche, in Italia la dieta mediterranea è ancora semisconosciuta e a seguire i suoi principi è soltanto poco più del 50% degli italiani. Nei piatti di gran parte dei nostri concittadini frutta, verdura e legumi continuano a scarseggiare, sostituiti da cibo spazzatura e piatti pronti di vario genere. Eppure, basterebbe seguire uno stile di vita più sano, ricco di alimenti naturali, per sentirsi meglio e prevenire numerose malattie.
Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Barcellona, i cibi mediterranei aiutano a migliorare la memoria e a prevenire l'Alzheimer. L'attenzione si è rivolta soprattutto all'olio extravergine d'oliva, che aiuterebbe a migliorare la memoria a breve termine, e alle noci, che migliorano la concentrazione e la memoria sul lavoro. Qui altre info.
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Secondo un nuovo studio la dieta mediterranea sarebbe in grado di proteggere il nostro organismo dallo stress ossidativo e di aiutarci a vivere più a lungo e in salute. Ora i ricercatori dovranno comprendere quali sono gli alimenti tipici della dieta mediterranea in grado di regalare al nostro organismo degli effetti così positivi e importanti.
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La dieta mediterranea riduce la probabilità di sviluppare la malattia renale cronica, secondo uno studio della Columbia University Medical School pubblicato sul Clinical Journal of American Society of Nephrology (CJASN). Secondo gli esperti i benefici per la salute della vera dieta mediterranea derivano da un maggior consumo di frutta, verdura, legumi e grassi salutari per il cuore, riducendo al minimo le carni rosse, i prodotti alimentari trasformati e i dolci.
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Secondo uno studio spagnolo pubblicato online sul Canadian Medical Association Journal (CMAJ), la dieta mediterranea aiuta cuore e arterie e la sua azione è efficace contro la cosiddetta sindrome metabolica, una serie di squilibri metabolici da catalogarsi come fattori di rischio cardiovascolare, di diabete e di morte precoce. La sindrome in genere viene diagnosticata quando sono presenti tre o più fattori di rischio: peso in eccesso, pressione alta, bassi livelli di colesterolo buono (o HDL), trigliceridi e glicemia alti.
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Lo hanno scoperto i ricercatori dell'Hospital Clinic di Barcellona, dopo aver analizzato 7.447 persone di età compresa tra i 55 e gli 80 anni, hanno scoperto che la dieta mediterranea è in grado di proteggere da problemi cardiovascolari, ictus e infarti. La dieta mediterranea, grazie all'olio extravergine d'oliva e alla frutta secca, in particolare noci, ridurrebbe del 30% il rischio di infarto del miocardio, di ictus e di malattie cardiovascolari.
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Per concludere, ricordiamo che la vera dieta mediterranea è quel regime alimentare che prevedeun consumo quotidiano di cereali (meglio se integrali), frutta e verdura (meglio se fresca e di stagione), noci e frutta a guscio, legumi e poche proteine di origine animale, con olio extravergine d'oliva come condimento di eccellenza.
Marta Albè
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Dieta mediterranea: sana e... afrodisiaca!
Tante teorie, molte diete, ma nessuna reale garanzia che quel che mettiamo sulle nostre tavole sia davvero salutare come viene descritto.
Anzi, sotto un'attenta analisi nutrizionale determinati cibi che consideriamo salutari, in realtà non lo sono.
Che fare dunque?
L'unica è documentarsi per sapere cosa effettivamente mangiamo.
OBESITY DAY “Tutti sanno cosa bisogna mangiare ma… è difficile metterlo in pratica” La maggioranza dei soggetti intervistati in occasione dell’Obesity Day risulta obesa anche se consapevole delle sane abitudini alimentari. Secondo il presidente della fondazione ADI Giuseppe Fatati «siamo in presenza di una vera e propria sindrome dell’imbuto: tutti sanno, ma pochi mettono in pratica»La maggioranza delle persone obese o in sovrappeso è già a conoscenza delle sane abitudini alimentari eppure non le attua. È questo uno dei più eclatanti ed allarmanti risultati emersi dall’indagine che ADI - Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica ha sviluppato nell’ultima edizione dell’OBESITY DAY, tenutasi come ogni anno il 10 ottobre. I questionari sono stati distribuiti dai medici negli oltre 200 centri di dietetica che hanno aderito all’iniziativa in tutta Italia. Sono stati intervistati 2.000 soggetti provenienti da tutta Italia. Di loro, il 37% è risultato obeso, il 32% sovrappeso, il 28% normopeso mentre il 3% sottopeso. Dalle risposte fornite sulle abitudini e sullo stile di vita alimentare emerge il dato nettamente discordante dal reale stato fisico rilevato nella maggioranza dei partecipanti. Più della metà delle persone intervistate ha, infatti, risposto correttamente alle domande presenti nei questionari: il 48%, ad esempio, risulta consapevole che la colazione non vada saltata; il 44% dichiara di mangiare molta frutta e verdura mentre l’82% consuma generalmente olio di oliva. A fronte di questo risultato ADI considera un fattore positivo l’elevato grado di adesione al questionario proprio da parte di persone obese o in sovrappeso; il dato evidenzia, infatti, che chi manifesta consapevolezza sul proprio problema è in grado di partecipare a situazioni di informazione e approfondimento. Allo stesso tempo è preoccupante notare che il grado di sensibilizzazione sulle regole della sana alimentazione sia così diffuso e così poco messo in pratica. I consigli dell'esperto. «Quanto emerge da questi importanti risultati pone l’attenzione su una visione del tutto superficiale di quello che caratterizza lo stilo di vita e le abitudini alimentari ‘sane’ - dichiara il Prof. Giuseppe Fatati, presidente della Fondazione ADI - È come se la maggioranza delle persone intervistate abbia compreso che l’alimento ha lo stesso valore di un farmaco, ma che si sia dimenticata di leggere il foglietto illustrativo con tutte le indicazioni e le controindicazioni del caso, evitando di dosare e ‘porzionare’ in maniera intelligente tutto ciò che ingerisce. Ciò dimostra come i principi della dieta mediterranea, di cui tutti parlano, siano stati percepiti, ma non messi in pratica. Possiamo dire di trovarci in presenza di una vera e propria sindrome dell’imbuto ovvero, in linea generale tutti hanno sentito parlare della dieta mediterranea, una discreta parte ha cercato di approfondirne gli aspetti, ma solo una minima parte li ha messi veramente in atto». ADI ricorda a questo proposito come lo stile di vita mediterraneo, patrimonio immateriale dell’umanità, debba essere preso in considerazione come esempio di contaminazione naturale e culturale, e come tale debba diventare più che un modello di riferimento un modo di vivere. La dieta mediterranea promuove, infatti, l’interazione sociale, la condivisione e l’equilibrio. «Per seguire una dieta mediterranea non basta semplicemente consumare alimenti come l’olio di oliva, la frutta o la verdura, ma bisogna tener conto delle porzioni, dei condimenti, delle tecniche di cucina e soprattutto cosa fondamentale del tempo. Prendersi il giusto tempo a tavola non significa, stare seduti più a lungo e quindi mangiare di più, ma assaporare e gustare i piatti con tutti e cinque i sensi e prestare attenzione a ciò che si consuma. La dieta mediterranea o meglio la via mediterranea a una salutare alimentazione è lastricata di alimenti sani tenuti insieme da comportamenti corretti e costanti nel tempo». (STEFANO SERMONTI)
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SCIENZA
Disidratazione. La sensazione di fame compulsiva potrebbe nascondere, in realtà, la richiesta dell'organismo di acqua o comunque liquidi.
Dormi male. Il poco sonno aumenta la grelina, un ormone che stimola l’appetito, perché l'organismo richiede più energia e non potendola recuperare con il sonno lo fa attraverso la fame.
Carboidrati. Gli zuccheri chiamano zuccheri, oltre a non dare un sufficiente senso di sazietà, carboidrati e zuccheri raffinati, creano anche dipendenza.
Stress. Adrenalina e cortisolo scatenano una maggior domanda di energia per affrontare lo stress sotto forma di fame.
Troppo alcool. Secondo uno studio, dopo aver bevuto alcolici le persone sono più spinte a ingerire cibi calorici.
Poche proteine. Gli alimenti che effettivamente danno un senso di sazietà sono le proteine, come carne, pesce e uova.
Salti i pasti. E' molto meglio non far trascorrere mai più di 4 ore tra un pasto e l'altro, includendo nella dieta anche spuntini a metà mattinata e a metà pomeriggio.
Pochi grassi. I grassi servono in ogni dieta, in limitate quantità, infatti, aiutano a dare un giusto senso di sazietà.
Troppe immagini di cibo. Anche i fattori psicologici scatenano la fame. Ad esempio, guardare in tv un programma culinario.
Farmaci. Gli antidepressivi e i corticosteroidi aumentano il senso di fame. Praticamente sempre.
Magari avete appena terminato di cuocere piano piano un sugo di pomodoro, che adesso è pronto per incoronare di rosso un bel piatto di maccheroni: lo sapete che formidabile «medicinale» avete preparato? Nel pomodoro crudo che mangiamo in insalata si trova una potentissima sostanza benefica, il licopene, che ci protegge dal cancro. Ma quando cuocete il pomodoro per fare il sugo di licopene se ne produce fino a cinque volte di più.
Come mai? David Heber, direttore del Centro per la nutrizione umana dell’Università della California (Presidente del Comitato Scientifico NAB Herbalife Int.) ha scoperto il perché: il calore della cottura, rompendo le pareti delle cellule del pomodoro, libera tutto il licopene che contengono e lo rende completamente assorbibile dall’apparato digerente, proteggendo tutto l’organismo dai rischi di tumore.
E come i pomodori sono protettivi i broccoli, le arance, la zucca, i cavoli, i fagiolini verdi, la carota, le verdure a foglia verde, i legumi, l’aglio, la cipolla, i piselli, i peperoni, le patate, i cetrioli, il prezzemolo, i finocchi, gli asparagi, i carciofi, i funghi, i ravanelli, le erbe aromatiche. E poi le fragole, le albicocche, i lamponi, l’uva, il melone, l’anguria, i mirtilli, le castagne. Ancora: il tè verde, lo yogurt, i crostacei, i molluschi, il pesce in generale, l’olio d’oliva.
Nel prezioso laboratorio della natura ce n’è per tutti i gusti, e adesso incominciamo a scoprire che ce n’è per tutti i Dna, la doppia elica che contiene le nostre informazioni genetiche.
La scienza sta studiando la dieta personalizzata
Sta nascendo una nuova scienza, la nutrigenomica: cerca di capire in che modo un alimento modifica il funzionamento dell’organismo a livello molecolare e punta a elaborare un’alimentazione che in un prossimo futuro terrà conto del profilo genetico di ogni individuo. Il vecchio adagio che «l’uomo è ciò che mangia» può avere ormai una controprova scientifica.
La nutrigenomica avrà un ruolo centrale e si è già data obiettivi che sono ambiziosi ma non impossibili: chiarire i meccanismi molecolari alla base degli effetti deicibi sulla salute; studiare l’impatto del genotipo sugli effetti dell’alimentazione, cioè comprendere come ciascuno reagisce ai cibi e come questi possano influenzare la comparsa di determinate malattie. Vorrà dire, per esempio, che per la signora Rossi la salsa di pomodoro sarà un alimento essenziale, e che per il signor Bianchi sarà invece raccomandabilissimo un grande consumo di agrumi.
Veronesi spiega anche perche’ la carne è cancerogena, clicca qua per leggere l’articolo.
Ma quali sono le sostanze che fanno bene contenute negli alimenti? Si chiamano composti fitochimici e non apportano calorie, ma sono, e lo dimostrano migliaia di studi scientifici, uno scudo protettivo nel nostro organismo mettendolo al riparo dal rischio cancro.
Perché, bisogna ricordarlo, soltanto il 4% dei tumori è causato da ciò che respiriamo (cioè dall’inquinamento atmosferico) e ben il 30% da ciò che mangiamo. Non solo. Questi micronutrienti ci proteggono anche da altri mali, come il diabete, le malattie cardiache, il processo degenerativo delle cellule che per esempio sfocia nell’Alzheimer.
I composti fitochimici sono classificati in grandi famiglie, a loro volta suddivise in classi e sottoclassi.
I polifenoli rallentano l’ossidazione cellulare
La più numerosa è la famiglia dei polifenoli, tra le cui classi la più diffusa è quella dei flavonoidi. Sarebbe troppo lungo addentrarsi in questo popolo di guerrieri benefici. Basti sapere che ciascuna di queste sostanze ha dimostrato la sua capacità di proteggerci.
Come? Principalmente stimolando nel nostro organismo reazioni biochimiche che hanno un grande potere antiossidante, in grado cioè di limitare o bloccare del tutto i radicali liberi, che nascono dal processo di ossidazione.
L’ossidazione all’interno delle nostre cellule è la stessa reazione chimica che fa scurire una mela tagliata o fa arrugginire un chiodo: ogni volta che respiriamo, l’ossigeno che mettiamo in circolo entra a far parte dei processi di ossidazione che si svolgono in tutte le cellule del nostro corpo. Da questa ossidazione (ma anche dal fumo, dall’inquinamento, dall’alcol in eccesso, dalle radiazioni) nascono pure i radicali liberi, molecole che perdono un elettrone e che così diventano «spaiate». Questi radicali liberi cercano di tornare in equilibrio «rubando» elettroni alle altre cellule, e possono danneggiarle, dando inizio a un tumore.
Ecco, gli antiossidanti combattono il rischio con un meccanismo semplicissimo: cedono ai radicali liberi l’elettrone che a loro manca, e quindi disinnescano la miccia. Per questo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha lanciato la formula five a day, cioè cinque porzioni di frutta, legumi e verdura al giorno, e per questo i nutrizionisti consigliano secondi piatti in cui a predominare siano verdura, uova, pesce e formaggi, mentre la carne rossa sia assente o presente in misura ridotta.
Un regime sano allontana anche altre malattie
È l’alimentazione che fa prevenzione, e non solo contro il cancro, ma in favore del buon funzionamento del cuore, del cervello e di tutti i nostri organi. Ci sono due meccanismi principali con cui un alimento naturale è in grado di rallentare il processo tumorale: uno è quello di inibire la crescita delle cellule cancerose; l’altro è quello di facilitare l’apoptosi, che s’innesca spontaneamente nel nostro organismo in presenza di cellule mutate.
Le crucifere, ovvero cavolfiore e broccolo, cavolo cappuccio, cavolo verza, per esempio, favoriscono l’eliminazione delle sostanze tossiche e sono ricche di due sostanze: il sulforafano, che è stato isolato per la prima volta nel 1959, e che insieme al caratteristico odore di cavolo, ha un grande potere protettivo nei confronti di tumori al colon, alla prostata, di leucemia e neuroblastoma; l’indolo 3 carbinolo, che ha dimostrato una efficace funzione contro il rischio di carcinoma alla mammella e più in generale alla crescita del tumore.
Poi c’è l’aglio, il condimento più diffuso del mondo e una delle erbe medicinali più antiche, che con la cipolla, il porro e lo scalogno stabilizzano il Dna delle cellule sane e svolgono un’azione preventiva molto efficace contro il tumore dell’esofago, dello stomaco, della prostata.
Mentre lamponi e fragole sono ricchi di acido ellagico, che impedisce alle cellule tumorali di creare vasi sanguigni da cui nutrirsi. L’elenco è lungo ma incompleto perché la nutrigenomica è soltanto ai primi passi: quasi ogni giorno da qualche laboratorio di ricerca arriva la notizia di un nuovo composto fitochimico di cui si scopre quanto e come faccia bene.
(Umberto Veronesi)
Fonte Tio.ch Maggio 2016
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AGOSTO 11TH, 2015 LA VERITÀ A PORTATA DI CLICK! ALIMENTAZIONE, SALUTE0 COMMENTS
Umberto Veronesi continua la sua lotta contro le diete ricche di carne e spiega perchè esiste ancora troppa disinformazione sulla questione.
Umberto Veronesi non ci sta, e continua la sua propaganda contro il consumo di carne.
Dopo diversi studi si sente sicuro nel poter affermare che chi si alimenta di prodotti animali si espone ad un rischio maggiore di contrarre diversi tipi di patologie.
I carnivori corrono un rischio maggiore di tumore, sia al seno, che al colon, che ai polmoni e via dicendo.
Inoltre Veronesi sostiene che mangiare carne induce ad un maggior rischio di malattie metaboliche e disturbi cardiovascolari, collegati a valori errati del colesterolo, diabete e anche obesità.
Ma perchè quindi esiste ancora tanta disinformazione e questi problemi non vengono mai affrontati a livello mediatico?!?
Veronesi risponde:
“Le riviste medico scientifiche più accreditate sono sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche e pubblicano solo ciò che è consentito loro di pubblicare o ciò che è imposto loro dalle suddette multinazionali. Molti medici e ricercatori sono coscienti degli effetti dannosi del consumo della carne, ma hanno le mani legate. Io che sono uno scienziato di fama internazionale posso prendermi il lusso di fare queste dichiarazioni, se lo facessero loro molto probabilmente non lavorerebbero più.
L’industria alimentare e le multinazionali farmaceutiche viaggiano di pari passo, l’una ha bisogno dell’altro e queste due entità insieme generano introiti circa venti volte superiori a tutte le industrie petrolifere del globo messe insieme, potete dunque capire che gli interessi economici sono alla base di questa disinformazione. Ogni malato di cancro negli Stati Uniti fa guadagnare circa 250.000 dollari a suddette multinazionali, capirete che questa disinformazione è voluta ed è volta a farvi ammalare per poi curarvi.”
Parole molto forti, sulle quali riflettere.
Fonte: http://www.robadadonne.it/40146/umberto-veronesi-vi-svelo-perche-nessuno-vi-dice-che-la-carne-e-cancerogena/
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Calcio.... del cavolo!
Uno degli alimenti più buoni e completi che madre natura abbia mai creato: il cavolo. Un ortaggio spesso sottovalutato, ma che se cucinato da una persona esperta ha un sapore squisito oltre ad avere una quantità di benefici per il nostro organismo senza pari. In primis, il cavolo ha proprietà anti-infiammatorie: tali infiammazioni causano, a lungo andare, patologie come artrite, malattie cardiologiche e autoimmuni, oltre ad alleviare i dolori più comuni.
Inoltre, aspetto che in molti ignorano, il cavolo ha un quantitativo di ferro per calorie più alto della carne stessa: a parità di calorie, un cavolo contiene più ferro di una bistecca. E questo vale anche per il calcio, un cavolo ha più calcio per caloria del latte stesso.
Senza considerare i grandi quantitativi di vitamina C e di fibre, alimento che solitamente tendiamo a sottovalutare, quando invece ne avremmo bisogno per non andare incontro a problemi digestivi e cardiaci, o a patologie più gravi come un tumore. Una normale razione quotidiana di cavolo assicurerebbe al nostro organismo circa il 5% del fabbisogno giornaliero.
La stagione calda ormai è alla porta, le giornate si allungano e il sole torna a splendere: e questo è statisticamente il momento dell'anno in cui tantissime persone decidono di cominciare una dieta dimagrante per affrontare al meglio la fatidica prova costume.
Negli ultimi anni sempre più persone scelgono di adottare una dieta basata solo ed esclusivamente sulla frutta, eppure gli ultimissimi studi stanno avanzando seri dubbi sulla reale efficacia di questo particolare tipo di dieta. Il problema, secondo gli esperti, è che la frutta, essendo ricca di zuccheri, non sarebbe un alimento propriamente adatto al dimagrimento: è solo l'abitudine di sostituire un pasto a un frutto che fa perdere peso.
Le ultime ricerche non demonizzano completamente la frutta nell'uso delle diete, ma tendono a non fare di tutta la frutta un fascio: è bene suddividere la frutta in base alla carica glicemica e non al loro apporto calorico: mele, pere, albicocche e pesche, ad esempio, seppur indicate in tantissime diete non sarebbero così efficaci a causa del loro alto contenuto di zuccheri. Il consiglio è quello di non stilare diete fai-da-te ma affidarsi sempre ad un esperto che sappia trovare il giusto equilibrio tra vitamine, proteine, fibre e zuccheri.
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